Uno studio geo-storico del territorio fiorentino

del prof. Giovanni Caselli

Territorio di Firenze, Prato e Pistoia in una antica carta

Il territorio, che si estende tutto attorno a Firenze e che le nostre vie traversano per diversi chilometri, contiene i resti archeologici che per secoli e secoli hanno caratterizzato la vita e il lavoro di chi viveva in campagna con il sistema della “mezzadria”. Chi non lo conosce, perché è troppo giovane per averlo visto, ma ne ha letto e anche studiato, lo descrive come “il paesaggio della mezzadria” che oggi ha solo lasciato pochi residui. La mezzadria era un sistema di produzione, anzi un sistema di vita, quando la nostra vita consisteva essenzialmente di produzione ai fini della riproduzione, che risale alla preistoria ed esisteva in epoca etrusca. La mezzadria era il sistema istituzionalizzato che caratterizzava il rapporto tra il contadino e il proprietario del terreno. Nell’epoca precedente all’ellenismo, ossia alla conquista della Persia da parte di Alessandro Magno, da noi l’epoca etrusca arcaica, fino al IV secolo a.C., la terra apparteneva agli dei che avevano un rapporto diretto con i sacerdoti che con gli dei comunicavano. … continua a leggere Uno studio geo-storico del territorio fiorentino

Montughi e dintorni

Veduta di Firenze dal convento di Montughi (1744)

Su per il colle di Montughi a Firenze

Il parco Stibbert a Firenze

galleria foto del Parco Stibbert

A Firenze: villa Fabbricotti e il suo parco

*vai a Firenze settecentesca nelle “vedute” di Giuseppe Zocchi

Firenze com’era: La Barriera di San Niccolò

da: Guido Carocci, I dintorni di Firenze, Galletti e Cocci 1907

Ponte di Ferro e Barriera di San Niccolò in una mappa del 1906

“La Barriera, eretta in sostituzione della vecchia porta di S. Niccolò, che nell’ampliamento di Firenze oltrarno rimase chiusa dentro la cinta daziaria, è posta di fianco al Ponte di Ferro in mezzo ad un piazzale dove fan capo numerose ed importanti strade. Sono le vie che in vario senso attraversano i vasti piani e percorrono le colline e i monti del Comune di Bagno a Ripoli, uno dei più importanti e più popolosi fra quelli che circondano il ristretto territorio comunale di Firenze. Due specialmente di coteste strade, la Via Aretina per S. Donato e la Via Chiantigiana sono fra le più antiche della Toscana e fra le arterie principali del transito e del movimento commerciale che da campagne ricche di prodotti del suolo, d’industrie e di popolazione si volgono verso la città. Fuori della Barriera di S. Niccolò, prima del 1864, non erano che delle case sparse ed un modesto villaggio aggruppato attorno alla chiesa parrocchiale di Ricorboli, mentre attualmente un nuovo e popoloso quartiere, attraversato da numerose e comode strade tracciate a poco alla volta in mezzo ai campi ed agli orti, si distende per un buon tratto della pianura e de’ colli vicini accrescendosi di continuo di nuove abitazioni, di palazzetti, e di villini. …

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Barriera del Romito

da Guido Carocci, I dintorni di Firenze, Galletti e Cocci 1881

“La località detta il Romito che trovasi qui poco distante, ha dato il nome a questa barriera posta sulla destra del torrente Mugnone che in questo punto è attraversato da un ponte di pietra eretto pochi anni prima dell’ingrandimento della città.
La via del Romito segue pressappoco la direzione dell’ antica strada che metteva alla Porta Faenza, situata nel luogo dove sorse dipoi la Fortezza da Basso.
IL ROMITO O IL ROMITUZZO è un piccolo borghetto composto in gran parte di trattorie e di osterie che i fiorentini han l’abitudine di frequentare assai, specialmente nelle domeniche. Un romito che abitava una piccola casetta con un oratorio, dove fu secoli indietro edificato lo spedaletto di Santa Lucia, oggi soppresso, dette il nome a questo luogo che per l’avanti era più noto con quello di Arcovata o Tra ‘Arcora.
L’ antico acquedotto etrusco, che dai poggi di Settimello costeggiando le pendici dei colli di Querceto, Doccia, Castello e Rifredi conduceva le acque a Firenze, passava appunto di qui sostenuto da una fila di arcate, aveva dato origine a quei nomi. Di questi archi parecchi erano in piedi quando il Manni scriveva le sue dotte memorie e due di essi mezzi rovinati giunsero fin quasi ai nostri giorni (1881 n.d.r.). …”

