Etruschi e Romani

di Giovanni Caselli

Chi erano gli Etruschi? Alcuni studiosi ritengono che essi fossero un popolo intero giunto in massa dall’Oriente mediterraneo sulle coste della Campania, del Lazio e della Toscana agli inizi dell’VIII secolo a.C. In realtà, il fatto in sé è improbabile, ed è assai improbabile che nomi di luogo (toponimi) in lingua etrusca, assai più numerosi nel Casentino e nell’interno della Toscana che non altrove, siano da attribuirsi a una popolazione di immigrati dall’Oriente che occupò territori in precedenza abitatati da Liguri e Umbri. I Romani chiamarono Etrusci gli abitanti del Lazio settentrionale e della Toscana attuali che chiamavano se stessi Rasenna o Rasna e che i Greci chiamavano Tyrrhenoi. … continua a leggere Etruschi e Romani

La via Aurelia ed Aemilia Scauri (quarto itinerario): da Salebro a Portus Pisanus

percorsa e descritta da Giovanni Caselli

Tracciato Aurelia da Salebro a Luni

La via Aemila Scauri

Da Salebro, la nuova litoranea del console Emilio Scauro traversava il fosso Pecora,-a ricordo dei milioni di pecore che qui venivano portate in inverno dagli Appennini Tosco-Romagnoli durante le transumanze-, e giungeva nella piana del torrente Cornia all’estremità ella quale é il promontorio di Populonia, dove si trova l’odierna Piombino in luogo del porticciolo romano di Falesia. La Via Aemilia Scauri tagliava subito verso nord e San Vincenzo, ma al bivio, la stazione di Manliana, era un diverticolo che conduceva alla città etrusca, l’unica fra tutte, situata sul mare.

L’ubicazione è tipica di una colonia ellenica: un promontorio e un porto naturale. … Continua a leggere   La via Aurelia ed Aemilia Scauri da Salebro a Portus Pisanus

Cosa rivela il DNA degli Etruschi?

di Giovanni Caselli

L'agguato di Achille e Troilo tratto dal mito troiano - Tomba dei tori (Tarquinia 540 a.C.)
L’agguato di Achille a Troilo tratto dal mito troiano – Tomba dei tori (Tarquinia 540 a.C.)

Nel tentativo di por fine alla controversia sulle origini etrusche, diversi genetisti italiani e spagnoli hanno intrapreso l’analisi del DNA prelevato da 80 campioni di ossa femminili provenienti da tombe etrusche che datano dal VII al III secolo a.C.

I risultati non sono conclusivi, ma sono comunque illuminanti; essi dimostrano anzitutto che gli Etruschi erano diversi dagli altri italiani ed affini fra loro in modo da poter essere considerati una popolazione omogenea. Continua a leggere Cosa rivela il DNA degli Etruschi?

La via Aurelia ed Aemilia Scauri (terzo itinerario): da Centumcellae a Salebro

percorsa e descritta da Giovanni Caselli

Tracciato Aurelia da Roma a Vetulonia

L’Aurelia proseguiva diritta, traversava il Minio (Mignone), per entrare nel litorale di Tarquinii, con i due porti di Graviscae e di Martanum.

La città più importante dell’Etruria sorgeva sul colle a nord dell’attuale. Fondata da Tarconte, figlio di Tirreno, nel IX secolo a.C., epoca a cui risalgono i reperti più antichi, tombe della cultura ‘villanoviana’ a fossa. Dal VII secolo iniziano le tombe a camera che col tempo divennero tombe decorate e dipinte, da artisti greci o comunque di scuola greca.

… Continua    La via Aurelia ed Aemilia Scauri: da Centumcellae a Salebro

Il sasso del Regio: paganesimo, magia, superstizione

di Giovanni Caselli

Non vi è motivo di ritenere un falso l’opera di Charles Godfrey Leland che testimonia la sopravvivenza del paganesimo etrusco-romano nell’Appennino tosco-romagnolo fino alla fine del XIX secolo (Leland C.G., 1898). E’ quindi opportuno esaminare il soggetto in rapporto a ciò che oggi riscontriamo nella stessa zona ed in particolare in relazione al ritrovamento di cui sopra. Il Leland (1824-1903), storico delle religioni e Presidente della Gypsy-Lore Society di Londra, recuperò, sul finire dell’800, nell’Appennino a cavallo fra Romagna e Toscana, uno straordinario retaggio di elementi del paganesimo etrusco-romano, inspiegabilmente sopravvissuto nella tradizione popolare di quella zona.

Il fatto è straordinario, non si tratta infatti di regioni remote e marginali della nostra penisola, bensì del cuore della campagna italiana più evoluta e ricca. E’ evidente, come appare attraverso il rigoroso ed ineccepibile lavoro del Leland, che nella Romagna toscana e nelle aree limitrofe delle province di Firenze e Arezzo, la “vecchia religione” era sopravvissuta intatta sino ai giorni nostri, a fianco di quella cristiana, relegata de facto in secondo piano e a lato delle superstizioni notoriamente presenti nella cultura popolare. Queste credenze e pratiche segrete registrate quando erano ancora vive e diffuse e se pur taciute, note a molti, testimoniano la sopravvivenza, nel centro più civile dell’Italia cristiana, non solo di una forte fede in antiche divinità, spiriti, elfi, streghe, incantesimi, sortilegi, profezie, pratiche mediche ‘alternative’, amuleti, ma addirittura del paganesimo classico. … continua a leggere Il sasso del Regio: paganesimo, magia, superstizione

La via Aurelia ed Aemilia Scauri (secondo itinerario): da Ostia a Centumcellae

percorsa e descritta dal prof. Giovanni Caselli

Il viaggio di Claudio Rutilio Namaziano da Ostia a Luni: 416 d.C.

