Tuscania, nella Tuscia viterbese

di Salvina Pizzuoli

In un paesaggio morbido e ondulato, su un terrazzo di tufo sul bacino del Marta, Tuscania ci accoglie circondata da mura e dal verde.
Situata nell’antica Tuscia viterbese ha origini etrusche come dimostrano a partire dal VII secolo a.C. gli insediamenti a sud e a nord del colle di San Pietro, colle dove oggi sorge la splendida basilica omonima. L’aggregazione dei diversi villaggi in un’unico centro si verificò lentamente, stabilizzandosi dalla seconda metà del IV secolo a.C. quando raggiunge il massimo del suo splendore accentrandosi sui colli di S. Pietro, del Rivellino e di Poggio fiorentino, i tre colli che la caratterizzano. Dopo la conquista romana, ne diventerà municipium intorno al 90 a.C., diviene un caposaldo a controllo del vasto territorio della Tuscia, di cui occupava una posizione centrale, potenziata dall’importante via di comunicazione, la Via Clodia. A seguito del crollo dell’Impero Romano, la sua storia fu travolta dalle diverse invasioni barbariche che si succedettero e che si conclusero nel 774 con la fine del ducato longobardo e con una crescente influenza della chiesa.

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A Tuscania: Santa Maria Maggiore

di Salvina Pizzuoli

Appena fuori dall’abitato la basilica di Santa Maria Maggiore compare con la sua abside e il suo complesso architettonico. Sorta lungo l’antica via Clodia, le sue origini risalgono all’VIII secolo, poi ricostruita e trasformata con rimaneggiamenti e aggiunte nei secoli XI e XII fino all’attuale a tre navate.

La bella facciata, stretta tra la torre dirimpettaia, si apre in basso con tre portali, di cui il principale ha quattro arcate poggianti su doppie colonnine con capitelli di differente forma; gli stipiti sono scolpiti ad intrecci vegetali e figure animali e antropomorfe; nella lunetta una Madonna in trono con il Bambino benedicente.

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Nella Tuscia viterbese: la Basilica di San Pietro a Tuscania

di Salvina Pizzuoli

Siamo nel cuore dell’antica Tuscia a pochi chilometri da quella che oggi è la Maremma Toscana da cui noi stiamo arrivando: un panorama dai verdi cangianti, ondulato, morbido, illuminato da un bel sole primaverile. Anche il paesaggio sa di secolare, come le genti che lo hanno in origine abitato: una terra calda, accogliente con i rossi e i gialli dei suoi tufi, con tanta storia scritta nelle splendide architetture che ne adornano i poggi e i declivi.
Tuscania ci accoglie così presentandosi con due strutture prestigiose che, appena fuori dell’abitato, ne contraddistinguono le caratteristiche artistiche, in questo caso medievali: le due basiliche di Santa Maria Maggiore e di San Pietro, la prima più in basso rispetto alla seconda che dal colle domina spettacolarmente la piana del fiume Marta.

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Oinochoe a figure rosse di Vulci

di Giovanni Caselli

Riti religiosi etruschi in età ellenistica

La monografia di Ambros J. Pfiffing Religio Etrusca del 1975 segna l’inizio di un fruttuoso periodo di ricerca sulla religione degli Etruschi. Si sono raffinati i metodi di indagine e creati nuovi strumenti di ricerca. Fra le voci del ThesCRA (Thesaurus Cultus et Rituum Antiquorum) si ricordano quelle di L. Donati e S. Rafanelli, Il sacrificio nel mondo etrusco, di E. Simon, Libation, di A. Maggiani, La divinazione in Etruria e di A. Maggiani e S. Rafanelli, La preghiera in Etruria.
Il popolo etrusco fu definito da Tito Livio “il popolo più di ogni altro dedito alle pratiche religiose” (Ab Urbe condita, V, 1,6). Alla luce di questi studi, Simona Rafanelli ha proposto l’esame di tre documenti fra i meno noti e indagati. L’autrice propone l’esame di una piccola oinochoe (brocchetta da vino) a figure rosse proveniente dalla necropoli dell’Osteria di Vulci, conservata nel Museo di Villa Giulia a Roma, che raffigura una scena sacrificale dove si osservano le operazioni che precedono l’immolazione della vittima, seguita dalla libagione e dalle offerte incruente. … continua Oinochoe a figure rosse di Vulci

Visita al Museo Archeologico di Vulci

Un piccolo museo, con grandi foto e filmati oltre agli importanti reperti archeologici, da non perdere anche per il castello che lo alloggia in alcune delle sue stanze. A pochi chilometri dalla città antica di Vulci, sulla riva scoscesa che sovrasta il Fiora, un ponte, che definire suggestivo è davvero poco, peccato che per lavori non sia attraversabile, e un castello medioevali detti entrambi della Badia, che meritano una digressione.

