Raggiungere la pieve romanica di Pernina sa un po’ di pellegrinaggio dovendo percorrere, volendo anche a piedi, strade bianche tra verdi boschi di lecci. La posizione è piena di fascino così com’è in un’ampia radura erbosa, il grande cipresso che svetta a sinistra e l’alto campanile a destra.

Il Romitorio e la “Scala Santa”

A poche centinaia di  metri, proseguendo lungo la strada sterrata, il Romitorio di Villa Cetinale e la Scala Santa, di 200 scalini scavati nella pietra, che li unisce e, dall’altro lato, a pochi metri dalla strada provinciale, il castello di Celsa: il paesaggio è da favola ed ha un sapore magico che solo il silenzio, interrotto da brevi cinguettii, può regalare al visitatore in una surreale visione d’insieme.

Documentata nel 1078 la pieve, detta di Santa Maria, oggi di San Giovanni Battista a Pernina viene attribuita dalla tradizione alla contessa Matilde, ma anche alla contessa Ava dei Lombardi o di Montemaggio, spesso confuse nel patrimonio delle leggende popolari per le loro opere pie, sebbene l’una operasse a distanza di un secolo dall’altra.

Oggi possiamo ammirarla nel suo recuperato aspetto romanico, opera di un restauro restitutivo degli anni ‘50 del secolo scorso, dopo vari rimaneggiamenti subiti.

In conci di calcare, ha tre navate e una sola abside e un quadrato campanile, di 22 metri circa, separato dal corpo principale della chiesa, la cui parte sovrastante fu aggiunta in epoca più tarda e i cui caratteri risultano tipici del XII secolo. Nel penultimo piano un elegante gioco di lesene, che sostengono vari archetti pensili, ingentilisce le bifore che vi si aprono.

All’interno le tre navate sono separate da archi su pilastri cruciformi bicromi dei quali alcuni presentano i capitelli decorati con disegni geometrici di vortici e di nastri.

È da qui che proviene, conservata oggi nel Museo di Colle di val d’Elsa, la tavola trecentesca di Luca di Tommè, una Madonna con Bambino.

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