Il suo è un nome che di fiorentino ha poco eppure la ricetta più famosa e diffusa di questo liquore, che ha conosciuto vari tentativi di imitazione, ha Firenze come città natale.
L’origine di questo nome esotico è araba ed è legata al suo bel colore rosso ricavato dalla “Cocciniglia”, dall’ arabo al qirmiz, che indica e l’insetto e il colore. Le femmine della Cocciniglia secernono acido carminico per difendersi dai predatori ed è dalle femmine essiccate che si ricava una polvere colorante da cui si ottiene il colore rosso carminio che contraddistingue il liquore. Oggi, nella produzione industriale, la Cocciniglia è sostituita da coloranti alimentari.
A Firenze in Piazza della Signoria c’è un palazzo, dalla mole imponente, conosciuto con varie denominazioni: Palazzo delle Assicurazioni Generali, Palazzo del Leone, sempre come richiamo alle Assicurazioni, Palazzo Lavison o anche, erroneamente, Lavisan o Lawyson.
Borbottoni, Piazza della Signoria prima che fossero abbattute la torre degli Infangati, la chiesa di santa Cecilia, la Loggia dei Pisani
In linea con il “nuovo decoro” della città che doveva diventare capitale, come sancito dalla Convenzione di Settembre del 1864 che prevedeva il trasferimento da Torino alla città toscana, molte antiche costruzioni furono abbattute e anche l’edificazione del nuovo palazzo comportò l’abbattimento, attorno al 1864, della torre degli Infangati, della Chiesa di Santa Cecilia e della Loggia dei Pisani, cosiddetta perché costruita dai prigionieri pisani nel 1364. Su progetto dell’architetto Giovanni Carlo Landi fu eretto nel 1871 in forme che richiamavano le strutture cinquecentesche dei palazzi delle maggiori famiglie fiorentine, con alcune varianti dettate dalle nuove esigenze e dai nuovi modelli costruttivi come la presenza di un quarto piano, rispetto ai tre, e un cornicione realizzato utilizzando la ghisa. Si imponeva sulla piazza con la bella facciata realizzata in pietra forte e il monumentale portone finemente intagliato e l’apertura di una serie di archi a caratterizzare il piano terreno da utilizzare come fondi per attività commerciali che furono inaugurate, nel 1872, dal caffè pasticceria Rivoire. Agli inizi del Novecento divenne proprietà delle Assicurazioni Generali di Venezia. Di recente è stato oggetto di risanamento conservativo: inaugurato nel 2012 con la nuova denominazione di Palazzo del Leone, è stato posto dal Gruppo Generali in locazione aziendale.
Ma perché ci soffermiamo su questa tipica espressione architettonica legata al periodo che vide Firenze capitale del Regno d’Italia?
In realtà il palazzo ha una collocazione importante in una delle piazze più famose nel mondo e anche perché incuriosiscono le sue diverse denominazioni e poi, c’è un altro interessante motivo:
c’è un discendente dell’antica famiglia dei Lavison, il signor Edoardo, che ancora cerca di scoprire il misterioso motivo dell’arrivo dei suoi antenati a Firenze e della costruzione del prestigioso palazzo dato che la loro storia li aveva portati a percorrere strade molto lontane dalla città, come lui stesso ha raccontato nelle pagine di tuttatoscana. Una pagina interessante della storia recente e documentata da una serie di momenti storici che il signor Edoardo Lavison ha messo gentilmente a disposizione nostra e dei nostri lettori:
Passando da via dell’Anconella, nei pressi di Porta San Frediano, ci imbattiamo in una costruzione dalle forme strane di cui non è facile intuire la funzione: è il gasometro (o gazometro) di Firenze ora adibito a ludoteca e centro di ritrovo.
Fra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento la zona del Pignone, sulla riva sinistra dell’Arno, vide la nascita di varie attività manifatturiere favorite dalla presenza dell’omonimo porto fluviale, così nel gennaio 1839 Leopoldo II concesse alla società francese Montgolfier Bodin la costruzione e la gestione dell’impianto destinato a produrre, … ContinuaIl Gasometro di Firenze
cui aggiungiamo alcuni versi tratti da Antonio Pucci dal “Novello sermintese lagrimando” dedicato ad un altro 4 novembre del lontano 1333: incredibilmente le date si ripetono!
