da Porta San Gallo alle Filigare

di Alessandro Ferrini

Prospetto Dogana delle Filigare (ASFI)

Il grande sviluppo stradale promosso da Leopoldo II implicò anche il miglioramento dei servizi connessi al trasporto di merci, persone e corrispondenza lungo le principali arterie di transito, come la Bolognese, che venivano servite da strutture ricettive situate a distanze regolari, le cosiddette “poste”, e pertanto erano chiamate strade postali, sotto la sovraintendenza dell’autorità governativa. Le “poste” erano stazioni fisse adibite alla sostituzione dei cavalli, al ristoro e al pernottamento dei viaggiatori e dei corrieri; venivano date in concessione ai “postieri” o “maestri di posta”, e controllate regolamentate dalle autorità pubbliche; erano in tutto simili alle mansiones che in epoca romana fornivano gli stessi servizi lungo le grandi arterie consolari.

La distanza fra le stazioni, variava a seconda della tipologia del territorio attraversato, da un minimo di 4-5 miglia1 nelle zone più impervie a un massimo di 17–18 in pianura (per indicare le distanze del percorso veniva utilizzata anche una nuova misura, la “posta” pari a 7,4 miglia). Era tuttavia permessa anche l’esistenza di locande e osterie private purché non praticassero una politica concorrenziale ai danni delle strutture ufficiali.

Le stazioni di posta vennero spesso collocate all’interno di edifici già esistenti, locande o osterie come per la stazione di Montecarelli (ancora oggi esistente), purché avessero una struttura idonea fornita di ampi locali, stalle e fienili. Avevano anche l’obbligo di porre un’insegna sulla facciata con lo stemma granducale e di essere ben visibili da lontano anche di notte o in caso di tempaccio. Nei dintorni ben presto si aprirono botteghe artigianali e cappelle, costituendo nel tempo l’origine di piccoli nuclei urbani, come nel caso di Fontebuona.

Prospetto e pianta della posta dell’Uccellatoio (ASFI)

Partendo da Porta San Gallo, a Firenze, verso Bologna, la prima posta era all’Uccellatoio, situata nei pressi della villa di Pratolino2; era costituita da un edificio molto grande e sviluppato su tre piani, come evidenzia la planimetria, un piazzale antistante a un loggiato la separava dalla strada maestra e sul lato a est un grande portone introduceva all’edificio perpendicolare rispetto al fabbricato, destinato alle stalle, una pubblica molto ampia e altre più piccole ad uso privato. Nel 1755, pochi anni dopo l’apertura del nuovo tracciato della strada, la stazione fu chiusa e spostata in una nuova struttura a Fontebuona distante circa un’ora e mezzo da Firenze e dove fin da tempi antichi si celebrava la bontà dell’acqua di una fonte spontanea.

Secondo quanto riportato dal D’Ancona3 nel piccolo paese, affacciate sulla strada (oggi via dell’Arco) si trovavano sia la posta sia un’antica locanda preesistente: al n.46 il portone della stalla, al 54 l’abitazione e all’odierno n.36 la locanda.

Pianta della posta di Fontebuona e della Cappella situata di fronte all’edificio

Da qui occorreva un’altra ora e mezzo per raggiungere la successiva stazione situata accanto alla villa di Cafaggiolo:

Giusto Utens. la villa di Cafaggiolo (1599-1602)

Il complesso della posta – osteria era strutturato in due blocchi, di cui il primo, disposto perpendicolarmente alla strada maestra, consentiva l’accesso dei cavalli, con fienile, stalla e rimessa; l’altro blocco, sul viale che conduce al palazzo era riservato all’accoglienza dei viaggiatori, con portico e stanza comune d’ingresso a piano terra comprensivo di cucina, dispensa e stanza per diversi usi. Il piano superiore comprendeva, nel primo blocco, l’uso di uno spazio per “camerone dei vetturini”, mentre nel secondo blocco era stata predisposta una sala comune e le camere private per gli ospiti.4

Dopo Cafaggiolo la strada iniziava a salire costantemente, ci volevano circa due ore per le 6,6 miglia fino alla stazione di Montecarelli dove esisteva già una vecchia locanda. L’edificio è ancora oggi adibito a ristoro ed è già stato trattato in un articolo presente sulla rivista

La stazione successiva si trovava a Covigliaio ed erano necessarie altre due ore per percorrere le 7,83 miglia di strada montuosa. L’edificio esiste ancora e mantiene una struttura simile a quella originale sviluppata su tre piani al margine della strada Regia con un ampio portico a pianterreno che dava accesso all’area dedicata alla rimessa e come in molti altri casi, aveva una fonte di acqua corrente. Durante gli anni Ottanta fu trasformato in residenza per anziani con il nome Villa le Ortensie, ancora oggi funzionante.

L’edificio dell’antica Posta di Covigliaio trasformato in albergo in una cartolina di fine Ottocento

Da questa stazione occorreva un’altra ora e mezzo, purché il tempo si mantenesse buono, per coprire le 5,75 miglia fino al confine delle Filigare.

Lungo questo tratto, poco prima del passo della Raticosa, era situata la posta di Pietramala, ultimo paese del Mugello dove il vecchio percorso passante per il Giogo di Scarperia si ricongiungeva al nuovo tracciato. Il luogo era circondato da racconti misteriosi e terribili in quanto diversi viaggiatori che soggiornavano nella locanda sparivano senza lasciare traccia pare ad opera di una banda di malfattori che dopo averli derubati li uccideva facendone sparire i corpi.

Ma Pietramala era assurta all’onore delle cronache di viaggio anche per un altro fenomeno singolare, quello di strani fuochi che scaturivano dal terreno visibili di notte e dovuti a esalazioni di metano (come fu scoperto in seguito) che richiamarono l’attenzione di numerosi uomini di scienza, tra questi Alessandro Volta nel 1780.

Alle Filigare era situata un’altra stazione anch’essa sviluppata su tre livelli con ampie strutture per accogliere i viaggiatori.

Passato il confine si impiegavano sei – sette ore per scendere verso Bologna incontrando altre tre stazioni a Scaricalasino, Loiano e Pianoro.

Senza inconvenienti e con la stagione propizia occorrevano intorno alle 15-16 ore per coprire l’intero percorso. Un tempo ragionevolmente breve rapportato a quell’epoca.

Nel 1862 furono soppresse tutte le stazioni di posta come istituzioni pubbliche sulla strada della Futa molte di queste mantennero la loro attività alberghiera e di ristoro gestita da privati.

Note:

1. miglio toscano pari a 1653,33 metri

2.Nella zona di Pratolino esisteva già una locanda fin dal XIV secolo dove vennero ambientate alcune burle del piovano Arlotto pubblicate da un anonimo alla fine del Quattrocento col titolo: I motti e facezie del Piovano Arlotto.  

3.Alessandro d’Ancona,  Saggio di una bibliografia ragionata dei viaggi e della descrizioni d’Italia e dei costumi italiani in lingue straniere, Tonini 1980

4.Fabiana Susini, Tesi di dottorato di Storia dell’Architettura, UNIFI, 2014

Altri ausili bibliografici:

Daniele Sterpos, Comunicazioni stradali attraverso il tempi, De Agostini 1961

La Toscana dei Lorena, a cura di Zeffiro Ciuffoletti, Olschki 1989

Carte giacenti all’Archivio di Stato di Firenze

https://cultura.ilfilo.net/dal-giogo-alla-futa-la-rivoluzione-stradale-delleta-lorenese-in-mugello/

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