
Famosa per la Certosa, Calci sorge nella valle del torrente Zambra già chiamata “Valgraziosa”. Come scriveva il Repetti nel suo “Dizionario” il paese è formato da più borgate sparse a destra e a sinistra del torrente il quale solca la vallecola di Calci ad angolo retto con il fiume Arno, il cui centro era costituito dalla pieve dei santi Giovanni ed Ermolao e aggiungeva che la ricchezza de’ Calcisani consiste nella copiosissima quantità degli ulivi che coprono per ogni dove la valle dello Zambra.
Siamo in una valle ricca di storia e di monumenti che testimoniano quanto questo territorio alle pendici del Monte Pisano fosse nell’antichità attraversato e percorso e scelto come insediamento da parte dei vari popoli che vi si sono succeduti. La presenza di molte pievi inoltre ne suffraga il ruolo di luogo di grande transito fin dall’età romana come la via Pisana di quel periodo sottolinea.

La pieve, eretta tra l’XI e il XII secolo, colpisce il visitatore per la sua facciata dicroma con archetti ciechi e lesene, per la poderosa torre campanaria e per il grande fonte battesimale. All’interno le tre navate sono separate da colonne di granito ornate da capitelli diversi alcuni di reimpiego e risalenti all’epoca romana, ma anche bizantini e romanici.


Il grande fonte battesimale, entrando sulla sinistra, ha una struttura a vasca con quattro bacini ed è decorata a rilievo con raffigurazioni del battesimo di Cristo. Cinque nicchie raffigurano Cristo, San Giovanni Battista, due angeli e la Vergine Maria. Il fiume Giordano è rappresentato in forma di uomo che versa l’acqua ai piedi del Salvatore, al centro della raffigurazione.

Il massiccio campanile di pietra e laterizi conserva nella sua struttura vestigia a testimonianza del lontano passato: in alto a destra si distingue benissimo, anche da parte di chi guarda dal basso della piazzetta, per contrasto con il rosso dei mattoni, una testa bianca di marmo, presumibilmente di una statua di età romana che potrebbe raffigurare Giove.

Anche a Firenze la bianca testa di una statua romana sporge in alto sui muri della chiesa di Santa Maria Maggiore a testimonianza di un uso diffuso del reimpiego che nella pieve di Calci si ripropone nell’abside dove rivivono inseriti nella sua massa di pietra, simboli e decorazioni, testimonianze mute di un’arte antica che, anche se sopravvissuta in altre forme e con utilizzi diversi, è arrivata fino a noi.





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