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Tracce di Firenze

Immagini e documenti della Firenze com’era

Emilio Burci. Veduta dell’Arno e della collina di San Miniato dal Lungarno Archibusieri (lio su tela 1868)

Tracce di Firenze è il titolo di uno scampolo museale all’interno di Palazzo Vecchio, due stanze, la cui visita è gratuita, che raccolgono mappe, stampe, alcuni particolari ad olio che raffigurano, ad opera di artisti italiani e stranieri, la Firenze di un tempo.
Sulle pagine di tuttatoscana molti gli articoli dedicati alla Firenze scomparsa per i rimaneggiamenti e le demolizioni attuate durante il periodo in cui fu capitale o la Firenze com’era, in base alle documentazioni o ricostruzioni delle epoche passate.
In questa pagina alcune immagini che riportano opere che la documentano in un determinato periodo storico.

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Firenze scomparsa: Mercato Vecchio (parte seconda)

Da Guido Carocci, Firenze scomparsa. Ricordi storico artistici, Firenze 1897

…Il mercato vecchio, sulla sinistra una casa torre

“La bella piazza destinata ad uso di mercato non ebbe aspetto e disposizioni regolari che per breve tempo, giacché i semplici banchi che occupavano tutto all’intorno la cosiddetta corona di Mercato, si tramutarono in baracche, prima provvisorie, poi stabili ed a po’per volta tutti gli spazi liberi vennero occupati dai venditori di vettovaglie. … e la decadenza divenne così piena ed assoluta. I palagi furono suddivisi in gran numero di quartieri dove s’installarono diecine di famiglie, le torri vennero abbassate per risparmiar la spesa del restauro, le logge si convertirono in botteghe, gli ampì e maestosi saloni vennero divisi e suddivisi in ambienti più piccoli e su tutte indistintamente le fabbriche di questo quartiere la noncuranza, la mancanza di affetto per l’arte, l’avidità di guadagni, l’opera del tempo, la bar barie della gente, il sudiciume, si collegarono a danno di quelle vecchie fabbriche le quali dovettero subire ogni sorta di mutilazioni e di guasti. E così tartassati, così mal ridotti, quei vecchi avanzi d’una grandezza scomparsa, giunsero fino a noi per esser condannati all’esterminio.

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Firenze scomparsa: Mercato Vecchio (parte prima)

Guido Carocci, Firenze scomparsa. Ricordi storico artistici, Firenze 1897

Firenze nel V secolo d.C in una ricostruzione di Corinto Corinti

“Era l’anima, il nocciolo, il primo nucleo di Firenze. Quella città d’origine romana sulla quale gli storici avevano raccolto così poche notizie, tanto da esser costretti a giustificare questa povertà di ricordi col dirla piccola e di poca importanza, era invece grande, fiorente, popolosa, ricchissima di ornamenti. E di questi ornamenti, imponentissimi, sontuosi, ricchi di marmi e di decorazioni, che nella magnificenza loro rispecchiavano quella del popolo che li aveva eretti, si trovarono le ampie tracce fra le fabbriche del Mercato Vecchio, perché il centro di Firenze medioevale corrispondeva perfettamente al centro della romana città. Quel Campidoglio attorno all’esistenza ed alla grandezza del quale erano state imbastite tante favole, sorgeva qui colle sue mura imponentissime che chiudevano e proteggevano l’immenso tempio di Giove Capitolino e gli altri fabbricati sacri al culto degli Dei o destinati a residenza delle cittadine autorità. All’esterno di questo gruppo imponente, erano i fossati, ed attorno una quantità di vie, di case, di palagi di terme. Verso il canto di Via degli Speziali apparvero le tracce della marmorea platea del foro; verso piazza degli Strozzi e la Via de’ Vecchietti i resti di terme vastissime e sontuose con impiantiti a mosaico di elegante disegno, vasche per le immersioni, tepidari, calidari, impluvi e tutti i servizi consueti di questo genere d’edifizi.

