dal Valdarno ad Arezzo
di Giovanni Caselli


da San Giovanni Vadarno a Laterina km 24 da Laterina ad Arezzo km 19,5
Dopo Figline ecco San Giovanni in Valdarno mentre oltrepassiamo il confine diocesano, oggi confine provinciale. Castel San Giovanni era il nome originario, oggi una attraente cittadina di oltre 16.000 abitanti, fu fondata nel 1296 su progetto di Arnolfo di Cambio, sul modello della colonia Greca con pianta a scacchiera, con il Cardo e il Decumano, come vie principali, con l’Agorà, o piazza del mercato dove era il centro del culto: la cattedrale, la “basilica” dell’amministrazione, o il palazzo comunale. Uno schema, insomma, valido tutt’ora, grazie ai greci. Questi centri urbani erano punti di riferimento di un retroterra agricolo e non potevano essere abitati da nobili, che si insediavano nella città capitale dove edificavano case torri che richiamavano il castello di origine. San Giovanni fu capitale di un Vicariato dagli inzi del XV secolo. I vicari ebbero giurisdizione su Greve in Chianti, Pontassieve Incisa, Figline, Cascia di Reggello, Castelfranco, Terranuova, Montevarchi, Bucine e Laterina.

Proseguendo fiancheggiano l’Arno e l’autostrada orrori utili alla vita odierna propensa alla comodità e alla cancellazione di ogni parvenza di identità o di vita diversa da quella che esige la trasformazione del produttore in consumatore indiscriminato. Senza soluzione di continuità ci troviamo a Montevarchi, cittadina di dimensioni e pianificazione, praticamente identiche a quelle di San Giovanni.
Il nome Montevarchi tuttavia porta con sé alcuni messaggi d’interesse. Qui entra in Arno l’affluente Ambra che dagli antichi si credeva collegato all’Ombrone il quale sorge non lontano dal corso dell’Ambra. Tuttavia i fiumi indicavano al Casentino e al Pratomagno la via della Maremma o della costa tirrenica, creando un varco nella barriera, non troppo ardua dei monti del Chianti, infatti lungo l’Ambra si articola va una serie di castelli a controllo di questa viabilità. Montevarchi è oggi una cittadina un po’ più estesa di San Giovanni il cui territorio si estende dall’Arno al crinale dei Monti del Chianti.
Nella zona più alta detta La Ginestra si trovava un l’Ospedale di San Michele Arcangelo, dei Monaci Benedettini messo a disposizione dei pellegrini e i viandanti diretto a Roma e in Terrasanta. Più in alto sul Colle dei Cappuccini sorgeva un castellare, detto Castrum Motisguarchi o Monteguarco. Verso il Mille qui dominava la famiglia dei Marchesi Bourbon del Monte Santa Maria, che dominò La terra di Montevarchi per tutto il secolo XI. Agli inizi del XII secolo Montevarchi passa nelle mani dei Conti Guidi di Dovadola signori della Romagna e del Casentino. Anche se non è scritto si capisce che i Conti Guidi controllavano il flusso delle transumanze per ricavare balzelli pedaggi e diritti.
Proseguendo dove l’Arno inizia la sua curva, proveniente dal Casentino, si trova la borgata di Lèvane. Il toponimo suggerisce una riserva di caccia “ad Venanum” probabilmente di origine longobarda. Il borgo attuale rimane all’interno della riserva del Castello di Leona adiacente. Il borgo medievale sorgeva sull’altura.
Dopo Levane, arriveremo a Castiglion Fibocchi. Il buon Repetti ci diceva attorno al 1840 che un”placito” (una sentenza) era stato emanato da un certo Cristiano, arcicancelliere dell’Impero e Vicario di Federico Barbarossa, a favore degli eremiti di Camaldoli, il 2 maggio 1174 in “Castellione filiis Bochi”. Infatti il castello, uno dei tanti della pendice meridionale della montagna del Pratomagno, fu ceduto in feudo dai Conti Guidi ai Pazzi, magnati del Valdarno aretino nel XII secolo. L’imperatore Arrigo VI nel 1191 e Federico II nel 1209, confermarono Castiglione del Valdarno superiore ai figli di Ottaviano Pazzi, di soprannome “Bocco”, quindi “de’ figli di Bocco” e per contrazione “Filibocchi”. Il vecchio paese è arroccato e da un certa distanza lo si distingue per il palazzo comunale con la torre dell’orologio e gli edifici adiacenti con merlature guelfe. La cinta muraria ha 7 torri e due porte di accesso.

Scendendo dal paese si raggiunge l’Arno proprio sulla curva che porta il fiume verso nord. La Via dei Setteponti che giunge all’Arno traversa il fiume con un ponte reso famoso da Leonardo che pare lo abbia dipinto sullo sfondo del suo quadro più famoso: la Gioconda. Si tratta del Ponte a Buriano, di epoca romanica, che nei secoli ha resistito ad alluvioni e transiti di pesanti autotreni. Le sei arcate del ponte sono intatte e sono una bellezza da vedere. Continuando per Arezzo traverseremo la Via Fiorentina , per arrivare a una collinetta verde adiacente all’Università di Arezzo, : il Pionta
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Per una dettagliata descrizione del percorso si consiglia di visionare il sito Via Romea Germanica Imperiale da cui abbiamo tratto le cartine