Tra vespro e la nona il fiume rompe gli argini e travolge i ponti:
E, poco stando, tra vespro e la nona,
si come per chi ‘l vide si ragiona,
il fiume ruppe, che si forte sprona,
ogni pescaia;
e fe’ cadere il ponte alla Carraja
[…]
I’ dico che non ero a meza via
A ritornare in verso casa mia,
ch’i’ udì dir che Ponte Vecchio già
per l’acqua rotto.
[…]
E riponendo verso l’acqua cura
(e questa ben li parve cosa scura!)
Vide venir per la fortuna dura
in una culla
O ver fanciul che fosse o ver fanciulla,
e non parea ch’ avesse addosso nulla:
chi le suol dar le cose e chi ‘l trastulla
or che ne fia?
Egli era vivo e tuttavia piagnia
E l’acqua forte nel menava via;
e poi di dietro a lui ratto venia
un greve legno!
[…]
Giù per quel fiume ch’era tanto rio
Più cose venner ch’io no le vid’io,
ma i’ ò scritto il vero da que’ ch’io
d’altrui ascoltai
Per l’Arno ne venivano e telai
con l’orditura, e capanne e pagliai,
e dietro a questo poi veniva assai
d’ogni legname;
iscope sciolte, ed anche con legame;
e una pieta fu pure ‘l bestiame;
ancor si vide molta lana e stame
ed alcun panno;
persona non s’andò la notte a letto,
chi fuggì in alto palco e chi sul tetto,
piangiendo (forte), picchiandosi ‘el petto
ognun gridava
misericordia ciaschedun chiamava,
piccoli e grandi forte lagrimava.
Alluvione del 6 novembre 1864 in un disegno dell’epoca
Archeologia industriale nel periodo di Firenze capitale
Manifesto delle Officine Galileo
L’origine delle Officine Galileo si inserisce nella tradizione fiorentina della costruzione di strumenti ottico/scientifici di misura e di precisione, tradizione che inizia con l’opera dello stesso Galileo Galilei e, ancor prima, di Leonardo da Vinci, fino all’Accademia del Cimento fondata a Firenze nel 1657 da Leopoldo de’ Medici, il cui motto “provando e riprovando” faceva propria la sperimentazione scientifica in laboratorio e l’intento di costruire strumenti scientifici appropriati per la misurazione. … Continua a leggereLa nascita delle Officine Galileo
Antiche industrie e archeologia industriale in Toscana
Manifattura Ginori oggi sede della Biblioteca Comunale di Sesto Fiorentino
Come abbiamo detto nel precedente articolo sulla Fonderia del Pignone il periodo che trascorre dall’Unità d’Italia fino al trasferimento del governo a Roma rappresentano un momento di eccezionale discontinuità per le imprese toscane. L’ampliamento improvviso del mercato ed il variare dei consumi, in particolare nelle città che si vanno imborghesendo, come le commesse pubbliche costituiscono un’opportunità per gli imprenditori che dall’altra parte si trovano anche a subire una concorrenza extra territoriale cui non erano abituati che richiese un adeguamento degli impianti che dei beni prodotti. … continua a leggereLa manifattura Ginori al tempo di Firenze capitale
Il nuovo itinerario ci porterà nella Firenze operosa e maestra nella manifattura dei pannilani e nella cimatura e nella rifinitura, tanto da divenire famosa e tenere segreta quest’arte.
Iniziamo il nostro nuovo percorso da via della Condotta entrando da piazza San Firenze, quindi Via dei Cimatori e Piazza dei Cimatori, via Dante Alighieri, via dei Tavolini fino a Orsanmichele.
Iniziamo il nuovo itinerario partendo da via Isola delle Stinche intrigandoci per stradette e stradicciole sempre nella zona di Santa Croce e percorrendo via della Vigna Vecchia, quindi via dell’Acqua, via delle Burella, via Torta, via dell’Anguillara, Borgo de’ Greci fino a piazza San Firenze concludendo in via della Condotta dalla quale avrà inizio il prossimo itinerario.