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Alla ricerca e alla scoperta di quel che resta della Firenze prima del “riordino” del 1881

di Salvina Pizzuoli

Il cosiddetto “riordino” del vecchio centro della città ebbe inizio effettivamente già nel 1881 secondo un progetto parziale approvato nel 1865 ai tempi di Firenze capitale e poi riproposto e articolato in successivi due piani, del 1885 e del 1888, che prevedevano un massiccio intervento in quella che era la Piazza del Mercato Vecchio oggi Piazza della Repubblica.
Un’area molto vasta ad impronta medievale sorta sulle rovine del precedente Foro Romano: si estendeva infatti da Via di Porta Rossa a Via Cerretani, da Piazza Strozzi e via dei Pescioni a Via de’ Calzaioli. In quest’area molte le case-fortezze delle più antiche famiglie fiorentine, insieme a quelle della borghesia cittadina, insieme alle più antiche chiese della città oggi non più esistenti, come Santa Maria in Campidoglio, il cui nome è riconducibile ad edifici tipici della società romana, ma anche l’oratorio trecentesco di Santa Maria della Tromba di cui rimane la tavola di Jacopo del Casentino alloggiata oggi in un angolo del Palazzo dell’Arte della lana nei pressi di Orsanmichele.

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Le mura e le porte di Firenze

da Guido Carocci, Firenze scomparsa. Ricordi storico artistici, Firenze 1897

Via dei Bastioni

“Gli ampi ed eleganti viali che descrivendo una specie di semicerchio, ombreggiati da alberi rigogliosi, fiancheggiati da graziosi casamenti, interrotti di tanto in tanto da piazzali e da fioriti giardini, vanno a ritrovare le due parti estreme del lungarno, segnano press’a poco la linea delle antiche mura cittadine. Firenze oltrarno, conserva tuttora quasi intatto il cerchio delle sue mura, mentre le mura della parte posta alla destra del fiume sono cadute per aprire nuovi sbocchi alla città rigurgitante di fabbricati. Di quelle mura che avevano vissuto circa sei secoli non è restato oggi che il ricordo, rappresentato da quei capi saldi che sono le porte e due antiche torri. Fu tra il 1280 e il 1300 che i Fiorentini uscendo dall’angusta cerchia che limitava la città fra l’Arno e la Piazza del Duomo, tra il Ponte alla Carraia e quello alle Grazie, pensarono di racchiudere entro una nuova cinta i sobborghi già ricchi di abitazioni e popolatissimi e dettero quindi mano alla costruzione di quelle mura che con poche modificazioni sono giunte fino a nostri giorni.

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Le vie “allargate”: via Buja

da Guido Carocci, Firenze scomparsa. Ricordi storico artistici, Firenze 1897

“Era un nome che calzava a pennello. Le fabbriche altissime, colle tettoie sporgenti che quasi si collegavano tra loro, erano così vicine, che vista da lontano la strada pareva una fessura ed una volta penetrati là dentro nel sollevare lo sguardo si vedeva appena una striscia meschina di cielo.
Il nome glielo avevano dato volgarmente e tutti la conoscevano per Via Buja; ma in antico aveva anche altri nomi: ma più particolarmente ebbe per un lungo periodo di tempo quello di Via Bertinella o Albertinella dal nome della famiglia Albertinelli o Bertinelli che in epoca remota vi aveva le case (Le case degli Albertinelli o Bertinelli erano per la maggior parte nel luogo occupato dal primitivo Spedale fondato da Folco Portinari, fra Piazza di S. Maria Nuova e la Via dell’Oriuolo, nel luogo oggi occupato dalla fabbrica dell’ Archivio Notarile). Oggi è un tratto della Via dell’Oriuolo, che il cartello municipale chiama…. ingenuamente, dell’Orivolo, strada, che come ognun sa, ebbe questo nome perché in una casa che vi corrisponde fu costruito il primo orologio per la torre di Palazzo Vecchio.

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