di Salvina Pizzuoli

Siamo in località La Lastra che lega il suo nome alle lastre di pietra macigno sulle quali passava la strada scavata sul fianco del monte. Siamo subito fuori Firenze, proprio lungo quella strada che in tempi trascorsi portava dal Mugello in città e viceversa e delimitava l’antico insediamento che vi era sorto, oggi detta Bolognese Vecchia, contrapposta a quella che costeggia il borgo, spostata più in basso e verso il Mugnone, detta Bolognese Nuova. Come scriveva il Carocci nel suo “I dintorni di Firenze” (1881) il centro abitato si era sviluppato proprio per la sua posizione strategica verso il contado ed era quindi zona di sosta per pellegrini e mercanti tanto che vi sorgevano alberghi, osterie e anche uno spedaletto ma che perdette quei vantaggi quando verso la metà del decorso secolo, per attenuare la ripidità della strada che girava per due lati attorno al Monte Rinaldi, se ne spostò più in basso il tracciato ed il vecchio borgo fu tagliato fuori.

Vari i momenti della storia, ricorda lo studioso ottocentesco, che hanno visto La Lastra protagonista di pagine interessanti a partire dal lontano 1304: i fuoriusciti Bianchi vi fecero sosta in attesa dei rinforzi che dovevano arrivare da Pistoia per un attacco con le armi contro Firenze per tornarvi con la forza. L’attacco, la storia ce lo racconta, per l’intemperanza di Baschiera Tosinghi, o Del Tosa come riportato da altri, che non attese i rinforzi, non andò a buon fine. Una pagina di storia che ebbe, da più parti si disse, tra i protagonisti anche il sommo padre Dante, anch’egli tra i guelfi bianchi, anche se da lui stesso smentita nei versi della Commedia nell’incontro con Cacciaguida (Canto XVII del Paradiso) che gli predice l’esilio e fa riferimento alla vicenda sottolineando ch’a te fia bello averti fatta parte per te stesso, verso interpretato appunto come un allontanamento e una non partecipazione del Poeta alle posizioni e alle azioni dei suoi compagni di fazione.
“Chi si trovi oggi a percorrere il tratto di via Bolognese all’altezza de La Lastra, fra il Poggiolino e Monterinaldi,[…]farà fatica a immaginare quel piccolo pianoro, con gli olivi e i cipressi che occhieggiano dai muri di cinta delle ville, occupato dalle tende e dalle masserizie del piccolo esercito che vi stava accampato la mattina di lunedì 20 luglio 1304. Cavalieri, fanti e balestrieri (secondo le fonti circa 1.600 i primi e 9.000 nel complesso i secondi) vi erano giunti dalla sera precedente provenienti dal Mugello, e vi avevano posto il campo in attesa di muovere verso Firenze.[…]” (da “Portale Storia di Firenze”, http://www.storiadifirenze.org).

In effetti l’amenità del luogo, gli scorci che si aprono a destra verso il colle su cui sorge Fiesole e sullo sfondo il panorama incantevole di Firenze, non portano l’immaginazione verso scenari di battaglie e di armati ma, trascorrere tra le strette strade che da via della Lastra si diramano con via di Monterinaldi, predispongono alla serenità sostenute dalle bellezze naturali del luogo e dalle abilità dell’uomo che ha saputo inserirvisi in modo armonioso.

Colpisce infatti, giunti in cima al cocuzzolo, la presenza di costruzioni abbarbicate sul declivio scosceso del colle, volte ad est, illuminate e festose in questa giornata di sole con le loro strutture di pietra forte che, alla luce, evidenziano le calde sfumature dei grigi e dei marroni chiari. Non sono solo delle villette, ma sono il risultato della creatività di un grande architetto, dalle prospettive avveniristiche, dato il periodo in cui sono state concepite: sono il risultato del progetto di Leonardo Ricci (1918 – 1994) al cui nome sono legate altre realizzazioni a Firenze, un esempio tangibile di un’architettura integrata, una pagina della storia più recente di questo territorio che ha lasciato traccia importante nell’architettura fiorentina che si fregia non solo di strutture rinascimentali.
Ma raccontiamo un po’ la storia di questa parte della collina e della realizzazione di Ricci.
Dove prima c’era solo un pendio scosceso e una cava di pietraforte, l’architetto inserì nel tempo l’insieme di quindici villette a partire dalla propria casa-studio: acquistò tutta l’area edificabile e ne vendette i lotti a prezzi vantaggiosi agli amici e colleghi che ne appoggiavano il progetto. Ideato nel 1948 il progetto fu realizzato in modo completo nel 1968. L’abitazione privata fu terminata nel 1952 e fu costruita in quella parte della collina vicina alle cave da cui veniva estratto il materiale lapideo perfettamente adattata ai dislivelli del terreno con terrazzamenti paragonabili a giardini pensili: muri in pietraforte, cemento armato a vista, infissi metallici, tetti piani e grandi terrazze aggettanti, ferro e vetrate colorate, mosaici e pitture. con interni morbidi senza ostacoli o barriere. Le case, scriveva Ricci, devono nascere dal sito in cui sono ubicate, utilizzando i materiali lì disponibili, quasi un unico organismo generato dalla terra che le accoglie.
Un luogo, la sua storia che avremmo continuato a non considerare se avessimo deciso di percorrere la solita strada!

