Una visita guidata

a cura della Redazione

La Riserva Naturale Statale delle  Saline di Tarquinia occupa un’area di circa 150 ettari: la sua forma ricorda un triangolo rettangolo la cui ipotenusa corre lungo il litorale tarquiniense; più della metà della sua estensione è occupata da vasche comunicanti tra loro di acque basse salate separate da terrapieni di terra, pietre  e legno. La sua è una storia recente ma estremamente interessante. Nasce infatti nel 1980 per decreto del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste per le sue caratteristiche ambientali adatte alla sosta e alla nidificazione di uccelli migratori. In un primo periodo fu duplice la sua attività: vi si produceva il sale in estate, fino al 1997, e fungeva da area di sosta e svernamento degli uccelli nel restante periodo dell’anno sostituendo egregiamente l’habitat andato distrutto dal fenomeno di urbanizzazione del litorale laziale che aveva ridotto così le possibilità di rifugio per i migratori.

La Raffigurazione delle saline nell’anno 1815  (Foto dall’originale cartaceo nell’Archivio di Stato di Roma) da cui risulta la forma triangolare, l’ipotenusa rappresentata dal litorale e i due cateti dal canale circondario

Oggi l’area è gestita completamente dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità.

Una storia antica quella delle saline di Tarquinia.

Già dal periodo villanoviano, la fase più antica della civiltà etrusca, l’area era stata utilizzata per  l’estrazione del sale conoscendo successivamente intensi scambi commerciali con le popolazioni mediterranee, soprattutto con lo sviluppo del limitrofo porticciolo Clementino presso la colonia di Gravisca. Abbandonata in età medievale riprese la produzione sotto lo Stato Pontificio nei primi decenni dell’Ottocento, funzionando come colonia penale anche successivamente e  cessando completamente la sua attività nel 1997.

Intorno alla fine dell’Ottocento accanto alle saline si era sviluppato un  borgo che ospitava oltre un centinaio di civili lavoratori forzati, tra i 200 e i 400 elementi, con la presenza di una scuola, diurna per i ragazzi e serale per gli adulti. Nel Borgo sono ancora presenti alcuni vecchi edifici uno dei quali oggi è sede della Caserma. La vista dalle saline mostra l’antico stabilimento

Oggi la Riserva ospita habitat particolari a protezione della biodiversità: ambienti naturali come le lagune costiere, varie vegetazioni come ad esempio la Salicornia specie tipica e rappresentativa, l’avifauna che vi nidifica e che vi sverna, specie animali tra le quali il fenicottero rosa, la garzetta e il cavaliere d’Italia, ma anche rettili, pesci nonché piante tipiche degli ambienti salini e una prateria di posidonia. Opere di protezione e rinfoltimento vengono svolte anche per la vegetazione spontanea come la fillirea, il mirto o il corbezzolo e per le aree stagnanti, tra i vari compiti, anche quello fondamentale di educazione ambientale.

Questa breve introduzione ha lo scopo di presentare l’ambiente che la nostra guida, l’Appuntato Scelto Q.S. Alfredo Cea, ci ha mostrato e fatto conoscere con le sue spiegazioni e indicazioni, arricchendole anche di curiosità e notizie storico naturalistiche; si è soffermato ad illustrare le caratteristiche di alcune delle varie specie di fauna che abbiamo incontrato ma anche della  flora particolare che occupa il territorio come ad esempio la  Dunaliella salina, un’alga che insieme ad altri vegetali e alle foglie secche di posidonia oceanica qui spiaggiata e trasportata dal vento, contribuiscono all’alimentazione di decine di specie animali o l’Artemisia salina, un piccolo crostaceo di cui si nutre in particolare il fenicottero rosa.

Noi documenteremo il percorso della visita con le molte immagini che abbiamo raccolto in modo da dare attraverso le didascalie una migliore illustrazione di questo paesaggio particolare.

Cliccare sulle immagini per ingrandire le vasche

La Salicornia, specie tipica e rappresentativa

Un fenicottero rosa. Una curiosità: la sua colorazione è dovuta all’Artemisia salina, mollusco di cui si ciba, colorito destinato ad aumentare con l’età a seguito del progressivo deposito di pigmenti derivati
dal carotene contenuto nell’invertebrato

Artemisia salina

La lieve colorazione rosa assunta dalle acque salate di questa vasca è dovuta alla Dunaliella salina, un’alga verde presente nelle vasche che raggiunge il massimo sviluppo nel periodo tardo primaverile determinando una tipica colorazione rosata delle acque e in estate più accesa dovuta alla maggiore concentrazione salina
Un cigno di cui abbiamo sentito il grido: stupisce in un animale così elegante e leggiadro il grido forte, gutturale, breve, indice più di possanza che di leggerezza

Il paesaggio delle saline che può essere ammirato cliccando sulle foto e ingrandendole

E per concludere il volo di una coppia di fenicotteri rosa

e qui un particolare della sequenza ingrandito

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