Empoli e l’Arno: dalle origini al 1333
di Salvina Pizzuoli
C’è una storia geografica che ogni fiume porta con sé, una storia che corre parallela e si intreccia con quella delle popolazioni che si sono stanziate sulle sue sponde e nella valle utilizzando il suo corso per le opportunità che offre: la viabilità naturale, la notevole fonte di approvvigionamento idrico, senza dimenticare la capacità, forse troppo abusata nei secoli, di ripulire dai rifiuti indesiderati.
L’impronta che il suo corso lascia nel territorio è caratterizzata da una striscia più o meno larga, più o meno incisa, a volte serpentiforme, comunque mai uniforme, dai monti al piano e poi fino al mare che pervade con il suo delta o accoglie nel suo estuario, segnata nel tempo da molte trasformazioni naturali e dalla storia delle popolazioni che hanno interferito con la sua geografia.
Nel paesaggio naturale del Valdarno inferiore la valle si configura con caratteristiche diverse: a nord terreni pianeggianti, anticamente ricoperti da paludi successivamente bonificate, a sud colline incise da valli di corsi fluviali minori, tributari dell’Arno. La piana oltre che fertile è sempre stata anche un comodo luogo di transito favorito dalla natura del terreno privo di rilievi, valloni e strapiombi tanto che nel medioevo turriti castelli, torri, mura sostituivano le carenze dell’ambiente in fatto di protezione mentre la presenza del fiume si ravvisava nelle antiche attività umane a esso connesse: la conciatura delle pelli e la lavorazione dell’argilla.
