di Salvina Pizzuoli

Sulla via Faentina, in prossimità di Borgo San Lorenzo non si può non notare la semplice ma imponente struttura della pieve accanto alla quale, a sinistra, sorge l’oratorio della Compagnia dell’Annunziata e ancora accanto, con un loggiato su due colonne, forse appartenenti a quello antico della chiesa stessa, un edificio novecentesco che ai tempi aveva funzione di teatro parrocchiale.

Colpisce con la sua posizione geografica colta nel contesto del paesaggio “nascosta fra i clec1ivi scoscesi di Montesenario a sinistra del torrente Faltona tributario del Sieve”, come si legge in un articolo di Mario Salmi, datato 1914 dal titolo “Architettura romanica in Mugello”.

Una pieve antichissima “ricordata in tre rogiti del 1016, del 1076 e del 1085 e anch’essa ha origini anteriori al mille” si legge ancora sul testo del Salmi.

Lo storico ottocentesco Repetti nel suo Dizionario la definisce geograficamente collocandola “nella Val di Sieve. Pieve antichissima dedicata a S. Felicita nella Comunità Giurisdizione e 2 miglia toscane a scirocco del Borgo S. Lorenzo, Diocesi e Compartimento di Firenze. Questa chiesa trovasi distinta nelle vecchie carte ora col nome del torrente Faltona, che ne rasenta le mura dal lato orientale, e spesse volte è chiamata S. Felicita a Larciano, da un castello che si dice esistito un miglio toscano sopra la pieve” alimentando con quest’ultima indicazione una serie di dubbi geografico storici che però confuta di seguito.

Il torrente Faltona

Oggi la pieve non è visitabile per motivi di sicurezza e il visitatore deve accontentarsi di immaginarne l’interno attraverso le descrizioni di chi ha avuto in tempi non recenti questa possibilità, dai documenti e dai reperti che sono alloggiati nel Museo d’Arte Sacra di Vicchio, dalla documentazione scritta.

Una curiosità: sulla porta che dal cortile laterale immette all’area absidale, difficile da notare, un capitello murato sopra l’arco della porta.

Si tratta presumibilmente di un “pezzo” rimasto di una struttura decorativa appartenuta alla preesistente pieve preromanica, tra l’VIII e il IX secolo, prima dell’attuale e sopravvissuto ai successivi rifacimenti e ristrutturazioni.

Rimaneggiata nel tempo conserva complessivamente la sua struttura originaria ripristinata con restauri nel 1897 e nel 1907; tra il 1912 e il 1914 fu abbattuto il vecchio campanile per edificare l’attuale a torre, data che si può oggi leggere sul campanile medesimo. Sulla facciata il simbolo dell’itinerario Liberty: sono infatti attribuite a Leto Chini la decorazione della Cappella del Rosario e le vetrate della chiesa.

Le linee architettoniche complessive, nonostante i rifacimenti nel tempo, evidenziano comunque una struttura medievale con il filaretto delle sue pietre, la facciata a quattro spioventi, un unico portale. Interessante a tale proposito è la struttura dell’abside che evidenzia caratteri attribuibili a maestranze lombarde: sotto una cornice ad archetti pensili si collocano una serie di piccoli fornici riuniti a due a due tra lesene che corrono fino alla base, sotto le quali, una per parte, due monofore: un gioco di vuoti e pieni, di luci ed ombre.

L’interno di Santa felicita, la foto è tratta da “Chiese, cappelle, oratori di Borgo San Lorenzo e del suo territorio” Editori dell’Acero, 2016

L’interno a tre navate culmina in quella centrale con una tribuna semicircolare mentre è separata dalle laterali da una serie di pilastri massicci che sorreggono archi a sesto intero. Sorta nei pressi della romana via Faventina, svolgeva un ruolo importante nell’economia del territorio basata sulla rete viaria che dalla principale si apriva in diverticoli con lo scopo di mettere in comunicazione vari punti del tracciato stesso.

Le opere artistiche all’interno ne dimostrano la floridezza.

A iniziare da uno splendido fonte battesimale, non dissimile da altri delle pievi presenti sul territorio come quella di Fagna e Sant’Agata: una vasca esagonale con formelle a intarsio con marmi bianchi e serpentino di Prato, a motivi geometrici e profilata in alto con una cornice a palmette, datata 1157.

Si legge anche di un’acquasantiera rinascimentale in marmo; nel catino dell’abside Redentore tra due angeli, opera della fine del XIX secolo di Augusto Bastianini, il Crocifisso bronzeo di Mario Bini sull’altare maggiore

E non solo.

Oggi possiamo ammirare alcuni arredi nel Museo Beato Angelico di Vicchio dove è presente una vetrata policroma raffigurante Santa Felicita e i sette figli, attribuita alla scuola di Andrea del Castagno e raro esempio di arte vetraria fiorentina del XV secolo; il grande dipinto dell’Annunciazione del maestro Francesco Furini datata 1635; una tela attribuita a Pier Dandini del XVII secolo, l’Immacolata concezione, quindi una serie di oggetti sacri tra cinque e settecento.

I reperti presenti nel Museo di Vicchio saranno oggetto di un articolo dedicato.


Per approfondire: Chiese, cappelle, oratori di Borgo San Lorenzo e del suo territorio” Editori dell’Acero, 2016, un testo ricco di immagini e di documentazioni accurate.

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