di Salvina Pizzuoli

Sin dal medioevo il colle di Montughi era popolato da ville e palazzi di agiate famiglie fiorentine che lo avevano eletto a luogo di villeggiatura.
È alla famiglia degli Ughi che probabilmente si deve il nome del colle che questa omonima e silenziosa strada in salita percorre in parte: ha inizio dopo il Museo Stibbert e nel suo toponimo conserva memoria del “monte degli Ughi o Mons Ugonis” dove l’antica e illustre famiglia ebbe molte residenze.
Ma il nome di Mons Ugonis, scriveva lo storico Guido Carocci nel suo “I dintorni di Firenze” (1875), è più remoto e trasse forse origine dai beni de’ Marchesi di Toscana o di qualche altra famiglia d’origine longobarda.
Il colle, aggiungeva, è tra le più vaghe colline prossime a Firenze, si distende tra la strada Bolognese, il piano già detto dell’Arcovata o dell’Arcora e del torrente Terzolle.
La bella strada ampia ed erta è fiancheggiata da giardini e ville che, oltre a delimitarne il tracciato, nascondono tra le alte mura ampi parchi frondosi. È una delle stradette tipiche di Firenze e della Toscana in genere dove il salto temporale per il visitatore è immediato e non solo perché le ville sono datate ed hanno una lunga storia che spesso si perde proprio perché antica, ma è il silenzio e l’ambientazione stessa a dare questa singolare sensazione.



Saliamo da via Federigo Stibbert costeggiata a sinistra da eleganti palazzotti e a destra dai giardini della vicina Villa Fabbricotti che confinano con il Parco del Museo. A sinistra, quasi di fronte all’ingresso di quest’ultimo, la chiesa di San Martino a Montughi. La tradizione la vuole edificata dalla famiglia Ughi come, prima dei rimaneggiamenti, indicava la presenza del loro stemma sulla facciata che, preceduta da una breve scalinata, si eleva con le linee sobrie delle lesene, raddoppiate per ciascun lato a brevissima distanza, e coronata in alto, nella sua struttura a capanna, dallo stretto frontone triangolare aggettato. Il quadrato campanile alloggia un’edicola campanaria resa agile dal motivo a lesene a fusto scanalato.
La sua lunga storia ha inizio nel 1222, anno a cui risale la prima documentazione. Fu più volte rimaneggiata con aggiunte e ristrutturazioni: nel XVIII secolo il soffitto, il campanile e l’altare maggiore e ancora, nei primi del XX secolo, la lunetta posta sull’architrave del portone che raffigura San Martino che divide il proprio mantello.

Una menzione particolare merita la canonica, accanto alla chiesa: fu voluta dall’allora rettore, l’illustre Don Francesco Campana, nel 1539 su disegni di Giuliano di Baccio D’Agnolo con la volta della loggia finemente decorata con stucchi a soggetto mitologico*


Di fronte si apre il palazzo che raccoglie in varie sale la preziosa collezione di Federigo Stibbert. La storia del Palazzo ha origine dalla famiglia Davanzati che possedeva varie ville, palazzi e il monastero di Santa Marta, oggi nella via omonima, sul colle di Montughi. Si chiamava Il Palagio che, ampliata negli anni con l’acquisto di altre dimore limitrofe già proprietà Davanzati, Stibbert, di madre toscana e padre inglese, modificò su progetto dell’architetto Fortini. I lavori durarono dal 1870 al 1883, trasformando anche il parco in origine all’italiana in un giardino con boschetti, statue, un tempietto egiziano su un laghetto e uno ellenistico.Il nuovo fabbricato assunse le caratteristiche di una costruzione medievaleggiante con i suoi merli e torri e finestre neogotiche e logge e avrebbe accolto nelle sue ampie sale i tesori che il collezionista Stibbert aveva accumulato negli anni: armi, arazzi, costumi, oggettistica e la famosa “Cavalcata” che, come si desume dal nome, ospita in un’ampia sala cavalieri a cavallo con le armature.



Proseguiamo lungo la bella strada delimitata da alti muri o da palazzi con loggette e loggiati, ville che conservano antichi nomi, come Villa Cresci appartenuta anch’essa ai Davanzati e poi passata di mano varie volte nel tempo.





E proseguiamo fino a Villa Guicciardini che fin da’ primi del xv secolo apparteneva, insieme ad altri beni posti su questi colli, alla famiglia Strozzi. I fratelli Arcidiacono Luigi e Senatore Alessandro Strozzi la vendevano il 1° Dicembre del 1690 al Conte Carlo De’ Bardi e dai successori di lui passò per eredità nei Conti Guicciardini che ne sono tuttora proprietarj. Nel 1857, prima di fare il suo ingresso solenne in Firenze, fece sosta in questa villa il Pontefice Pio IX.
Così il Carocci riporta nel suo testo notizie intorno a questa villa, un testo che documenta un patrimonio architettonico di cui si è persa quasi del tutto la memoria.
Dopo il giardino pubblico di Villa Ruspoli, la via di Montughi si apre sulla via Bolognese. Di fronte l’ingresso alla quattrocentesca villa La Pietra il cui nome trae origina dall’essere posta nei pressi della pietra miliare che indicava un miglio prima della Porta San Gallo; a sinistra l’ingresso con ampia cancellata all’ottocentesca villa Ruspoli che occupa un grande spazio sul versante della collina tanto che il fabbricato da su Via di Santa Marta.
A pochi metri a destra Villa La Loggia, oggi sede della Casa Editrice Giunti, era la residenza extra urbana della Famiglia Pazzi, che tanto avrebbe pesato sulla storia della città. Secondo quanto si tramanda fu la casa di Brunetto Latini, maestro di Dante, e il luogo in cui venne ordita la famosa congiura.


*Per approfondire: Calcedonio Donato “Montughi e la Primavera di Firenze”
*Ringraziamenti sentiti ad Andreea e Giovanni dell’ APS (Associazione AMICI di San Martino Via di Montughi 1, 50139 – FI) per i materiali gentilmente forniti.