Il Ponte della Badia è anteriore al castello omonimo e, anche se con fogge diverse, risale al tempo degli Etruschi. Si fanno risalire all’opera degli Etruschi i basamenti dei piloni in tufo rosso e, come altri ponti particolarmente arditi nelle strutture con i tre archi che si elevano fino a trenta metri d’altezza, è conosciuto anche come del Diavolo o dell’Arcobaleno ed è sicuramente stato di importanza strategica, già in età etrusco-romana, per i collegamenti nord orientali verso l’interno dell’Etruria. … continua a leggere    Visita al Museo Archeologico di Vulci

Roselle, Cosa, Vulci, Vetulonia

Quattro interessantissime aree archeologiche fra Maremma Toscana e Laziale

Roselle, l’area archeologica della città etrusco romana

Area archeologica di Roselle – Galleria foto

Cosa, l’area archeologica e il Portus Cusanus

Cosa, area archeologica – galleria foto

In giro per il Parco naturalistico-archeologico di Vulci

Galleria immagini: l’area archeologica di Vulci

Galleria immagini: i vasi di Vulci

Vetulonia, la storia e il Museo archeologico

Vetulonia e la grande geopolitica del Mediterraneo

Galleria foto Vetulonia e il Museo Archeologico

Visita al Museo Archeologico di Grosseto: Roselle

Oinochoe a figure rosse di Vulci

di Giovanni Caselli

Riti religiosi etruschi in età ellenistica

La monografia di Ambros J. Pfiffing Religio Etrusca del 1975 segna l’inizio di un fruttuoso periodo di ricerca sulla religione degli Etruschi. Si sono raffinati i metodi di indagine e creati nuovi strumenti di ricerca. Fra le voci del ThesCRA (Thesaurus Cultus et Rituum Antiquorum) si ricordano quelle di L. Donati e S. Rafanelli, Il sacrificio nel mondo etrusco, di E. Simon, Libation, di A. Maggiani, La divinazione in Etruria e di A. Maggiani e S. Rafanelli, La preghiera in Etruria.
Il popolo etrusco fu definito da Tito Livio “il popolo più di ogni altro dedito alle pratiche religiose” (Ab Urbe condita, V, 1,6). Alla luce di questi studi, Simona Rafanelli ha proposto l’esame di tre documenti fra i meno noti e indagati. L’autrice propone l’esame di una piccola oinochoe (brocchetta da vino) a figure rosse proveniente dalla necropoli dell’Osteria di Vulci, conservata nel Museo di Villa Giulia a Roma, che raffigura una scena sacrificale dove si osservano le operazioni che precedono l’immolazione della vittima, seguita dalla libagione e dalle offerte incruente. … continua Oinochoe a figure rosse di Vulci

Visita al Museo Archeologico di Vulci

Un piccolo museo, con grandi foto e filmati oltre agli importanti reperti archeologici, da non perdere anche per il castello che lo alloggia in alcune delle sue stanze. A pochi chilometri dalla città antica di Vulci, sulla riva scoscesa che sovrasta il Fiora, un ponte, che definire suggestivo è davvero poco, peccato che per lavori non sia attraversabile, e un castello medioevali detti entrambi della Badia, che meritano una digressione.

Il Ponte della Badia è anteriore al castello omonimo e, anche se con fogge diverse, risale al tempo degli Etruschi. Si fanno risalire all’opera degli Etruschi i basamenti dei piloni in tufo rosso e, come altri ponti particolarmente arditi nelle strutture con i tre archi che si elevano fino a trenta metri d’altezza, è conosciuto anche come del Diavolo o dell’Arcobaleno ed è sicuramente stato di importanza strategica, già in età etrusco-romana, per i collegamenti nord orientali verso l’interno dell’Etruria. … continua a leggere    Visita al Museo Archeologico di Vulci