



Le Copate senesi, dolcezze da papi
Cavallucci e Ricciarelli di Siena, non solo a Natale
… e per accompagnare
Il Vin Santo toscano: e ce ne vuole perché sia Vin Santo…
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Fa caldo, è vero, e pensare di mettersi ai fornelli, non è il massimo, ma una panzanella si può fare o una buona pappa al pomodoro con tanto e profumato basilico, da mangiare dopo, fredda, con un filo d’olio aggiuntivo, ci prende solo mezz’ora…
E la cucina toscana, si sa è semplice e generalmente veloce da realizzare.
E i petonciani, come trascurare questo felice ortaggio di stagione? Magari fritti.
E a proposito di frittura, possono mancare alcune sfiziosissime realizzazioni con la pasta di pane?
E i pici all’aglione o la carabaccia? Senza dimenticare la gustosa ciancifricola
Beh, non avete che l’imbarazzo della scelta e buon Ferragosto a tutti con la buona e veloce cucina toscana!
Di seguito i piatti e le ricette che riteniamo più adatti alla stagione oppure potete scegliere tra le tante ricette in piatti tipici:
pasta di pane fritta: Còccoli, sgabei, ficattole, zonzelle, donzelle, panzanelle, panzerotti
Ricetta e storia di tre dolci di origine toscana caratteristici del Carnevale
Un dolce Berlingozzo per il prossimo Berlingaccio
Panigaccio non è certo un nome accattivante, quel suffisso in “accio” ne scredita le qualità…, meglio indagare sull’etimo. Due le possibili accezioni: dall’unione di due termini dal latino panis e dal greco “gacio” che, resi in uno unico risulterebbe panisgacio, ovvero “pane vicino” oppure deriverebbe dall’antico cereale utilizzato per la panificazione, in tempi molto lontani, ossia il paníco più propriamente il “panicum italicum” una pianta resistente alla siccità e dal ciclo vegetativo molto breve.
Qualunque delle due etimologie ci piacerà accogliere, tolgono a quell’accio il valore dispregiativo. … continua a leggere I Panigacci della Lunigiana
di Salvina Pizzuoli
E iniziamo con la ciancinfricola il cui nome è già tutto un programma.
Vediamo perché: il suo appellativo deriva da due modi di dire dialettali e precisamente da cianciare e fricolare. Se il primo è di uso comune ancora oggi, nel senso che tutti sanno cosa siano le ciance, il fricolare è meno usato e diffuso. Ma non perdiamoci in ciance, ovvero senza perdersi in discorsi inutili, e vediamo invece di raccapezzare qualche significato per fricolare che pare derivare dal latino fricare, stuzzicare o sfregare, costruito in forma iterativa cioè indicativa di un’azione che si attua in modo ripetuto, da cui fricolare, quasi un fare e rifare senza costrutto. … continua a leggere La “ciancinfricola” ed altre due pietanze con le uova all’uso di Toscana
Tra i primi piatti la Toscana annovera molte zuppe e pappe, tutte squisite. Molte sono diventate famose e hanno superato i confini, non solo regionali, come la famosa “Pappa al pomodoro” cantata da Rita Pavone nello sceneggiato del 1964, musiche di Nino Rota e regia di Lina Wertmuller, nei panni di Giannino Stoppani, il monello raccontato da Luigi Bertelli (Vamba) ne il “Giornalino di Gianburrasca”. Altre, come la “Ribollita”, compaiono nel menù di ristoranti affermati magari con qualche variante, ma ce n’è una un po’ più stanziale, quasi restia a valicare i dintorni della lucchesia dov’è nata, con un nome che ripropone il vernacolo lucchese che molti fanno risalire al XVII secolo: è la “Garmugia” o “Guarmugia”, nella dizione più antica. … continua a leggere La Garmugia, una vera leccornia lucchese
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di Salvina Pizzuoli
Nella vita di tutti noi accadono quelle che chiamiamo coincidenze o casualità, nel bene e nel male; ma quando è buona, la coincidenza è come l’incontro con un amico che non ti aspettavi proprio di rivedere, e beh, è particolarmente gradita.
In questo caso è tutto merito, indirettamente, della ricerca e della documentazione su Francesco di Marco Datini e i suoi traffici commerciali da imprenditore ante litteram, cioè dalla materia prima al prodotto finito ed alla sua distribuzione nei paesi del nord europeo e su tutto il Mediterraneo e, sotto casa, dal porto di Pisa a quelli di Prato e Firenze. Non dimentichiamo che con il nostro protagonista siamo alla fine del XIV secolo.
Ma cosa c’entra Datini con i libri, con le lasagne e con la coincidenza? … continua a leggere Libri, lasagne… e Francesco Datini
Chi conosce la Ginestrata?
Pochi in Toscana la rammentano o ne fanno uso. Un tempo, nelle colline del Chianti senese, era molto diffusa, oggi molto meno, forse perché ricca di ingredienti troppo ricostituenti.
Ma vediamo un po’ più da vicino di cosa si tratta e le sue lontane origini.
E cominciamo subito dal nome che si lega per il suo colore al giallo dei fiori di ginestra, ma era conosciuta anche come Cinestrata.
Le prime apparizioni si perdono nel Mediterraneo: è presente in un ricettario catalanio già dal Trecento e, un secolo dopo, compare nei libri di Messisbugo. … continua a leggere La Ginestrata, corroborante e afrodisiaca