Una visita guidata

a cura della Redazione
La Riserva Naturale Statale delle Saline di Tarquinia occupa un’area di circa 150 ettari: la sua forma ricorda un triangolo rettangolo la cui ipotenusa corre lungo il litorale tarquiniense; più della metà della sua estensione è occupata da vasche comunicanti tra loro di acque basse salate separate da terrapieni di terra, pietre e legno. La sua è una storia recente ma estremamente interessante. Nasce infatti nel 1980 per decreto del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste per le sue caratteristiche ambientali adatte alla sosta e alla nidificazione di uccelli migratori. In un primo periodo fu duplice la sua attività: vi si produceva il sale in estate, fino al 1997, e fungeva da area di sosta e svernamento degli uccelli nel restante periodo dell’anno sostituendo egregiamente l’habitat andato distrutto dal fenomeno di urbanizzazione del litorale laziale che aveva ridotto così le possibilità di rifugio per i migratori.

Oggi l’area è gestita completamente dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità.
Una storia antica quella delle saline di Tarquinia.
Già dal periodo villanoviano, la fase più antica della civiltà etrusca, l’area era stata utilizzata per l’estrazione del sale conoscendo successivamente intensi scambi commerciali con le popolazioni mediterranee, soprattutto con lo sviluppo del limitrofo porticciolo Clementino presso la colonia di Gravisca. Abbandonata in età medievale riprese la produzione sotto lo Stato Pontificio nei primi decenni dell’Ottocento, funzionando come colonia penale anche successivamente e cessando completamente la sua attività nel 1997.

Oggi la Riserva ospita habitat particolari a protezione della biodiversità: ambienti naturali come le lagune costiere, varie vegetazioni come ad esempio la Salicornia specie tipica e rappresentativa, l’avifauna che vi nidifica e che vi sverna, specie animali tra le quali il fenicottero rosa, la garzetta e il cavaliere d’Italia, ma anche rettili, pesci nonché piante tipiche degli ambienti salini e una prateria di posidonia. Opere di protezione e rinfoltimento vengono svolte anche per la vegetazione spontanea come la fillirea, il mirto o il corbezzolo e per le aree stagnanti, tra i vari compiti, anche quello fondamentale di educazione ambientale.
Questa breve introduzione ha lo scopo di presentare l’ambiente che la nostra guida, l’Appuntato Scelto Q.S. Alfredo Cea, ci ha mostrato e fatto conoscere con le sue spiegazioni e indicazioni, arricchendole anche di curiosità e notizie storico naturalistiche; si è soffermato ad illustrare le caratteristiche di alcune delle varie specie di fauna che abbiamo incontrato ma anche della flora particolare che occupa il territorio come ad esempio la Dunaliella salina, un’alga che insieme ad altri vegetali e alle foglie secche di posidonia oceanica qui spiaggiata e trasportata dal vento, contribuiscono all’alimentazione di decine di specie animali o l’Artemisia salina, un piccolo crostaceo di cui si nutre in particolare il fenicottero rosa.
Noi documenteremo il percorso della visita con le molte immagini che abbiamo raccolto in modo da dare attraverso le didascalie una migliore illustrazione di questo paesaggio particolare.






Cliccare sulle immagini per ingrandire le vasche


dal carotene contenuto nell’invertebrato













Il paesaggio delle saline che può essere ammirato cliccando sulle foto e ingrandendole

E per concludere il volo di una coppia di fenicotteri rosa
e qui un particolare della sequenza ingrandito

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