di Giovanni Caselli

Esistono strade o tratti strada con nomi tradizionali evocativi. Oltre a vie campestri da sempre note come la Via Francigena; vi sono numerose Vie Romee, Vie Lauretane, Vie del Sale, e anche una Via Parigina, nel Valdarno superiore.  Il termine “Via Francigena” è oggi diventato sinonimo per “via di pellegrinaggio”. Tanto è vero che un percorso turistico dedicato a San Francesco, viene indicato come “Via Francigena di San Francesco”!

E’ facile capire come ad alcuni succeda di pensare a come verificare questa tradizione e provare l’emozione di calpestare strade che in realtà sono le “arterie” del sistema circolatorio della cultura. Si tratta delle arterie che hanno creato l’Europa e consentito ai paesi che la compongono di svilupparsi culturalmente, di saperi e conoscenze che sono in realtà una sintesi del sapere e delle conoscenze accumulate da ogni popolo e nazione del continente eurasiatico, diffusosi mediante questo sistema circolatorio la cui “aorta” è la Via della Seta. Con questo nome così evocativo si intende una rete globale di vie che ramificandosi per tutto il continente eurasiatico e il nord Africa, ha nutrito assai copiosamente la sua parte occidentale, quella  che i testi scolastici chiamano Europa, forse la più ricettiva per virtù di un istinto naturale che dall’Eta’ del Bronzo sembra aver spinto le genti dal centro del continente eurasiatico a seguire la direzione del sole: verso occidente.

Come scrisse il geografo W. Gordon East, nel suo volume Geography Behind History (1967):

“Se la geografia senza la storia pare una carcassa immobile, così la storia senza geografia vaga come una vagabonda senza fissa dimora”.

Lo studio della viabilità antica in Italia fa parte dell’urbanistica e non strettamente dell’archeologia, si avvale cioè di studi urbanistici, sociologici, antropologici, e solo marginalmente anche di dati archeologici. Gli itinerari, invece sono materia storica poiché si conoscono mediante documenti scritti, che consistono di diari di viaggio, guide per mercanti e pellegrini, e delle  loro osservazioni, di elenchi di ospitali e luoghi di sosta, archivi monastici ecc.

Fino ad arrivare al XVIII secolo quando i Granduchi Lorenesi producono il Catasto delle strade del Granducato e la mappa.* 

Carta del Granducato con le principali strade (1843) Clicca sull’immagine per ingrandirla

Insomma, a prescindere dallo stato fisico di una via o strada, c’è una sostanziale differenza di significato tra i termini via, strada, rotta, itinerario, ed è naturale che non tutti i camminatori, italiani in particolare, conoscano queste differenze, che sono poco chiare anche per quelli che scrivono guide. La causa è l’imprecisione nell’uso della lingua italiana. Una via è in genere legata all’ambito urbano: Via Garibaldi, Via Cavour ecc. Una strada è in genere quella che traversa una campagna, una regione, come una consolare romana o un itinerario di pellegrinaggio come accade per il termine Strada o Strata Francigena, in riferimento ad un tratto di strada frequentato abitualmente da pellegrini: in sostanza il pellegrino non seguiva una strada progettata o costruita appositamente per il suo uso, anche perché il pellegrino o il mercante, o il messaggero, avevano un elenco di toponimi che indicavano poste per il cambio di cavalli e luoghi di accoglienza, ostelli locande, alberghi. Il viaggiatore raggiungeva un toponimo dopo l’altro nel modo migliore possibile, sulla base della brevità, gradiente, sicurezza, stagionalità ecc.