Attracchi sulla costa toscana toccati da Rutilo Namaziano

E’ patetico il racconto di Claudio Rutilio Namaziano, che descrive, nell’autunno del 416 d.C., nel suo viaggio di ritorno in Gallia, la costa di un’Etruria degradata, colpita dall’insabbiamento dei porti, dalla formazione di lagune e dal conseguente arrivo della malaria. Il tutto causato dalla deforestazione per le necessità degli altiforni delle fonderie. Questo ‘poema di viaggio’ piuttosto elaborato rispetto a quello di Orazio lungo l’Appia, è interrotto a Luni, in quanto il resto del poema è perduto. Claudio Rutilio Namaziano rimane nel porto di Claudio e Traiano di Ostia per quindici giorni in attesa del vento giusto, poi ecco il viaggio di sei giorni. Il primo giorno Rutilio è a Centumcellae dove passa la notte, il secondo a Portus Herculis sull’Argentario; il terzo giorno circumnaviga l’Argentario, vede l’isola del Giglio, tocca la bocca dell’Ombrone e bivacca sulla costa. Il quarto giorno attracca a Falesia (Piombino), dove partecipa al festival di Osiride e pernotta nella locanda di un ebreo.

… Continua a leggere   La via Aurelia ed Aemilia Scauri: da Ostia a Centumcellae

La via Aurelia ed Aemilia Scauri (primo itinerario): la Tirrenia di Strabone

percorsa e descritta dal prof. Giovanni Caselli

Tracciato Aurelia da Roma a Vada Sabatia

La Via Aurelia, quasi tutta costiera, o da ritenersi essenzialmente tale, risaliva la costa tirrenica fino al porto di Cosa, all’82° miglio. Questo tratto può datarsi al III secolo a.C., mentre il tratto successivo, fino a Salebro, al 132° miglio è posteriore. Da qui la direttrice prendeva il nome di Via Aemilia Scauri e raggiungeva Luni al miglio 242. Questo tratto [oggi identificato con l’Aurelia] si data agli inizi del II secolo a.C.

Sempre seguendo la costa la Via transitava per Genua al miglio 329 e raggiungeva Vada Sabatia al miglio 362, Continua  La via Aurelia ed Aemilia Scauri (primo itinerario): la Tirrenia di Strabone

Casentino, una valle etrusca? (terza parte)

di Giovanni Caselli

Socana (Rassina) resti di tempio etrusco rinvenuti dietro l’abside della pieve

Quale significato possiamo dare quindi alla distribuzione dei numerosi nomi di luogo casentinesi – in una lingua unica al mondo – e a questo cambiamento culturale? Una possibile spiegazione è questa: in Toscana, parti della Romagna, del Lazio e della Campania si attardava, in epoca classica, una lingua preistorica oggi nota come “etrusco” e chi la parlava possedeva, o aveva acquisito, mediante contatti, una cultura materiale di tipo centro europeo, di distanti origini transcaucasiche semitiche ed altaiche. La lingua etrusca appartiene infatti ad un ceppo linguistico antico con forti elementi semitici, altaici ed, in misura minore, indoeuropei, essa era sopravvissuta in queste regioni oppure vi era giunta con i detentori della cultura Villanoviana, non certo con i portatori della cultura “orientalizzante”. …continua a leggere Casentino, una valle etrusca? (terza parte)

Casentino, una valle etrusca? (seconda parte)

di Giovanni Caselli

Fra Taena e Rosina una vallata etrusca in Casentino

La cultura etrusca è documentata in Etruria, Centro-Nord Italia, dall’ VIII al I secolo a.C. L’origine locale della cultura etrusca è confermata da recenti studi che riporto qui di seguito in sintesi.

Per più di 2000 anni vi è stato disaccordo sulle origini degli Etruschi: sono gli Etruschi di origine locale o anatolica? Si è parlato di affinità genetiche tra i toscani e le popolazioni attuali dell’Anatolia, ma finora ogni tentativo di assimilare gli Etruschi a popolazioni moderne nella stessa area è fallito. E’ stato estratto e analizzato il DNA mitocondriale … continu a leggere Casentino, una valle etrusca? (seconda parte)

Casentino, una valle etrusca? (prima parte)

di Giovanni Caselli

Casentino. (da Casentino Gallery)

Perché il Casentino è una valle etrusca? Casomai parleremo di una “montagna etrusca” dato che nella zona attorno al Monte Falterona, in Toscana solamente, si trovano più toponimi etruschi o etruscoidi che in tutto il resto dell’antica Etruria. In inglese il nostro Appennino si chiama giustamente “The Etruscan Apennine” Cosa può significare questa densità di toponimi attorno a questa montagna? … contimua a  leggere      Casentino, una valle etrusca?