di Giovanni Caselli, da Le strade di Roma in Italia (vol.II°)

Al XIX miglio siamo sopra Castelnuovo di Porto, dove sulla strada esiste ancora l’edificio della vecchia posta, reso celebre da Robert Browning in The Ring and the Book. Presso la stazione di Morlupo, alla Madonna della Guardia, XX miglio, vi era un grande fortilizio medievale a guardia della Flaminia, probabilmente in luogo della stazione ad Vigesimum, dove vi era un diverticolo che portava all’antica città di Capena, situata nel tormentato territorio fra la Flaminia e la Tiberina. Capena era una città federata con Flavinium (Fiano Romano), e Lucoferonia, i cui territori si estendevano fino ai piedi del Monte Soratte.

A Lucus Feroniae si trovava il bosco sacro alla dea Feronia, sacra ai Sabini quanto agli Etruschi e Falisci. Come accade in altre civiltà del mondo indoeropeo, i posseduti dallo spirito della dea erano capaci di camminare scalzi sopra un enorme cumulo di carboni ardenti senza danno alcuno. Il santuario è situato a nord di Nazzano, presso la chiesa di Sant’Antonio. Capena di oggi non è lontana dal sito dell’antica capitale dei ‘Capenates‘ che era in località ‘Civitucola’. I Capenates erano italici, affini ai Latini che divennero soggetti alla città di Veio. Come spesso accade nella triste storia della nostra archeologia, solo la necropoli di Capena è stata scavata, i reperti si trovano a Villa Giulia e nel Museo Preistorico Pigorini. Solo di recente si è scavata l’acropoli sul colle del Castellaccio. Le tombe datano dall’VIII-VII secolo a.C. in poi. La città di Feronia sorge ai piedi del Monte Soracte, ha lo stesso nome di una dea locale, una dea grandemente onorata dalle popolazioni circostanti; il suo sacro recinto è là e vi si svolgono importanti cerimonie; quelli posseduti da questa dea camminano a piedi nudi su un grande mucchio di tizzoni e ceneri ardenti senza soffrire e una moltitudine di popolo accorre in queste occasioni, non solo per partecipare alla assemblea festiva, che vi si tiene ogni anno, ma anche per assistere al prodigio di cui sopra (Strabone, Geografia, 9).

Lucus Feroniae, fu un antico luogo sacro famosissimo e noto a noi tramite le fonti letterarie come quella qui sopra, divenne colonia romana e decadde durante il tardo impero. Il sito non è stato localizzato che alcune decine di anni orsono e gli scavi hanno portato alla luce il foro con un tempio che fu poi trasformato in basilica, numerose tabernae e una grande piattaforma rettangolare che doveva avere attinenza col complesso monumentale dedicato al culto della dea.

Sono venuti in luce anche stupendi mosaici dai ruderi della villa della gens Volusia e varie epigrafi onorarie nel foro. Lucus Feroniae, sviluppatasi attorno al bosco sacro al culto della dea dei Sabini, divenne centro importante fra il VI e il V secolo a.C., poi fu saccheggiato da Annibale. La città divenne colonia col roboante titolo di ‘Colonia Iulia Felix Lucus Feroniae‘ e prosperò grazie anche al suo famoso mercato annesso al santuario che attirava le moltitudini.
La Via Flaminia continua, adattandosi a volte al paesaggio profondamente solcato dai costoni del cratere del Sabatinus Lacus (Bracciano). Il Monte Soratte domina il paesaggio, dall’alto del monte si vedrebbe chiaramente la topografia del territorio, se uno avesse l’interesse di andare a Sant’Oreste e compiere la salita fino a 691 metri. Così la Flaminia raggiunge le vicinanze di Civita Castellana, alias Falerii Veteres, la capitale del popolo falisco, per discendere poi verso il Tevere sotto Magliano Sabina. Alcuni però non chiamano “Tyrrheni” quelli di Falerii, ma “Falisci”, una tribù distinta e particolare, inoltre, alcuni chiamano Faliscum una città con un suo idioma; altri ancora dicendo Faliscum indicano Aequum Faliscum (Strabone, Geografia, 9) situata sulla Via Flaminia, fra Ocricli e Roma.

Civita Castellana risorse sul luogo dell’antichissima capitale del popolo falisco, affine all’Etrusco culturalmente, ma di idioma italico. Falerii Veteres esisteva già agli albori della protostoria (IX secolo a.C.), si alleò con Fidenae per arginare l’invadenza della giovane Roma fra il 437 e il 436 a.C., dopo alterne vicende fu presa da Furio Camillo nel 395 a.C., si rimise in sesto e nel 293 si alleò agli Etruschi nel loro colpo di coda contro Roma. Battuta di nuovo, si risollevò ancora nel 241, l’ultimo anno della Prima Guerra Punica, ma Roma questa volta la rase al suolo e costrinse gli abitanti a spostarsi in una nuova città da loro edificata e battezzata Falerii Novi, in un luogo non difendibile. Ironia della sorte, oggi Falerii Novi è in rovine e Falerii Veteres, sia pure ribattezzata Civita Castellana, è una fiorente cittadina di benestanti, onestamente, più vivibile di Roma!. Là oltre il Tevere è ed era l’Umbria.
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