di Giovanni Caselli

E’ la via per Roma per il Brennero, dei viaggiatori tedeschi, scandinavi, baltici e polacchi, nota in Italia come Via Romea Germanica o dell’Alpe di Serra per Arezzo e Orvieto. Arezzo medievale, ad esempio, deve in gran parte la sua rinascita a questa strada.Oltre ad essere una delle due principali vie per Roma questa fu la via della città vescovile di Arezzo situata sull’antico luogo di culto pagano e dove si trovava la tomba di San Donato (363), su questa bassa collina chiamata Pionta, a breve distanza da Arezzo attuale.
Il Pionta divenne la città vescovile con sue proprie strutture: Cattedrale, ospitale per pellegrini, Palazzo vescovile, e “studium”. Punto di riferimento obbligatorio dei viaggiatori tedeschi, scandinavi, baltici e polacchi, e di chiunque si recava a Roma per il Brennero, nota come Via Romea Germanica o dell’Alpe di Serra per Arezzo e Orvieto. Arezzo medievale, ad esempio, deve in gran parte la sua prosperità a questa strada. Il Casentino fu il primo possedimento imperiale in Italia a sud dell’Appennino e la città di Arezzo rinasce agli albori del medioevo come modello delle città vescovili del nord Europa come Paderborn. Arezzo fu la prima “città binaria”, divisa tra quella vescovile (il Pionta) e la città borghese: l’attuale Arezzo, era retta infatti da vescovi conti come più tardi furono le città tedesche e altre francesi, e molte città fino all’Alto Adige furono “binarie”. Gli imperatori Sassoni transitarono spesso lungo questo itinerario, naturalmente non solo questo, lasciando numerose tracce di donazioni e di rapporti con i Camaldolesi.
L’itinerario di circa 2000 Km raggiungeva Stade, da Trondheim in Norvegia, dopo 1000 chilometri, con il cammino di Re Olav, il primo re cristiano dei Vichinghi.
Nel corso del 2015 celebrando il cinquecentesimo anniversario del viaggio di Martin Lutero a Roma, un gruppo di pellegrini norvegesi, danesi e di altre nazionalità, tra loro vi erano anche canadesi, americani, australiani, compirono un pellegrinaggio a Roma con l’intenzione di continuare per Gerusalemme transitando lungo la Via Appia e la Via Traiana, accogliendo in transito altri pellegrini da ogni luogo traversato. Il motivo di questa impresa è proprio quello di rilanciare questa via per i pellegrinaggi moderni verso Roma e per portare un forte segnale di pace nella tormentata Gerusalemme.

Questo itinerario è, analogamente alla Via di Sigerico, un itinerario storico, cioè documentato in una guida tedesca del XIII secolo e descritto dall’autore, l’Abate Albert di Stade come la Melior Via per e da Roma. Albert divenne abate del convento dei frati di San Giovanni della città d Stade, presso Hamburg nel 1232. Quando nel 1236 fallì nel tentativo di di cambiare la Regola della sua abbazia Benedettina secondo la riforma Cistercense, decise quindi di abbandonare la vita monastica e nel 1240 troviamo che si era unito alla comunità francescana della sua città. Quello stesso anno, probabilmente dopo aver compiuto un pellegrinaggio a Roma passando per il Passo di Serra, e da La Verna, iniziò la stesura dei degli Annales stadenses, conservati oggi nella Herzog August Bibliothek di Wolfenbuttel, in Sassonia. Una cronaca che inizia dalla creazione e termina nel 1256 e che altri o lui stesso continuarono fino al 1265. All’interno di questo testo troviamo la guida per il pellegrino in un racconto fittizio del viaggio a Roma e ritorno di due frati, Tirri e Firri. L’autore indica tre possibili itinerari per andare e tornare da Roma, L’itinerario di ritorno, che stiamo sviluppando come itinerario culturale del Consiglio d’Europa, è definito dall’autore la Melior Via ed è infatti non solo la via più breve e più logica, ma anche una via assai più antica dell’epoca in cui l’Abate Alberto la descrisse, poiché transitata dagli Ottoni e più tardi dagli Hohenstaufen. La rete viaria che for ma no gli it minerari di Stade e le due Vie Francigene sono state strumentali per le comunicazioni di prelati intellettuali, monaci, re e imperatori, che unirono culturalmente l’Europa che stava nascendo dopo le guerre gotiche e le prime invasioni teutoniche.

Inoltre, il passo appenninico della Via Romea dell’abate Alberto è il Passo di Serra, consigliato anche da Matthew Paris nella mappa devozionale della Via Londra – Gerusalemme, del 1250. Il Passo di Serra era in epoca classica il valico che portava da Bibbiena a Sarsina. Dalla via di Arezzo per il Mugello e Bologna che da epoca romana correva lungo la riva destra dell’Arno, partivano, dal ponte romano di Bibbiena, due strade, quella dell’Alpe di Serra che andava dritta a Sarsina, e l’altra che andava in direzione di Camaldoli varcando l’Appennino oltre l’Eremo, verso Poggio Scali per raggiungere Ravenna e la Via Flavia.

Il Passo di Serra è, secondo fonti autorevoli, considerato il passo più conveniente per chi transitando per la Via Emilia deve scavalcare l’Appennino per recarsi a Roma, questo lo indica, oltre all’Abate Alberto di Stade e Matthew Paris, anche il computer. Lo prova inoltre la sua antichità; infatti un saggio archeologico effettuato nel 1992 ha restituito reperti neolitici, romani, longobardi oltre a tre scheletri non datati, sepolti in quella che doveva essere una cappella situata sulla sinistra del varco per chi veniva da nord. Il tratto di strada che va da Le Gualchiere all’Arno in Casentino, è il tratto “archeologico” della via detta “Via Major” che per il resto è un itinerario composto da diverse vie più o meno antiche con funzioni variabili nel tempo. La Via Romea Germanica entra nella valle dell’Adige a Bolzano. arrivata a Trento entra in Valsugana ed esce a Bassano del Grappa, quindi Piazzola, Padova, Monselice, Rovigo, Polesella, Ferrara, Traghetto, Argenta, Valli di Comacchio, Casalborsetti, Ravenna, Forlì, Cusercoli, Santa Sofia, Bagno di Romagna, Passo di Serra, Vallesanta, Chitignano, Subiamo, Arezzo, Castiglion Fiorentino, Cortona, Pozzuolo, Paciano, Città della Pieve, Ficulle, Orvieto, Lubriano, Civita Bagnoregio, Montefiascone (qui la Romea si collega alla Francigena), Viterbo, Vetralla, Sutri, Campagnano, La Storta, ROMA.
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