Siamo lungo la costa maremmana tra Alberese e Ansedonia: una lunga fila di torri corre sulle colline prospicienti la lunga e bassa costa. Torri dalle caratteristiche medioevali come struttura e fattura. Lo stato di conservazione non è dei migliori, ma resistono e punteggiano come sentinelle il litorale.

La torre di Cala di Forno
La torre di Cala di Forno

Il loro nomi si susseguono, da Torre Trappola, Torre di Castel Marino, di Collelungo, di San Rabano, di Cala di Forno, della bella Marsilia, fino a torre Bassa e di Cannelle. Per chi ha visitato il Parco della Maremma, più conosciuto come Parco dell’Uccellina dai monti che corrono a ridosso del litorale, sono nomi già sentiti.

È proprio su una di queste, la migliore come stato di conservazione, che fermiamo il nostro interesse: la Torre della bella Marsilia.

La torre della bella Marsilia
La torre della bella Marsilia

Storia o leggenda?

Si racconta che nel lontano 1543 un’invasione di pirati turchi, capitanati da un certo “Barbarossa” fossero sbarcati in Maremma. Il fatto, non improbabile storicamente, è alla base della leggenda. Il territorio era stato precedentemente dominato dalla famiglia degli Aldobrandeschi che cedettero la proprietà intorno alla metà del 1300 ai Marsili una famiglia senese che lo tennero a lungo anche quando fu incorporato nel Granducato di Toscana al confine  del cosiddetto Stato dei Presidi, un breve corridoio attraverso il quale la casa regnante spagnola poteva raggiungere i propri possedimenti oltralpe. Il toponimo si lega al nome di un’appartenente la famiglia, la bella Marsilia, una giovanetta di circa sedici anni di una bellezza sfolgorante per il colore fulvo dei suoi capelli e per gli occhi color del mare, mentre precedentemente era chiamata Torre di Collecchio. Le versioni, come spesso capita nelle leggende, sono diverse, ma ciò non toglie che la base storica sia comune a tutte.

La bella Margherita di Nanni Marsili, detta anche la Rossa, rapita e trasferita a Costantinopoli divenne la preferita del Serraglio del Gran Signore Solimano cui dette anche un discendente: bellezza mezza dote, recita un vecchio adagio, ma per la bella Marsilia fu una dote per intero. Oggi possiamo ammirare la torre massiccia e squadrata con la base detta a scarpa in quanto si allarga rispetto alla struttura complessiva, interamente rivestita in pietra con feritoie e un’apertura in alto che presuppone l’esistenza di scale esterne per l’accesso, ma munite da ponteggi a sua difesa.

Leggi anche La leggenda di Margherita Marsili

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