di Giovanni Caselli

Isolata sui colli alle falde della collina del Castello, accanto ad una casa colonica oggi adibita a centro di accoglienza e foresteria per i numerosi fedeli che giungono soprattutto la domenica da ogni parte, è il monumento più notevole del Casentino dopo il castello di Poppi. Il Prof Bronowski presentò un documentario televisivo, una pietra miliare nella storia della BBC, diviso in 13 parti intitolato The Ascent of Man, del 1973 : Il primo prodotto dell’ingegno umano che Bronowski decise di mostrare fu proprio la pieve di Romena. Questa scelta mi rimase molto impressa perché chiaramente dimostrava cosa l’uomo poteva trarre dalla grezza pietra: un’opera che ha il potere di trasmettere spiritualità anche agli animi più insensibili. Sia pure danneggiata e tarpata delle sue campate originali da terremoti e intemperie, la Pieve di Romena ha il potere di muovere le tempre più dure, i materialisti più incalliti.

Nel 1678 la facciata e le due campate anteriori crollarono a causa del cedimento del terreno di fronte alla chiesa. Durante scavi effettuati nel 1970, furono scoperte le fondamenta di una chiesa più antica, a sua volta eretta sulle rovine di un edificio romano. Probabilmente una locanda, con bagno pubblico, situata sulla via romana da Arezzo al Mugello dove evidentemente nelle cui rovine causate dalle guerre greco gotiche del V secolo si era rifugiata una comunità di cristiani sbandati.
I capitelli figurati nello stile dell’epoca romanica, ma di remota origine orientale, portano la data di costruzione della chiesa: 1152 (primo capitello a sinistra). Le scene scolpite nei capitelli sono ispirate al Nuovo Testamento, e raffigurano Pietro, Andrea, Luca, Giovanni, Marco e Matteo. Il campanile, che ha subito crolli e rimaneggiamenti appare essere più antico del corpo della chiesa. Le numerose opere d’arte un tempo contenute nella chiesa sono oggi disperse in diversi altri luoghi.

Come sempre vi erano pale d’altare gotiche a tempera di pittori di scuola fiorentina. Due tavole sono di Giovanni del Biondo di Borgo alla Collina, un’opera è del Maestro di Varlungo, un maestro immigrato, di cultura bizantina. La torre campanaria è addossata alla parte sinistra delle chiesa. La parte più bassa è precedente alla chiesa attuale e probabilmente faceva parte della chiesa primitiva ed era molto più alto, due terremoti, uno nel 1599 e l’0altro 1729 causarono seri danni alla costruzione della chiesa e del campanile, che nel XVIII secolo fu abbassato ulteriormente e fu costruita la torre campanaria attuale.
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