Sezione Terza

di Salvina Pizzuoli

Proseguiamo la nostra visita dedicandola alla sezione che illustra l’archeologia della Maremma dalla Preistoria alla tarda età antica: dalla sala 13 alla sala 23.

Dell’età più lontana la ricostruzione “ideale” di una capanna villanoviana o dell’Età del ferro proprio perché durante gli scavi si evidenzia solo il fondo della capanna. Il nome deriva da Villanova, dove fu scoperto nel 1853 il primo gruppo di tombe; l’area di diffusione comprende due nuclei principali: emiliano e tirrenico. A struttura circolare ma anche rettangolare con il focolare al centro, di legno e graticci vegetali, canne di palude o paglia.

Un interessante reperto, per la sua complessione artistica della metà del secolo VII a.C., è la grande coppa proveniente dalla necropoli della Val Berretta (Castiglione della Pescaia) le cui alte anse sono decorate con anatre mobili.

Da Vetulonia la collana d’ambra e il pendente a forma di scarabeo del VII secolo a. C.: la località fu uno dei centri più importanti per la lavorazione dell’ambra considerata una pietra “magica” o comunque dai poteri curativi. Importata dalle regioni del nord, le attuali coste della Germania Danimarca Lituania e Lettonia, giungeva per via d’acqua al porto etrusco di Spina, nei pressi del delta del Po, centro importante di scambi tra l’oriente e l’occidente. Ci si muoveva infatti prevalentemente su acqua e contenitori di merci erano le anfore stivate nelle navi e ritrovate sui fondali dove il relitto era affondato per via dei marosi, i naufragi erano infatti molto frequenti.

Ma si fa presto a dire anfore, nel senso che l’evoluzione di questo particolare contenitore può essere utilizzata per datare il periodo e la zona di provenienza: nel Museo troviamo il contenitore più antico attestato, è l’anfora greco italica che nel IV secolo sostituì quella etrusca; legata all’espansione commerciale è la Dressel (II metà – I secolo a.C.) per il trasporto di vino e olio, sostituita nella seconda metà del I secolo da una più leggera; caratterizzata da diversi tipi che ne indicano la provenienza, come la Dressel 20, la cui localizzazione si attesta nella penisola iberica. Interessanti anche le ancore rinvenute, dalla più semplice, un grosso sassone bucato e legato ad una cima (esemplare ultimo a destra) o sempre di pietra ma allungate a destra e a sinistra con al centro un incavo a cui si legava la cima (esemplare primo in basso a sinistra).

Da Vulci un esemplare di ceramica etrusco – Corinzia, un vaso da simposio datato 610/570 a. C.

E per concludere in “bellezza” questa seconda visita segnaliamo dalla località La Polverosa. Orbetello, la lavorazione della collana d’oro trovata in una tomba e datata seconda metà del V secolo a. C.

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