di Giovanni Caselli

Quasi svanita l’autorità politica dei vescovi, gli aretini cambiarono modo di governo. Il supremo potere era esercitato da un’assemblea generale di tutti i cittadini, una specie di parlamento cui partecipavano le famiglie residenti da lungo tempo in città e che doveva discutere e decidere intorno ai bisogni e necessità di maggiore entità. Ciò non riuscì ad eliminare le discordie dovute ai vari orientamenti politici. Gli aretini si schierarono in due fazioni: ghibellini e Tarlati da una parte, guelfi dall’altra.
Alla rinnovata importanza politica si accompagnò una fioritura culturale: la città si dotò di una università , lo Studium, già attiva nel 1215 i cui ordinamenti risalgono al 1252 brillarono i primi ingegni della nuova poesia lirica italiana Guittone d’Arezzo e Cenne de la Chitarra; della scienza con quel Ristoro che nel 1282 scrisse la prima opera scientifica in volgare; della composizione del mondo; e della pittura, con Margaritone d’Arezzo, poi affiancato da maestri fiorentini e senesi quali Cimabue e Pietro Lorenzetti. … continua a leggere Arezzo dal libero comune alla dominazione dei Medici