di Luisa Di Tolla

Introduzione

L’araldica, ovvero la disciplina che stabilisce con regola le forme e le figure degli stemmi, trae la sua origine dagli “araldi” che, come si sa, erano figure tipiche dell’ordinamento cavalleresco all’epoca delle crociate.

Araldica negli scudi di cavalieri medievali
Araldica negli scudi di cavalieri medievali

Avevano vari compiti fra i quali quello di giudice d’arme, nei tornei fra cavalieri. Per garantire l’ordinato svolgimento delle gare annotavano su appositi rotoli o registri le norme, lo stemma e le insegne di ogni singolo cavaliere partecipante al torneo.

Alla nascita delle prime realtà comunali (sec. XII-XIV) risale la consuetudine di assumere stemmi dopo il conseguimento di una certa autonomia, che significava per i comuni anche la definizione d’una personalità giuridica.  Infatti se si esaminano stemmi e sigilli civici di quei secoli, con mura merlate e turrite, si dovrà constatare che si tratta in generale di simboli dell’autonomia conseguita dopo la pace di Costanza dell’anno 1183, che mise fine alle guerre tra il Barbarossa e i comuni italiani.
Gli stemmi delle città costituiscono, senza che occorra l’ausilio della scrittura, la storia di una città, la sua tradizione urbana, in definitiva quindi una sorta di “manifesto” in cui la cittadinanza si riconosceva e che rifletteva determinate situazioni politiche.

Stemmi di città
Stemmi di città

Così l’araldica rappresentò un chiaro ed efficace linguaggio espressivo, in tempi in cui l’immagine aveva grande valore e proclamava l’intento di trasmettere il patrimonio ideale di memoria storica della città alle future generazioni.

Costruzione dello stemma e terminologia

Dell’arme o dello stemma – Il Ginanni (Marc’Antonio Ginanni, L’arte del blasone dichiarato per alfabeto, Venezia, 1756) definisce l’arme come <contrassegni d’onore, composte di smalti fissi e con figure, che servono a far conoscere la vera nobiltà>.
Il nome “arme” ebbe origine dalle armature su cui anticamente si raffiguravano questi emblemi gentilizi. È opinione diffusa, come si è detto, che esse presero l’idea dagli antichi emblemi personali e cominciarono a prodursi nei tornei, ebbero maggiore sviluppo nelle crociate, per perfezionarsi per opera degli araldi, che stabilirono regole a partire dal XIV sec.

Dello scudo e sue varietà

– Lo scudo è il campo sul quale si posano le partizioni e le figure delle armi.

Forme dello scudo
Forme dello scudo

La forma dello scudo cambia secondo le diverse epoche nelle quali fu usato: nei secoli XII- XIV era triangolare; nel XV semirotondo; nel XVI sannitico, ovvero con gli angli inferiori arrotondati e in fondo una punta.
Lo scudo ha quattro lati, detti “capo” in alto, “punta” in basso, “fianco destro” e “fianco sinistro”.

Partizioni dello scudo
Partizioni dello scudo

Le partizioni dell’arma

– Si dicono partizioni le divisioni dello scudo mediante una o più linee verticali, orizzontali o diagonali.
Partito è lo scudo diviso in due parti uguali da una linea longitudinale;
spaccato o troncato diviso in due da una linea orizzontale;
trinciato diviso da una linea diagonale;
tagliato diviso da una linea da sinistra a destra in diagonale;
interzato diviso in tre campi uguali;
inquartato diviso in quattro campi uguali.

Le figure araldiche. Pezze onorevoli e figure ordinarie
Le principali sono:
il capo che occupa la parte superiore dello scudo;
la fascia occupa orizzontalmente il terzo;
la banda dall’angolo superiore destro all’inferiore sinistra;
la bordura è la pezza che circonda tutto lo scudo.

Il leone simbolo tra i più frequenti
Il leone simbolo tra i più frequenti

Le figure ordinarie sono tutti quei corpi che possono caricare uno scudo:
naturali come animali, fiori, alberi;
artificiali, ovvero relativi all’attività umana come armi, torri, utensili;
fantastici come draghi, liocorni, aquile bicipiti.

Regole per blasonare

– Secondo il Ginanni, <blasonare significa spiegare in termini propri, secondo l’arte araldica, le figure dell’arme>.
Blasonare significa perciò descrivere l’arme, lo scudo, le figure nelle loro posizioni, nel loro numero, con i loro attributi.
S’incomincia con indicare il campo dello scudo, quindi si passa alle figure, cominciando dalla parte superiore.

Analizziamo quindi alcuni stemmi di comuni toscani.
Cominciamo con gli stemmi più semplici, quelli del comune di Fiesole e di Prato.

Stemma di Fiesole
Stemma di Fiesole
Stemma di Prato
Stemma di Prato

La blasonatura sarà la seguente:
<D’argento al crescente d’azzurro, sormontato da una stella di otto raggi di rosso>. L’arma della città di Fiesole si rileva dal Tomo 2 del “Libro d’oro dei nobili di Fiesole”, conservato presso l’archivio di Stato di Firenze. La luna indicante la forma dei due colli su cui sorge Fiesole è raffigurata sulle vecchie lanterne esistenti nel Museo civico. Questo stemma si vede ancora sulla facciata del Palazzo Pretorio.

Per Prato avremo:
<Di rosso seminato di gigli d’oro al capo d’Angiò d’azzurro a tre gigli d’oro fra i denti d’un rastrello rosso>. Lo stemma si vede in un’antica statua che si conserva a Palazzo Pretorio, nella cancellata di bronzo della Cappella del Sacro Cingolo nella Cattedrale, nel fregio dobbiamo della Chiesa di S. Maria delle Carceri, nell’architrave di una porta del Palazzo comunale.

Passando a stemmi più complessi, consideriamo invece San Gimignano ed Empoli.
Cominciamo da San Gimignano.
<Troncato, di rosso e di oro, al leone d’argento rampante, tenente con la branca anteriore destra uno scudetto d’azzurro, con tre gigli d’oro>. Il comune di S. Gimignano è in possesso dello stemma da tempi antichissimi, ovvero dall’epoca di Carlo Magno, come attesta il Coppi nei suoi “Annali”.

Stemma di Empoli
Stemma di Empoli
Stemma di San Gimignano
Stemma di San Gimignano

Per Empoli invece avremo:
<Troncato partito, nel 1° di azzurro alla facciata dell’antica Pieve di Empoli (per Empoli); nel 2° di azzurro alla pianta di vite pampinosa, al naturale, fruttata di tre, nodrita su un monte all’italiana di sei cime d’argento (per Monterappoli); nel 3° di azzurro , al ponte di mattoni a due archi, sotto il quale scorre un fiume, e posto sopra una campagna di verde, sovrastante; un castello con torre merlata, il tutto al naturale; il ponte sormontato a destra da un S. Michele Arcangelo, volante da destra verso sinistra (per Contiene)>. Empoli, Monterappoli e Contiene, che già si erano consociati in una storica Lega, furono riuniti da Pietro Leopoldo con rescritto del 24 Maggio 1774 in un solo comune.

Altri articoli della stessa autrice: in Storia e microstoria