Monastero d’Ombrone – Castello di Montalto
Percorriamo la SS 540, il primo tratto della Val d’Ambra dal nome dell’omonimo torrente che la strada costeggia per un lungo tratto. Siamo diretti al castello di Montalto della Berardenga che, come scrive il Repetti, occupa il poggio omonimo tra il vallone dell’Ambra e la valle dell’Ombrone senese.

- Monastero d’Ombrone
Usciamo dalla SS in direzione Monastero d’Ombrone, antico castello, oggi un resort in bella posizione e caratteristico. Da Monastero per una strada sterrata, ma ben percorribile, raggiungiamo Montalto dopo circa due chilometri.

- La carreggiabile che da Monastero d’Ombrone porta al castello di Montalto
Non ci sono molte indicazioni, ma non si può sbagliare, e il viaggio merita perché, al termine della strada che attraversa boschi di querce e cerri, compare la sagoma delle torri e della struttura complessiva del maniero. Lo spettacolo ha dell’incredibile, proprio perché inatteso e lascia il visitatore affascinato dalla bellezza del luogo e pieno di domande sul perché potesse essere stato eretto proprio in quella posizione.

- Castello di Montalto
La documentazione storica assegna al castello una data di nascita precisa, il 1090, anche se con certezza si ritiene precedente.
Percorriamo il breve tratto di strada che ci separa dall’ingresso: la torre che con un grande arco immette nel cortile tra siepi e il verde dei prati. Il salto nel tempo si è compiuto.

All’interno un grande cortile con un pozzo, una chiesetta sulla destra, un palazzo sulla sinistra con ballatoio.
Ci fermiamo al centro e cominciamo a osservare: in alto sull’arco d’ingresso, sulla parte alta della torre, un bell’affresco che raffigura la donazione di San Martino quindi la chiesetta con campanile a vela dedicata al Santo. Lasciando a destra il palazzo con il ballatoio, per pochi scalini, raggiungiamo la torre a nord-ovest con base a scarpa da cui si può ricostruire il giro delle mura, in base a quanto ancora esistente in ciottoli e mattoni, mura alte e forti per resistere ai ripetuti assalti cui la rocca sarà sottoposta nel tempo.

A cosa si deve tanta disputa?

La storia ci racconta di un castello molto conteso, trovandosi in una zona di confine tra i territori senesi e fiorentini, caratterizzati da numerosi scontri e conflitti dei quali porta i segni nei rifacimenti e aggiustamenti successivi. Si ricorda in particolare la battaglia di Montalto del 1208 quando i Fiorentini sconfissero i Senesi distruggendo il castello che, data la sua posizione strategica, venne comunque ricostruito. Il castello infatti si inseriva perfettamente in quel complesso viario che dall’originaria direttiva della Cassia romana, che aveva il suo perno in Castelnuovo Berardenga detta in antico “villa de strata”, si dipartiva in direzione della Val d’Ambra e Arezzo da un parte e dall’altra verso Siena, un reticolo di strade che rimase di estrema importanza nel medioevo nel territorio che già ai tempi della Repubblica senese era detto Berardenga, compresa tra le sorgenti del torrente Bozzone e quelle dell’Ambra, fra il Chianti alto e il fiume Biena sino alle Taverne d’Arbia […] il pomo della prima discordia politica e religiosa fra due vescovati e due repubbliche; il teatro di lunghe e atroci guerre battagliate nel Chianti fra Querce grossa, Montalto della Berardenga e lungo i famosi campi di Monteaperto; è questa la contrada, in cui l’Arbia percorre e l’Ombrone ha origine e sviluppo;[…] Lo stipite, donde ebbe nome la Contea Berardenga, parte senza dubbio da quel conte Wuinigi di Ranieri, di nazione francese, sceso in Italia, prima in qualità di Legato dell’imperatore Lodovico (anno 865), poscia di Governatore politico di Siena (anni 867-881) e di Roselle (868). Il nome di uno dei di lui figli, Berardo, ripetuto costantemente nei nepoti e discendenti, diede titolo ai posteri di appellare Berardenga quella parte della provincia senese, in cui la discendenza del primo conte di Siena ebbe estesissime tenute e castelli con giurisdizione baronale ( Repetti, Dizionario ). E tutta la val d’Ambra era pertanto un pullulare di castelli e rocche e pievi. Oggi se ne contano ancora ben diciassette.

I Berardenga fortificarono nuovamente Montalto con una cinta di mura più ampia e più alta, che permise al fortilizio di resistere ad un altro assedio nel 1260. Gli attacchi però si ripetettero e toccò a Siena difendere il castello direttamente con le proprie milizie dagli assalti dei Fiorentini. Fu così ceduto nel XIV secolo al Conte Giovanni Palmieri in cambio di una difesa a proprie spese; ma dopo la sconfitta definitiva di Siena tutto il territorio passò sotto il controllo di Firenze. Oggi la proprietà appartiene alla discendenza dei Palmieri ed è un agriturismo.
Articoli correlati:
In Valdambra Badia Agnano e Badia a Ruoti
La pieve di Galatrona e le opere dei della Robbia
In Valdambra: il castello di Cennina
Galleria foto Castello di Cennina
Vicissitudini di un’abbazia: Abbadia a Monastero d’Ombrone