Firenze in una guida Pineider del 1906

di Salvina Pizzuoli            

Il titolo è Guida manuale di Firenze e de’ suoi contorni, l’editore ha un nome noto, Francesco Pineider, l’anno di edizione è il 1906, il costo 1 lira. All’interno, su carta patinata e colorata, alcune pubblicità di esercenti privati colpiscono per l’uso dei termini come   Lung’Arno,  ancora  apostrofato o per l’indicazione, solo in poche, del numero di telefono composto spesso di sole tre o quattro cifre.

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Una terrazza su Firenze: Bellosguardo

Nella convalle fra gli aerei poggi
di Bellosguardo, ov’io cinta d’un fonte 
limpido fra le quete ombre di mille
giovinetti cipressi alle tre Dive
l’ara innalzo, e un fatidico laureto
in cui men verde serpeggia la vite
la protegge di tempio, al vago rito  
vieni, o Canova, e agl’inni
.

Ugo Foscolo, Le Grazie – Inno a Venere (vv. 9-16)

Il grande poeta vi soggiornò per circa un anno (1812-1813) e vi compose l’Inno alle Grazie ispirato ai canoni della “serena bellezza” neoclassica che Antonio Canova (cui dedicò questi versi) esaltava nelle sue opere artistiche di quegli anni. … continua a leggere Una terrazza su Firenze: Bellosguardo

Firenze scomparsa: la Zecca Vecchia

da: Guido Carocci, Firenze scomparsa, Firenze 1898

Fabio Borbottoni – Il complesso della Zecca Vecchia prima della distruzione

“La torre che non presenta oggi che le quattro mura di pietra, nude e senza adornamenti, ma che un giorno dovette essere assai più elevata e col coronamento merlato, sorge isolata alla estremità del Lungarno, di prospetto al viale Carlo Alberto (oggi viale della Giovane Italia n.d.r.). È l’unico avanzo, l’unico ricordo di una quantità di costruzioni antichissime che sorgevano in questo luogo e che erano conosciute col nomignolo comune di Zecca Vecchia.Prima della demolizione delle mura, la torre sorgeva sulla riva del fiume framezzo ai terrapieni di una fortezza smantellata, alle gore di mulini e di edifizi, poco distanti dalle mura che in questo luogo presentavano le tracce di una porta richiusa. Il fabbricato attiguo alla torre ed alle mura appariva come un’amalgama di parti antiche e di moderne: aveva de’ muraglioni colossali, degli stanzoni a volta, de’ lunghi corridoj, dei ballatoj sporgenti sulle fosse dove l’acqua dell’ Arno metteva in movimento le ruote dei mulini e le macchine di alcuni opifici per la fabbricazione di stoffe. … “

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Una lettura geo-storica del territorio fiorentino

del prof. Giovanni Caselli

Territorio di Firenze, Prato e Pistoia in una antica carta (clicca sull’immagine per ingrandire)

Il territorio, che si estende tutto attorno a Firenze e che le nostre vie traversano per diversi chilometri, contiene i resti archeologici che per secoli e secoli hanno caratterizzato la vita e il lavoro di chi viveva in campagna con il sistema della “mezzadria”. Chi non lo conosce, perché è troppo giovane per averlo visto, ma ne ha letto e anche studiato, lo descrive come “il paesaggio della mezzadria” che oggi ha solo lasciato pochi residui. La mezzadria era un sistema di produzione, anzi un sistema di vita, quando la nostra vita consisteva essenzialmente di produzione ai fini della riproduzione, che risale alla preistoria ed esisteva in epoca etrusca. La mezzadria era il sistema istituzionalizzato che caratterizzava il rapporto tra il contadino e il proprietario del terreno. Nell’epoca precedente all’ellenismo, ossia alla conquista della Persia da parte di Alessandro Magno, da noi l’epoca etrusca arcaica, fino al IV secolo a.C., la terra apparteneva agli dei che avevano un rapporto diretto con i sacerdoti che con gli dei comunicavano. … continua a leggere Una lettura geo-storica del territorio fiorentino

Nei dintorni di Firenze: La Lastra e via di Monterinaldi

di Salvina Pizzuoli

La Lastra e Monterinaldi. Particolare di una pianta di Firenze e dintorni del 1890

Siamo in località La Lastra che lega il suo nome alle lastre di pietra macigno sulle quali passava la strada scavata sul fianco del monte. Siamo subito fuori Firenze, proprio lungo quella strada che in tempi trascorsi portava dal Mugello in città e viceversa e delimitava l’antico insediamento che vi era sorto, oggi detta Bolognese Vecchia, contrapposta a quella che costeggia il borgo, spostata più in basso e verso il Mugnone, detta Bolognese Nuova. Come scriveva il Carocci nel suo “I dintorni di Firenze” (1881) il centro abitato si era sviluppato proprio per la sua posizione strategica verso il contado ed era quindi zona di sosta per pellegrini e mercanti tanto che vi sorgevano alberghi, osterie e anche uno spedaletto ma che perdette quei vantaggi quando verso la metà del decorso secolo, per attenuare la ripidità della strada che girava per due lati attorno al Monte Rinaldi, se ne spostò più in basso il tracciato ed il vecchio borgo fu tagliato fuori. … continua a leggere Nei dintorni di Firenze: La Lastra e via di Monterinaldi

