di Salvina Pizzuoli

Immaginiamo un approdo nel porto di Livorno.
È una giornata come tante altre degli inizi del XVII secolo:
Quello che colpisce immediatamente, parafrasando Elias Canetti ne “Le voci di Marrakesh”, è la forza di quelle “strane grida” e dei suoni di quelle parole sconosciute, un universo linguistico e somatico che accompagna il viaggiatore sin dall’attracco.
Siamo nel porto mediceo, completato sotto Cosimo II nel 1618 ma la cui costruzione ha occupato un lungo spazio di tempo e l’opera di quattro granduchi. Nel porto varie galee all’ancora e un via vai di facchini che trasportano il carico distribuendolo su diversi navicelli che, lungo i canali, raggiungeranno i vari magazzini. La città fortificata ci accoglie possente tra le sue mura dalla struttura a stella, una stella a cinque punte, con altrettanti bastioni, terrapieni e fossati con acqua e nuove punte, insieme a quel pullulare di genti dai colori e fisicità diversificate dalla matrice etnica, voci, linguaggi e accenti diversi a seconda delle attività svolte e degli utilizzi nei diversi settori che caratterizzano l’attività portuale: la lingua ufficiale del Granducato è l’italiano, … continua a leggere Un viaggio straordinario nel tempo: a Livorno nel XVII secolo tra lingue, etnie, attività e architetture
Bellissimo articolo su una città molto bistrattata e definita recentemente ” la peggiopre della Toscana” Livorno è la mia città che amo così com’è, pregi e difetti messi insieme ❤
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