Le donne etrusche

di Alessandro Ferrini

Nell’antica Roma le donne, per quanto di famiglia illustre, come appare nelle iscrizioni, sono assai spesso individuate con il solo nomen (Claudia, Cornelia, Livia anche se imperatrice); le donne etrusche invece accanto al nomen riportano anche il praenomen a sottolineare l’importanza del loro ruolo sociale. Inoltre, mentre la forma onomastica latina menziona, dopo il prenome e il gentilizio, solamente il prenome del padre: M(arcus) Tullius M(arci) f(ilius), l’epigrafia etrusca vi aggiungeva anche il nome della madre, spesso accompagnato dal suo praenomen. Un pretore di Tarquinia viene così indicato: Larth Arnthal Plecus clan Ramthase Apatrual, cioè “Lars, figlio di Arruns Pleco e di Ramtha Apatronia”.

Ormai è noto che le donne etrusche partecipassero alla vita sociale con pari dignità rispetto all’uomo; raffinate, indipendenti, libere, disinibite, almeno a quanto testimoniano gli affreschi tombali, godevano di una posizione privilegiata nel mondo antico e per questo suscitavano la riprovazione in certi ambienti arcaici sia greci che romani.

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