Tra le parole che ho portato con me dalla Maremma c’è sicuramente il termine “calìa” . Che fosse adoperato in senso dispregiativo era evidente dal contesto e dal tono, ma da dove derivasse no, non lo era di certo.

Nella Treccani oggi si legge: calìa s. f. [prob. der. di calare]. –1. Ciascuna delle minute particelle d’oro che si staccano nel lavorarlo. Ant. fare c. di qualche cosa, metterla in serbo. 2. fig. a. Cosa da niente, senza valore; anticaglia. b. Persona noiosa, che bada troppo alle minuzie; o persona malaticcia, piena d’acciacchi.

Dal Tommaseo Bellini:

CALÌA .S. f. Quegli scamuzzoli, cioè Minutissime particelle dell’oro che si spiccano da esso nel lavorarlo; detto così, quasi sia il calo, che fa l’oro. Cosa esce di moda, si dice che L’è una calía. Anco di pers. vestita alla foggia antica. Che calía! – Gli è una calía.

Nel “Grande Dizionario della Lingua italiana” troviamo alcuni esempi di utilizzo in scrittori toscani.

In Palazzeschi nell’accezione di “cosa senza valore”

Dopo essersi addobbate la cintura e il collo di fiocchi, il petto con qualche altra calìa, la testa con forcine e pettini luccicanti, incomincia­vano ad incipriarsi il viso.

Oppure in senso figurato di persona malaticcia, piena di acciac­chi, che si lamenta continuamente; persona gretta, che dà importanza alle minuzie:

I giovanotti d’oggigiorno… a restar sempre nella bambagia attaccati alle sottane delle mamme vengono su deboli, giallicci, maligni, ipocriti, calìe, e non si sa mai quello che covano dentro.

Di etimo incerto; si pensa derivi dal latino tardo cadivus (sec. II), derivato da cadére

Nel Vocabolario del Fiorentino contemporaneo alla voce calìa si legge:

sost. Femminile di chi, spec. bambino, mangia poco, o non si accontenta facilmente nel mangiare; di persona pedante; di chi in compagnia crea difficoltà per la troppa timidezza; di chi si veste in modo molto convenzionale; persona noiosa che fa continuamente pesare i propri piccoli guai suglia altri; persona malaticcia e lamentosa’.

E, se fossimo in Sicilia, augurerei “buona calìa a tutti”! E sì, perché nella mia terra d’origine la calìa sono i ceci “calìati” appunto, abbraustoliti, un buonissimo ricordo d’infanzia…

Altre parole desuete dell’idioma toscano

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