
“APPIANO (S.) in Val d’Elsa. Pieve antica posta in collina fra la Via Regia di Firenze a Siena e la ripe destra dell’Elsa, […] e a 3 miglia toscane a ostro di Barberino di Val d’Elsa”.
Così il Repetti nel suo “Dizionario” colloca geograficamente l’antica pieve datata XII-XIII secolo.
Tra chiese romaniche del territorio fiorentino, è ricordata soprattutto per il secolare e insigne Battistero costruito nella campagna toscana. Separato dal corpo della chiesa, sorgeva di fronte alla sua facciata. Purtroppo a causa di una serie di terremoti che avevano colpito la zona nei primi anni dell’Ottocento era stato in parte abbattuto, “il timore e l’incuria”, scriveva il Repetti “fecero atterrare il restante”.
Quel che ne rimane oggi lascia immaginare l’antica fattura e la bella architettura che conferisce al luogo una suggestione particolare, forse proprio per quel poco che ne resta in piedi.





“Era di forma ottagona, sostenuto da colonne di pietra con architravi ed altri ornati”, scriveva ancora il Repetti. Ce ne danno una più particolareggiata descrizione le parole del proposto Lastri riportate nel libro di Luigi Biadi ”Memorie del piviere di S.Pietro in Bossolo e dei Paesi adiacenti:
“[…] è di figura ottagona, di pietre quadrate, senza intonaco né dentro né fuori e con due piccole porte, una in faccia alla Pieve, e l’altra che è la principale a mezzogiorno. Nel mezzo del tempio che nel suo interno è largo 17 braccia, è collocato il sacro fonte di figura tonda al di fuori e nell’interno con quattro semicerchi o pozzetti, a cui si sale per due gradini. Sopra di esso si solleva una svelta cupoletta pressapoco di figura conica sostenuta da quattro leggiadre colonne, ciascheduna composta di quattro metà, e con i capitelli ove sono scolpiti diversi geroglifici, con il buon Pastore, la pecora, la colomba, il T., ed il cerchio partito da due diametri in croce. Il restante della copertura è in volta con lavagne al di fuori. Dirimpetto alla porta di mezzogiorno sono tre Tribune che occupano tre lati dell’ottagono, alle quali si sale per due scale laterali che terminano in un piano di poche braccia, nel mezzo del quale è un altare isolato di figura quadra, e sostenuto da cinque colonnelli. Sotto l’accennato ripiano riesce una cappelletta mezza sotterranea ad uso di confessione secondo l’antico rito cristiano”
Di quanto descritto restano solo le quattro leggiadre colonne cruciformi e i capitelli con i loro simboli e decori, tra i quali il segno del Tau ripetuto in varie fogge.
A guardare dalla scalinata che ascende al sagrato, l’immagine che compare al visitatore ha un che di struggente per la straordinaria visione che nello stesso tempo coinvolge e incuriosisce.

Oltre le colonne dell’abbattuto Battistero la semplice e ampia facciata della pieve: a impianto basilicale a tre navate separate da due file di colonne, conserva all’interno alcune delle strutture originarie in pietra risalenti al XI secolo, come gli archi e i pilastri quadrangolari della navata sinistra e l’abside con arcatelle pensili e lesene; la navata di destra è caratterizzata da colonne con capitelli mentre quella di sinistra da colonne in pietra o mattoni; sempre a sinistra affreschi della prima e della seconda metà del ‘400: una Madonna in preghiera, S Domenico, San Sebastiano, Sant’Antonio abate e San Matteo. Nel chiostro un bell’archetto con decori a mattoni e trifore, tutti segni che testimoniano la lunga storia della sua architettura e ne contrassegnano le varie ricostruzioni, da quel lontano VIII secolo al quale si fa risalire la sua prima edificazione in onore di Sant’ Appiano, anche se documentata solo dal 990.

Era sicuramente sorta su un insediamento ancora più antico come dimostrerebbe la presenza, sotto il Battistero, di una costruzione quadrangolare e vari materiali tra i quali un pezzo di pavimentazione in opus signinum, la tecnica utilizzata dai Romani per proteggere dall’umidità e pertanto utilizzata nel rivestimento delle cisterne, delle terrazze, ambienti termali o per pavimentare; detto anche cocciopesto era costituito da frammenti fittili.

La zona si caratterizza infatti per la presenza diffusa di insediamenti etruschi e romani: Monteloro era il nome romano dato al colle su cui sorge la pieve probabilmente dal colore della roccia tufacea che lo costituisce.