
La panina di Pasqua o “gialla”
E a Pasqua uno spicchio di Pasimata
Il Pandiramerino: simbologie e leggende di un antico pandolce
La panina di Pasqua o “gialla”
E a Pasqua uno spicchio di Pasimata
Il Pandiramerino: simbologie e leggende di un antico pandolce
Il pane come l’olio e il vino hanno da sempre una valenza rituale forte e radicata nel tempo tanto da essere ancora oggi segno e simbolo di cerimonie e celebrazioni che si ripropongono anche sulla tavola delle Feste in veste di semplici accompagnamenti o componenti di cibi e pietanze soprattutto in particolari ricorrenze: in Toscana nel periodo pasquale troviamo la panina di Pasqua detta anche panina gialla del Casentino, insieme alle sue molte varianti, il pan di Pasqua tipico di Arezzo con la pasta di pane arricchita con zucchero, uova, anice e talvolta zibibbo, la panina mugellana simile al Pan di pasqua ma con farina gialla, la panina unta. Se sfogliamo il libro del Petroni sulla cucina toscana alla voce Panina di Pasqua o gialla troviamo le seguenti indicazioni: … continua a leggere La panina di Pasqua o “gialla”
Cucinare con le erbe era una tradizione delle nostre campagne, una cucina povera ma che sapeva utilizzare al meglio le erbe spontanee e soprattutto riconoscerle.
Già, riconoscerle, pare poco.
Oggi è proprio quello che ci manca, l’insegnamento diretto, quella pratica che nasceva da un uso comune e tramandato che a seconda delle stagioni sapeva indirizzare e dove e cosa cercare. Sapori semplici ma invitanti, come quello dell’asparagina o dei germogli di vitalba, per soffermarci su due delle erbe di più antica tradizione rurale toscana, arrivate fino a noi e ancora diffuse. Vitalba, l’etimo del nome suggerisce la struttura erbacea: il nome completo è Clematis Vitalba, dal greco klematís, diminutivo di klêma, tralcio di vite, e dal latino vitis alba vite bianca, per i suoi rami che si sviluppano come quelli della vite e per le sue infiorescenze biancastre. È una pianta rampicante il cui fusto legnoso è leggermente peloso. … continua a leggere La frittata di vitalbe
Sono biscotti dolci, ma si chiamano amaretti… Pare una contraddizione, eppure non è. Ma procediamo con ordine per raccontare la storia di un biscotto che ha conquistato l’Italia, da nord a sud, tanto che non si può parlare genericamente di amaretti, ma abbinare al nome la denominazione geografica.
Ma quale è la loro origine?
Facile a dirsi, ma un po’ tutte le regioni italiane ne vantano un’antica produzione: la vanta il Piemonte che li usa come ingredienti in molte ricette sia dolci che salate, ma anche la Lombardia, come dimenticare quelli di Saronno e di Gallarate, ma li annoverano tra i propri prodotti tipici anche l’Emilia, con quelli di Modena, e la Liguria con quelli di Sassello, e la Sardegna e la Campania e il Lazio e, non per ultima, ma solo per cortesia, anche la nostra Toscana. … continua a leggere Gli amaretti e l’amaretto di Santa Croce sull’Arno
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Cavallucci e Ricciarelli di Siena, non solo a Natale
… e per accompagnare
Il Vin Santo toscano: e ce ne vuole perché sia Vin Santo…
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Fa caldo, è vero, e pensare di mettersi ai fornelli, non è il massimo, ma una panzanella si può fare o una buona pappa al pomodoro con tanto e profumato basilico, da mangiare dopo, fredda, con un filo d’olio aggiuntivo, ci prende solo mezz’ora…
E la cucina toscana, si sa è semplice e generalmente veloce da realizzare.
E i petonciani, come trascurare questo felice ortaggio di stagione? Magari fritti.
E a proposito di frittura, possono mancare alcune sfiziosissime realizzazioni con la pasta di pane?
E i pici all’aglione o la carabaccia? Senza dimenticare la gustosa ciancifricola
Beh, non avete che l’imbarazzo della scelta e buon Ferragosto a tutti con la buona e veloce cucina toscana!
Di seguito i piatti e le ricette che riteniamo più adatti alla stagione oppure potete scegliere tra le tante ricette in piatti tipici:
pasta di pane fritta: Còccoli, sgabei, ficattole, zonzelle, donzelle, panzanelle, panzerotti
di Salvina Pizzuoli
Il pane, che buona invenzione!
Le origini di questo basilare alimento si perdono lontano nel tempo. La sua storia nasce con la prima coltivazione dei cereali da parte dell’uomo e con i primitivi esperimenti di impastarne i semi con l’acqua. Notizie remote che si legano alla leggenda e alla tradizione mitologica; secondo la mitologia greca infatti fu Demetra, la dea del grano e dei raccolti, la Cerere dei Romani, a donare all’uomo il frumento da cui si ricava la farina per panificare: Demetra e sua figlia Persefone (la Proserpina dei Romani) erano strettamente legate al mito della fecondità della terra e della rinascita dei campi dopo l’inverno, la primavera. … continua a leggere Il pane e quello “buono” di Altopascio
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L’Arte dei Beccai faceva parte delle cosiddette Arti Minori, distinte da quelle dette Maggiori, e con un peso diverso nei confronti del governo della repubblica. Anche se inserita in quelle Minori l’arte, che riuniva alla corporazione gli addetti al commercio delle carni insieme ai pesciaiuoli e ai gestori di locande e osterie, aveva comunque un grosso potere dimostrato dalle varie botteghe e costruzioni ad essa legate: nel Trecento nascono i locali della Beccheria in prevalenza in quello che era allora il Mercato Vecchio, cuore pulsante della vita cittadina che occupava quello che è oggi lo spazio di Piazza della Repubblica, nel centro quindi.
Nei pressi della Chiesa di Ognissanti si teneva il mercato degli animali mentre il macello era dislocato nelle viuzze adiacenti via Santissimi Apostoli. … continua a leggere L’Arte dei Beccai e la bistecca alla fiorentina