Oggi le strade importanti sono per la maggiore statali o regionali con traffico intenso, ma in regioni come la Toscana, dove le strade trans regionali erano per motivi di sicurezza, pessime,  fino alle riforme lorenesi, troviamo che quasi tutte le antiche strade sono rimaste mulattiere abbandonate o relegate al ruolo di vicinali per uso locale pedonale perché tra XVIII e XIX secolo le grandi arterie furono riprogettate e modificate per il transito dei veicoli a ruote, le “barrocciabili”. Si vedano come esempi la  SS 71 dei Mandrioli che sostituì una via di transumanza e la Via del Passo di Serra; la SS70 della Consuma, che sostituisce la Via Vecchia Casentinese che ancora esiste e segue rigorosamente un crinale; la  SS 310 della Calla fu aperta solo negli anni 30 del XX secolo, sostituendo un antichissimo tratturo per greggi, che per lunghi tratti è ancora lastricato. Anticamente le uniche vie che consentivano di valicare l’Appennino in questa zona erano costituite da tratturi, mulattiere e strade sterrate per il servizio forestale di Campigna. Queste stradelle sterrate, tra le quali sono anche “le vie dei legni” che servivano per trasportare il pregiato legname sull’Arno in Casentino, dove veniva “fluitato” verso Firenze mediante “foderi”. La SS 67 del Muraglione, fu realizzata da Leopoldo II di Lorena nel 1836, in sostituzione della via romana per Premilcuore; la Via Bolognese sostituisce quella dell’Osteria Bruciata, unica via collegante Firenze con Bologna; fino ad allora la principale via di comunicazione tra Firenze e Bologna transitava dal Passo dell’ Osteria Bruciata, sul crinale appenninico che fa da confine tra gli attuali comuni di Scarperia e Firenzuola.  Il risultato è che soprattutto le vie trans-appenniniche attuali o posteriori al XVIII-XIX  secolo hanno tutte una versione antica che essendo stata abbandonata al tempo in cui fu costruita la nuova, è perfetta per il camminatore attuale che cerca di rivivere la storia oppure di recuperare lo spirito del pellegrino.           

Un tratto dell’antica strada da Firenze alla Verna

L’adattamento della viabilità alla ruota e quindi al motore ha causato la conservazione, spesso per trascuratezza (mai si è pensato di ripristinare il passaggio dopo aver creato una nuova strada in sostituzione di una strada inadeguata) di gran parte della viabilità antica che oggi viene a costituire tra l’altro l’infrastruttura ideale per ricollegare il patrimonio monumentale e storico del territorio.

La viabilità pre unitaria, in Toscana e non solo in questa regione, è una ideale infrastruttura per presidio del paesaggio storico- naturalistico, per la conoscenza dell’ambito agricolo e l’apprezzamento dei suoi prodotti tipici. Occorre inoltre dire chiaramente e senza esitazioni che chi non cammina lungo le strade della storia assai poco capirà della stessa storia. Chi vede la ricerca storica non solamente come esercizio letterario, filosofico ed estetico, ma come indagine e verifica sul passato, deve vestirsi da detective e mettersi in cammino, per cogliere ogni indizio che si trovi oltre che nelle fonti scritte, sul “luogo del delitto”, cioè lungo la strada che è il fiume della storia e arteria del sistema circolatorio della civiltà.

Da qualche tempo si sta verificando anche in Italia un fenomeno che nei paesi nordici comparve nel XVIII secolo, il ritorno al camminare e all’apprezzamento dei suoi benefici, come ben illustra Colin Speakman nel suo appassionato libro “Walk” (Great Northern Books, 2011).

La possibilità di conversare piacevolmente con degli sconosciuti coi quali ci capita di camminare, piuttosto che urlare offese l’uno contro l’altro, dal finestrino di un’auto, viene apprezzata da chi cammina.

Sono rarissimi quelli che camminando in campagna riconoscono e possono nominare correttamente ciò che vedono: un albero, un animale, un insetto, sono veramente rare le persone che sentono l’odore della volpe, del cervo o del cinghiale o sono capaci di prevedere un temporale vedendo le nubi o che sanno riconoscere la stagione dalla vegetazione e dai fiori, dai frutti presenti nei campi. La gente cerca le ciliegie o gli zucchini d’inverno. Uno si chiede a cosa servano questi saperi scomparsi: a nulla di pratico infatti, servono solo a liberare il “consumatore” dall’alienazione, e a riavvicinarlo alla sua natura, situazione indispensabile per riportare l’uomo allo stato di persona equilibrata e cosciente del suo stato innaturale.**

* F. Martelli, Dal catasto particellare ai registri di decima. Indicazioni per un percorso a ritroso attraverso le fonti catastali fiorentine (XVIII-XIX secolo) , in Fonti per la storia dell’architettura, della città, del territorio. Atti della giornata di studio, Empoli, 4 maggio 2006, a cura di A. Rovida, Firenze, Firenze University Press, 2008, pp. 61-110.

** Gianfranco Salvini, Il fascino della Via Francigena, Istituto di studi Lino Salvini, Firenze, 2008

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