Vagli di Sotto e Roggio

Superato Poggio si entra nella valle dell’Edron. Il paesaggio è di quelli che non si possono dimenticare soprattutto quando l’autunno dipinge con i suoi gialli e rossi i boschi che affollano i fianchi dei monti. Ma lo scenario, addentrandosi nella valle, si allarga in alto dove svettano a corona le cime aguzze delle Apuane.


In prossimità della diga si aggiunge allo spettacolo la vista del lago, anche se in questa stagione abbastanza in secca (ma non tanto da far riemergere le spoglie dell’antico paese di Fabbrica), e del suggestivo agglomerato di Vagli di Sotto arroccato su un promontorio di là da uno dei bracci dell’invaso a circa 600 metri di altitudine; alle sue spalle più in alto Vagli di Sopra su un costone allungato, sopra al quale si stagliano le grigie guglie della Penna di Campocatino.

Ma lo scenario a perdita d’occhio è tutto da godere dalla Chiesa di San Bartolomeo a Roggio (800 metri).

Si raggiunge Vagli di Sotto attraversando un ponte su un ramo stretto del lago omonimo. Il paese, tutto in salita, non manca di scorci e di bellezze legate alla storia del suo antico passato e ancora oggi documentata nella torre campanaria e nella struttura romanico-gotica, all’esterno, della chiesa di San Regolo che si raggiunge seguendo l’impianto ad anelli concentrici dell’abitato che trovano in essa il loro culmine. Vagli deve la sua importanza alla posizione strategica a guardia dell’antica via che congiungeva l’entroterra garfagnino al mare.

La chiesa di San Regolo, del XIII secolo circa, conserva elementi in stile romanico-gotico nonostante i rimaneggiamenti successivi. Accanto alla possente torre campanaria con un’elegante bifora nella parte più bassa, la facciata alterna fasce in pietra calcare con fasce di marmo bianco. Il portale laterale presenta simboli medievali accanto ad un’architrave con lunetta, a tutto sesto, di marmo bianco. All’interno, oggi in ristrutturazione, l’acquasantiera del XV secolo.

Un gioiello più antico dell’arte romanica è costituito dalla chiesa di Sant’Agostino di fronte al paese vecchio, oltre il braccio di lago su cui sorge il paese: in origine ad un’unica navata, furono aggiunte successivamente una navata laterale e un’abside che affiancava la maggiore. Datata intorno all’XI secolo conserva all’interno dei pregevoli capitelli istoriati con girali intrecciati, a stella, animali mitologici (si può visitare chiedendo la chiave nel bar panineria lungo la strada).


Salire a Roggio merita per la bella chiesa di San Bartolomeo, per il panorama che si gode dall’alto, per la particolarità del suo abitato con le strade strette a ciottoli e lastricati, per la sua struttura tutta in salita che leva il fiato: scorci pittoreschi la rendono meno pesante, ma conviene affrontarla con lentezza, almeno i visitatori cittadini non avvezzi a scarpinate in montagna.
Ed eccoci ad ammirare la bella cerchia di monti che si abbracciano volgendo lo sguardo a semicerchio: in alto le loro guglie aguzze si perdono nel blu mentre in basso le pendici pedemontane si vestono dei colori dell’autunno: la Roccandagia, la Tambura, il monte Fiocca.

San Bartolomeo originariamente diversa per i numerosi rimaneggiamenti subiti, è datata XIII secolo. Al suo interno conserva un’antica ancona in marmo posta nell’abside.
Se volete rifocillarvi consigliamo di fermarvi al ristorante “La Capannina”, da Andrea Coletti, per assaggiare piatti sani e genuini con prodotti locali a chilometro zero: pasta fatta in casa, funghi, frittelle di castagne con ricotta… una vera delizia! E se vi innamorate del posto, come è accaduto a molti, potete anche soggiornarvi per successive escursioni.


E buona Garfagnana a tutti.
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