con le foto di Enio Bravi

ANTONA (Antonia ). Grosso Villaggio sull’Alpe Apuana nella pendice meridionale del Monte della Tambura alla sinistra del torrente Frigido, 4 miglia toscane a greco di Massa Ducale (o Massa di Carrara, già Massa Lunense, Massa del Marchese e Massa Cyeba, nella vallecola del Frigido), nella cui Comunità Giurisdizione Diocesi e Ducato è compreso. Risiede in monte coltivato a castagni con qualche campo di sementa e poche viti.
Così il Repetti nel suo Dizionario ne indicava la collocazione geografica.

Il visitatore di oggi resta incantato dalla bellezza del paesaggio in cui è incastonata con la sua antica chiesa, San Geminiano, che occupa uno sperone di roccia alto sull’abitato e dal quale offre al visitatore una vista sul panorama che si spinge fino al mare.

Documentata già nel 1297, attorno alla quale il borgo si sviluppò, fu rimaneggiata nel tempo insieme alla torre di avvistamento e difensiva, divenuta poi campanile. In un disegno risalente al XVI secolo il borgo è protetto da una cinta muraria lungo la quale si distingue perfettamente una grande porta di accesso. Nel XVII secolo, con la presenza dei Cybo Malaspina l’abitato venne abbellito con opere che si possono ancora ammirare come, in piazza San Rocco, la bella fontana a vasca.

Come in tutti gli insediamenti montani, anche Antona era dedita alla coltura della castagna che fu intensificata nel periodo malaspiniano durante il quale la famiglia dette impulso a varie attività già presenti nel territorio: all’estrazione del ferro, alla lavorazione dei panni di lana a cui aveva fatto seguito nel XVI secolo quella dei cappelli, favorendo la costruzione di mulini e folloni, ma anche telai per la tessitura e aratri di legno la cui produzione non era limitata al solo mercato interno. Anche la diffusione dell’olivo ebbe nuovo impulso: una lavorazione antica che ha lasciato incastonata la testimonianza, nel piccolo museo di casa Pitanti, di un antico frantoio che viene fatto risalire all’età medievale quando Antona era un Comune indipendente. Il frantoio a vite che vi si conserva è la testimonianza della produzione dell’olio e per la famiglia e probabilmente per la cittadinanza.

La storica Casa Piccianti è invece un’abitazione adibita a museo: datata XV – XVI secolo, era probabilmente una residenza signorile di quattro piani con giardino. Conservata sapientemente dai proprietari offre al visitatore uno speciale viaggio a ritroso nel tempo con il pavimento in tavole di castagno, i soffitti a cassettoni e lo stesso arredamento che si arricchisce via via di importanti nuovi pezzi, come il telaio ottocentesco donato di recente, che permettono di abbracciare in un unico sguardo d’insieme la vita del tempo fatta di oggetti legati alla quotidianità. Non per ultimo il giardino, delle rose e delle erbe aromatiche, con uno splendido scorcio sulla valle del Frigido.
C’è poi una strada ad Antona legata al periodo della Resistenza e alle lotte partigiane: è via della Libertà che ne ricorda il passato antifascista e le azioni delle forze di liberazione per il superamento della Linea Gotica attraverso il Passo del Pitone.
