Le divinità etrusche

Livio definiva il popolo di Veio di gran lunga il più religioso  eo magis dedita religionibus, quod excelleret arte colendi eas (Ab Urbe condita, V, 1). Gli Etruschi furono sicuramente tra i popoli italici i primi a costruire un’immagine antropomorfa degli dei, probabilmente influenzati dai contatti con il mondo greco.

Il fegato di Piacenza

Il loro Pantheon era presente nel cielo, nel mare, nella terra e sottoterra come risulta nel fegato di Piacenza, dove sono iscritte le divinità entro sedici caselle; gli Etruschi suddividevano il cielo in sedici regioni dentro le quali abitavano gruppi di divinità.

Alle origini del politeismo proprio della religione etrusca vi è senz’altro una concezione naturalistica, prettamente legata alla terra e ai fenomeni naturali.

A esempio è assai frequente il culto dei boschi che venivano consacrati con speciali riti come il Lucus Feroniae, il bosco sacro situato lungo la pianura del Tevere dedicato alla dea Feronia frequentato da Etruschi e popolazioni italiche.

Le principali divinità degli Etruschi erano Tinia, Uni e Menrva.

Tinia
Iuno (Museo archeologico di Firenze)

Venivano poi venerati molti dèi terrestri ed inferi con nomi che in parte riportano quelli greci e latini, anche con le loro peculiarità. Ad esempio Tinia, la divinità più importante ritenuto il protettore della dodecapoli etrusca – Arezzo, Caere (Cerveteri), Chiusi, Orvieto, Populonia,  Roselle, Tarquinia, Veio, Vetulonia, Vipsl (Fiesole), Volterra, Vulci – aveva il potere di lanciare fulmini ma a differenza di Zeus e di Jupiter raccoglieva in sé anche alcuni aspetti ctoni. Spesso veniva raffigurato con la barba e, nelle scene mitologiche del tardo periodo, anche in aspetto giovanile.

Cicerone riporta che il culto era organizzato in tre libri: i Libri haruspicini, i Libri fulgurales, i Libri rituales.  I Libri fulgurales trattano in particolare la divisione del cielo per la divinazione e la classificazione dei tipi di fulmini.

Comunque le divinità dell’antica Roma, della Grecia e dell’Etruria avevano stretti rapporti fra di loro così come i miti greci, assai conosciuti tra le popolazioni italiche.

Le divinità maggiori:

Greco                       Etrusco                  Latino

Zeus                        Tinia                     Jupiter (Glove)

Hera                        Uni                       Juno (Giunone)

Apollon                   Aplu                     Apollo

Athena                     Menrva                Minerva

Artemis                   Artumes               Diana (Artemide)

Aphrodite               Turan                    Venus (Venere o Afrodite)

Poseidon                 Nethuns                Neptun (Nettuno)

Ares                          Laran                     Mars (Marte)

Hephaistos              Sethlans                 Vulcans (Vulcano)

Dionysos                  Fufluns                 Bacchus (Bacco o Dioniso)

A questi si accompagnavano divinità minori, marine ed agrarie dai nomi prettamente Etruschi: Culsu, Nettle, Phersipnai, Thesan, Turns, Velchans, Vanth e tanti altri.

Vanth (Tarquinia)

Epicentro della religiosità etrusca era il Fanum Voltumnae conosciuto dalle fonti antiche, ma di incerta identificazione. Il santuario era dedicato al dio Voltumna (dal quale derivava la divinità romana Vertumno), forse un aspetto del dio Tinia.

Ogni anno a primavera vi si riunivano i capi della Lega che raccoglieva le dodici città etrusche, delle quali la più antica e importante era Tarquinia (fondata da Tarconte). Vi si eleggeva il capo supremo della Federazione Etrusca, vi si celebravano riti religiosi.

Fufluns (Tarquinia)

Nel 403 a.C. Veio, potente città, assediata da Roma, chiede aiuto senza ottenerlo alle altre città etrusche, che unite forse avrebbero potuto aver ragione sul nemico comune. Ma Veio venne completamente rasa al suolo. Una delle motivazioni che vengono narrate è che i popoli etruschi, riuniti in assemblea, rifiutarono di scendere in campo contro Roma, perchè il Re di Veio aveva osato interrompere i sacri giochi del Fanum Voltumnae. Un sacrilegio che decretò la fine della città.

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