Visto l’interesse suscitato nei nostri lettori riproponiamo l’articolo e l’interessante video

che ricostruisce virtualmente angoli della città sovrapponendo ai documenti fotografici di oggi le immagini della Firenze dei dipinti di Fabio Borbottoni.
Antiche località dai toponimi riconoscibili o sconosciuti:
Taberna Frigida (Massa), Pisis (Pisa), Vadis Volateris (Vada), Florentia Tuscorum (Firenze) Senis (Siena), Adretio (Arezzo) …
a cura della Redazione
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Tra le carte geografiche dell’antichità che rispettavano le basi teoriche sulla forma, le dimensioni e la distribuzione delle terre e delle acque operata dai Greci, merita una particolare menzione la famosa Tabula Peutingeriana (prende il nome da Konrad Peutinger, un antiquario di Augusta che … continua a leggere
Visto l’interesse suscitato nei lettori dall’animazione della Pianta della Catena che raffigura Firenze e la vita quotidiana nel XV secolo riproponiamo il link al filmato in 3D
e all’articolo in cui era inserita La Pianta
Firenze nelle opere pittoriche degli autori di tutti i tempi (XIV-XV secolo)
Castiglione della Pescaia, Diaccia Botrona, Casa Rossa Ximenes, Ponti della Badia, Isola Clodia
di Salvina Pizzuoli
Siamo in Maremma, quella della costa che oggi identifichiamo con belle spiagge, litorale da bandiere blu, mare incontaminato, pineta, pesce fresco e vacanze. Chi potrebbe oggi immaginare che Castiglione della Pescaia con la sua suggestiva struttura di borgo medioevale, arroccato sul mare e circondato da mura e torri sorgesse in tempi lontani su un lago poi colmato dai detriti trasportati dai fiumi e dalle bonifiche? Eppure è già il suo nome che ci racconta parte di quella storia. Chi crede innata la vocazione di essere proteso verso il mare, sbaglia, la vera “peschiera” di Castiglione era legata all’antico lago. …continua
Discover Tuscany – Micro history of Tuscany
a cura della Redazione
Caratteristica del pane toscano siglato DOP è di essere senza sale, con crosta croccante, mollica morbida ma consistente, costituito di tre soli ingredienti: lievito madre o pasta acida, acqua, farina di grano tenero tipo 0 contenente il germe di grano, .
Attestazioni storiche di un uso antico del pane “sciocco”, cioè senza sale, risalgono al Cinquecento mentre dal Settecento risulta documentato l’uso del lievito naturale detto in Toscana “formento” costituito da pasta inacidita conservata nella madia insieme alla farina. Meno storici, ma tramandati, sono i richiami al mancato uso del sale legati alla guerra tra Firenze e Pisa ( XII secolo) che avrebbe impedito l’arrivo del prezioso elemento nell’entroterra o l’alto costo del medesimo perché gravato di gabelle doganali. Di certo c’è che il pane sciocco si sposa bene con i sapori forti del companatico toscano e si presta alla creazione di piatti legati alla tradizione e che hanno nel pane l’ingrediente fondamentale.
Come non ricordare il simpatico motivetto intitolato Viva la pappa con il pomodoro che la Pavone cantava nello sceneggiato del 1964 con le musiche di Nino Rota e la regia di Lina Wertmuller, …continua
Microstoria in cucina: osterie, strade, mangiari a Firenze nel XV secolo Prima parte
Microstoria in cucina: osterie, strade, antichi mangiari a Firenze nel XV secolo – Seconda parte
Microstoria in cucina: l’acqua cotta e la Maremma toscana
Microstoria in cucina: la farina neccia e la toscana dell’Appennino
La valle dell’Arno: tra storia e geografia
Dalle origini al 1333 di Salvina Pizzuoli
Molte delle antiche civiltà sono nate lungo un corso d’acqua, invogliate all’insediamento proprio dalla presenza di un fiume, ma con il quale hanno dovuto rapportarsi, costruendo la loro storia in sintonia con i suoi elementi.
A volte il fiume ha unito le popolazioni, a volte le ha divise; altre volte il fiume ha elargito prosperità per poi riprendersela, affogandola nella forza del suo impeto. In ogni caso esso ha sempre costituito un fattore determinante nella vita associata che si è sviluppata lungo il suo corso, influenzandone ogni aspetto del vivere nelle attività che al fiume sono connesse, nei legami con il territorio, nel rispetto che si stabilisce tra l’elemento naturale e le società che con esso convivono. …continua
a cura della Redazione
Tante le osterie presenti a Firenze nel periodo tra il XV e il XVI secolo: abbiamo scelto le più rinomate o quelle con particolarità per i piatti o per la frequentazione. A differenza infatti dei periodi successivi, e più precisamente dai primi anni del Settecento in poi, le osterie vennero a perdere il loro ruolo di luoghi di ritrovo per i ceti elevati, artisti, conversazioni o burle alla toscana e lo acquisirono via via i Caffè.
Tra le più frequentate del periodo in questione non possiamo dimenticare la Malvasia o Malvagìa dal vino apprezzato e gradito che vi si mesceva. Si trovava in prossimità dell’arco dei Pecori (oggi inesistente perchè distrutto).
Il vino era ricavato da uve originarie dell’isola di Candia tanto che Candiotto era il nome di un’altra osteria dove si serviva lo stesso tipo di vino, citata nel Simposio o I beoni di Lorenzo il Magnifico (attribuito).
Più famosa era l’osteria Vinegia, chiusa nel XVII secolo, rinomata per gli ottimi vini come il suo nome ricordava. Non dimentichiamo infatti che ai traffici nel Mediterraneo della Repubblica di Venezia si deve l’importazione di vari vitigni: si trovava in via Vinegia, strada cui lasciò in ricordo il nome, situata tra via dei Leoni e via dei Rustici. Ripercorrendo la storia di queste antiche osterie è capitato più volte di scoprire che la loro esistenza era tanto ridondante da dare o lasciare, come in questo caso, in eredità il toponimo legato al loro nome, come la già citata osteria il Buco nel chiasso omonimo. …continua
nel racconto di Francesco Guccini
a cura della Redazione
La parola neccio, se la cerchiamo sul dizionario etimologico, ha un etimo incerto. Il vocabolario propone una derivazione dal latino da castanea o da castaneccio e aggiunge: è una farina di castagne con la quale si ricava una schiacciata detta neccia, uno dei cibi più antichi del mondo contadino. Questa definizione, per quanto non chiarificatrice al massimo, ci porta comunque in quel mondo dell’Appennino toscano dove il castagno ha da sempre rappresentato una risorsa fondamentale e spesso l’unica disponibile.
Un mondo che un figlio dell’appennino tosco emiliano ci ha più volte raccontato nelle sue canzoni e nei suoi romanzi: Francesco Guccini, modenese di nascita, trascorre la sua infanzia a Pavana dai nonni materni. Ha cantato questa terra in Addio con le parole di chi offre omaggio a un mondo povero e saggio:
“Io, figlio d’una casalinga e di un impiegato,
cresciuto fra i saggi ignoranti di montagna
che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia,
io, tirato su a castagne e ad erba spagna”
In occasione del 750° anniversario della nascita di Dante “tuttatoscana”
pubblicherà periodicamente nel corso dell’anno brani commentati tratti dalla Divina Commedia riguardanti la città di Firenze e i suoi abitanti.
«O sanguis meus, o superinfusa
gratïa Deï, sicut tibi cui
bis unquam celi ianüa reclusa?».
Con queste solenni parole il trisavolo… …continua