Firenze scomparsa: i vecchi Tiratoi a Firenze

Da: Guido Carocci, Firenze scomparsa, Firenze 1898

Fabio Bprbpttoni – Tiratoio delle grazie

“Ricordo e simbolo dell’importanza infinita di un’arte che fu la causa prima e principale della ricchezza e della potenza di Firenze erano i tiratoi, quei colossali e strani fabbricati che fra un basamento di pietrami ed una gigantesca tettoia racchiudevano un laberinto di terrazze, di scale, di anditi, di antenne, di traverse, di staggi, una costruzione di legname insomma d’un tipo tutto speciale. Come lo dice il loro stesso nome, cotesti edifizi erano usati per stendere e tirare le stoffe, nella stessa guisa che le Gualchiere erette fuori della città sulle rive dell’Arno servivano a lavare e battere le stoffe medesime. Appartenevano o alla corporazione dell’arte della Lana o a società commerciali o a famiglie che esercitavano l’arte della lana o quella della tintoria. L’ampiezza di questi tiratoi dove potevano trovar posto migliaia di braccia di stoffe e matasse in gran copia, il numero cospicuo di questi edifizi esistiti in un epoca a Firenze servono a dare una idea della immensa quantità di produzione che Firenze diffondeva in ogni parte del mondo. E l’arte della lana era difatti la fonte principale di quelle ricchezze che affluivano a Firenze e che facevano della nostra repubblica uno de’ più forti e più autorevoli Stati d’Italia. Le galere coll’orifiamma fiorentina trasportavano anche ne’ mari più lontani i panni qui lavorati, in tutti i centri più importanti d’Europa e d’Asia i nostri mercatanti avevano case e rappresentanti ed i guadagni prodotti da quest’industria contribuirono efficacemente a render Firenze così splendida per dovizia e per imponenza di monumenti. Nel xiv e xv secolo si può dire che oltre una metà della nostra popolazione fosse occupata nell’esercizio dell’arte della lana e ricercando fra le matricole di quest’arte si ritroverebbero facilmente fra i proprietari di tiratoi, di fabbriche, di fondachi, di banchi d’arte della lana i nomi delle famiglie che nella storia fiorentina occupano le pagine più gloriose, delle famiglie più cospicue che costituirono la nostra nobiltà. Li stessi cittadini che discendevano dai più alti lignaggi, che avevano conquistato i gradi più elevati nel governo dello stato, che avevano avuto onori e titoli e dalla repubblica e da sovrani stranieri, stavano a trattar di persona i loro affari, dirigevano i loro fondaci, andavano all’estero per ismerciare le loro mercanzie.

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Le gualchiere di Remole

di Salvina Pizzuoli

Le gualchiere di Remole

Chi percorre la via di Rosano lungo la riva sinistra dell’Arno, in prossimità di via di Remoluzzo, vede comparire i merli di antiche torrette in pietra e laterizio: si tratta delle gualchiere di Remole testimonianza della fiorente industria laniera fiorentina nel lontano XIV secolo.

Sono ancora lì, ormai in disuso e in grande degrado, ma ancora presenti nonostante l’età ad attestare la loro storia lunghissima che si muove dal lontano 1327 circa fino al 1966, anno dell’ultima alluvione devastante del fiume, quando furono completamente dismesse e abbandonate non da quello che fu il loro ruolo originario ma di mulino da grano e frantoio.

Ma cosa erano le gualchiere e quale ruolo ricoprivano nella produzione dei “panni lani”?

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Firenze scomparsa: lungo l’Arno (prima parte)

Da: Guido Carocci, Firenze scomparsa, Firenze 1898

Fabio Borbotttoni – Veduta di Firenze da villa Bardini

Le immagini di questo e degli altri articoli di “Firenze scomparsa” sono riprese dalle tele del pittore Fabio Borbottoni*

“Nel suo lungo e serpeggiante percorso attraverso alle fiorenti pianure ed ai colli ubertosi, rispecchia nelle sue acque i paesaggi più giocondi e più variati e le rive del maggior fiume della Toscana costituiscono un vero trionfo del bello e del pittoresco. Ma ciò che soprattutto ha dato una vera celebrità a queste rive è la passeggiata del Lungarno, così serenamente gaia, così superbamente elegante. Ed a questa bellezza resero tributo di lode e di ammirazione quanti letterati e poeti stranieri scrissero in altri tempi di Firenze, de’ suoi pregi, dei suoi costumi. Furono inni di entusiasmo e di meraviglia prodigati a larga mano a questa superba passeggiata, a questa via che irradiata dai riflessi del sole che dinanzi a lei va a nascondersi dietro la linea de’ poggi, passa mollemente fra il fiume ed una spalliera di palazzi e di case eleganti. E queste lodi non sono di data recente, né ispirate dagli ultimi abbellimenti e dalle aggiunte fatte sulle due rive del fiume. … continua a leggere Firenze scomparsa: lungo l’Arno (prima parte)