di Salvina Pizzuoli

Ansedonia, Argentario, Cosa, Feniglia, Orbetello: nomi di località nella Maremma toscana legate ad una geografia che le ha rese singolari e non solo per la bellezza paesaggistica che ancora oggi ne fanno ambita meta turistica ma anche per la storia dei popoli che vi si sono stabiliti e succeduti, lasciando ampia traccia di sé in prestigiose vestigia.

Promontori sul mare, baie naturali, lagune, tomboli, tutte caratteristiche geografiche da sempre strategicamente importanti.
Siamo a Cosa, l’antica Cusi o Cusia, colonia romana.
È situata nel grado 28° 57′ di longitudine e 42° 25′ di latitudine in un colle appena 300 braccia sopra il livello del Mediterraneo fra l’antica strada Aurelia e la spiaggia del mare, il lago di Burano che la guarda a levante e lo stagno di Orbetello col promontorio Argentaro, che gli restano a ponente.
Così, con estrema precisione, la colloca il Repetti nel suo “Dizionario” editato nella prima metà dell’Ottocento.
La colonia nasce con un preciso scopo militare, salvaguardare, tenendoli sotto controllo, i territori recentemente conquistati agli Etruschi sconfiggendo le città stato di Volsini e Vulci (280 a.C.): la colonia fu fondata nel 273 a.C.. Il Tirreno inoltre era divenuto un mare conteso tra Cartaginesi e Romani che si combatteranno, pochi anni dopo, nella Prima guerra Punica (264 a.C.)
Quale migliore posizione quindi da scegliere se non il promontorio roccioso che si affacciava alto sul mare e dal quale si poteva dominare e il mare aperto e la costa sottostante dove era possibile anche insediare un porto?
Ancora oggi da quassù gli scorci sul paesaggio richiamano al pittoresco kantiano: quello che si apre davanti agli occhi del visitatore è uno spettacolo che sa emozionare.

Ma procediamo con ordine: Cosa si raggiunge percorrendo la strada che si snoda lungo il promontorio di Ansedonia e, muovendosi verso il punto più elevato, per una strada che diventa sterrata, si raggiunge un ampio spiazzo delimitato da un recinto oltre il quale si estende l’area archeologica.
Cosa accoglie il visitatore imponendosi alla sua attenzione con le mura poderose in calcare grigio dolomitico che la circondano per un chilometro e mezzo.
In realtà pare di essere davanti alle mura ciclopiche di Tirinto tanto sono imponenti i massi che compongono la cinta muraria.
La funzione di fortezza della città viene quindi suffragata dalla presenza della possente muraglia che era rafforzata da ben diciotto torri quadrate e una tonda su cui si aprivano tre porte e varie postierle. Molte le cisterne, fondamentali per l’approvvigionamento di acqua, una grande via di comunicazione, l’Aurelia, che si raccordava con la Clodia, la presenza di un porto, Portus Cusanus in località La Tagliata, testimoniano l’interesse strategico militare dell’insediamento.
Come tutte le colonie, la città comprendeva le insulae, quartieri popolari su cui risiedevano i coloni, la parte destinata al culto, l’arx, e il foro, la grande piazza con edifici preposti allo svolgimento delle attività politiche e commerciali.

Lungo la collina, oltre la Porta Fiorentina, la porta a nord ovest, olivi centenari punteggiano il declivio quasi accompagnassero il visitatore, segnando la strada: le Terme, la Casa dello scheletro, le prime abitazioni dei coloni.
Il nominativo di Casa dello scheletro, abitazione del I secolo a.C., deriva dal ritrovamento dei resti di una giovane morta di stenti. Dalle indagini successive è risultato che la fanciulla fosse presumibilmente affetta da celiachia e pertanto fosse morta a causa del malassorbimento.
E si sale ancora su per la collina in un paesaggio dominato dalle verdi chiome di grandi ulivi, fino all’arx che occupa la parte più elevata e che era cinta da altre mura su cui si aprivano due porte, in una delle quali si immetteva la via sacra. E quindi il Capitolium si impone alla vista del visitatore con la sua mole che occupa il punto più alto, quasi un faro, visibile anche dal mare. Il tempio in origine era dedicato a Giove ed era adorno di lastre fittili e acroteri oggi di stanza al Museo.

Si scende quindi verso il Foro, una grande piazza oblunga delimitata da quattro strade e circondata da una canalina per il deflusso delle acque nella grande cisterna. Vi si individua il Comitium per le assemblee di forma circolare e botteghe e luoghi di culto
Prima di lasciare Cosa e la sua interessante area archeologica si visita il Museo che oltre a esporre reperti significativi, illustra e spiega la storia di una città che, in studi recenti, si connota in modo particolare, fatta di nascita, abbandono, nuove rinascite e successivi abbandoni fino a quello definitivo nel XIV secolo d.C.
E non dimentichiamo il Portus Cusanus di cui ancora oggi sono visibili i resti lungo il litorale in località La Tagliata dove una lunga scalinata permette, salendo sul fianco del promontorio di Ansedonia, di osservare l’ingegnosa opera idraulica realizzata dai Romani e per evitare l’insabbiamento del porto e per regolare l’afflusso del pesce tra mare e laguna.
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Due filmati che consigliamo relativi allo Spacco della Regina, lo spacco naturale poi sostituito con la Tagliata, un canale scavato artificialmente nella roccia.
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