Finestre, portoni, palazzi, simboli e architetture fiorentine

a cura della Redazione

Firenze, Casino mediceo di San Marco, particolare, la finestra
Firenze, Casino mediceo di San Marco, particolare, la finestra

Firenze riserva sempre delle sorprese al visitatore curioso e attento o al cittadino che passa e nota o scopre per la prima volta…capita!

Oggi parliamo di finestre, finestre di palazzi storici, particolari, inusitate o comunque da osservare con una maggiore attenzione. La prima, non in ordine di importanza, che proponiamo affaccia su via Cavour e appartiene a Palazzo Buontalenti, dal nome del suo architetto. Conosciuto più come Casino mediceo di San Marco fu commissionato dal granduca Francesco I e iniziato nel 1568. Quello che colpisce, passando da via Cavour, sono gli abbellimenti del portone e delle finestre, caratterizzati da elementi zoomorfi come le scimmie o i caproni oppure da grottesche come mascheroni e conchiglie. continua a leggere Finestre, portoni, palazzi, simboli e architetture fiorentine

history and art of Florence

Pisa: Piazza dei Miracoli dalle Mura

di Salvina Pizzuoli

Siamo a Pisa e più precisamente nel luogo più significativo della città, la grande Piazza del Duomo o come più precisamente volle nominarla Gabriele D’Annunzio: Campo dei Miracoli. Un modo estremamente indicativo per sottolineare lo stupore del visitatore davanti ai quattro capolavori dell’architettura medievale che vi albergano quasi adagiati su un verdissimo e curatissimo prato, non calpestabile. In effetti se così non fosse quell’esteso bagno nel verde sarebbe impossibile: come ebbe già a scrivere Tabucchi la piazza è sempre gremita e “in certe stagioni quasi infrequentabile”. Così esprimeva il suo rammarico, mi piace immaginare, Antonio Tabucchi qualche anno dopo che il complesso monumentale era stato inserito nella lista dell’Unesco (dicembre 1987).

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Lo stadio Artemio Franchi di Firenze

Una delle scale elicoidali

Lo stadio di Firenze, all’epoca della costruzione dedicato a Giovanni Berta un politico fascista, fu progettato nel 1929 dagli ingegneri Pier Luigi Nervi e Gioacchino Mellucci ed edificato fra il 1930 e il 1932 nel quartiere di Campo di Marte sull’area di un vecchio aerodromo. Fautore dell’iniziativa fu marchese Luigi Ridolfi da Verrazzano, all’epoca segretario del Fascio di Firenze e anche primo presidente della Fiorentina, squadea fondata nel 1926. Proprio la nascita della nuova squadra calcistica, in virtù di più importanti impegni sportivi e della maggiore affluenza di spettatori, rese necessario dotare Firenze di una struttura adeguata, abbandonando il precedente impianto situato alle Cascine (agli inizi del ‘900 le partite si disputavano sul prato del Quercione e successivamente nel Velodromo).    … continua a leggere      Lo stadio Artemio Franchi di Firenze

San Salvatore in Ognissanti

di Salvina Pizzuoli

Riva destra dell’Arno: un ampio spiazzo si apre davanti alla facciata della chiesa di San Salvatore in Ognissanti opera  di Matteo Nigetti (1637), un esempio di “Barocco fiorentino”. Il complesso che comprende anche il convento e il campanile la cui prima costruzione risale al 1256, quando la chiesa fu dedicata dai frati dell’Ordine degli Umiliati a Maria Regina di tutti i Santi, ordine che la ebbe in cura dalla fondazione al 1561 quando si insediarono i frati minori dell’ordine degli Osservanti rimasti alla guida del convento fino al 2000 quando furono sostituiti dalla Comunità Monastica Benedettina Fraternità di Gesù e dal 2005.i Frati francescani dell’Immacolata , quindi nell’autunno 2016 la chiesa è tornata ai Frati minori.

Una storia lunga e ricca di cambiamenti.
Il convento di Ognissanti fu fondato dai frati dell’ordine degli Umiliati  venuti a Firenze dal Piemonte nel 1239. Un aspetto peculiare dell’ordine era legato al proposito di vivere del frutto del proprio lavoro: erano soprattutto operai  tessitori e follatori di lana o operai addetti a industrie affini a quest’arte di cui favorirono e allargarono lo sviluppo, soprattutto nell’Italia settentrionale dove il movimento aveva il suo centro.

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I “tesori”  di San Salvatore in Ognissanti

di Salvina Pizzuoli

Quando il caso, propizio, si mette di mezzo, ne nasce sempre qualcosa di buono.
Di cosa parlo?
Parlo della chiesa e del convento in Ognissanti.
La vista è magnifica: davanti al portale si apre un ampio slargo e oltre s’intuisce l’Arno che separa le due sponde, che paiono toccarsi, e al di là, sullo sfondo, spicca la mole della bella chiesa di San Frediano in Cestello con le sue armoniose architetture e la bella cupola.
In verità sono sempre passata di qui quando la chiesa era chiusa, ma oggi è aperta: un barocco pesante mi frastorna appena entrata e quasi capisco perché sia una delle chiese che occupano un posto ai margini nell’elenco dei capolavori da non perdere e nel cuore dei Fiorentini. E invece…

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Carrara: il Duomo e il Museo del Marmo

Carrara

L’associazione Carrara e marmo è immediata, ma è anche vero che spesso si ignorano i sistemi di estrazione e di lavorazione di questa bianchissima e preziosa roccia metamorfica che porta nel nome, di etimo greco, la caratteristica che l’ha resa ricercata da sempre: pietra splendente. Sì, perché la montagna la custodisce nelle sue viscere ed estrarla non è stato né semplice né agevole, oggi molto meglio grazie alle macchine che hanno affinato gli strumenti primordiali fornendo quell’energia che prima era affidata esclusivamente a quella muscolare di uomini e animali.

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Toscana in “Liberty”: i “villini” di Michelazzi e le realizzazioni di Coppedè a Firenze

 

di Salvina Pizzuoli

Villino Ravazzini, decorazioni in ceramica delle manifatture Chini

Nella fascia periferica della città di Firenze si ebbe una maggiore fioritura del nuovo stile. Sembra impossibile, ma colpisce l’elevato numero di costruzioni ascrivibili alla nuova tendenza affermatasi tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo. Firenze inganna per l’uniformità che sembra contraddistinguerla e stupisce invece trovare nel suo tessuto, sebbene periferico, tante espressioni architettoniche legate o assimilabili al Liberty, soprattutto se teniamo conto che molte sono andate distrutte come “il villino in via Michelangelo (ultimato nel 1904 e distrutto nel 1962), il villino Ventilari in viale Mazzini (realizzato nel 1907 e demolito intorno al 1960), il villino “La Prora” in via Guerrazzi (completato nel 1908 e abbattuto dopo il 1955)”* tutte progettazioni di Giovanni Michelazzi (1879-1920) e ancora, i Garages Riuniti in via Alamanni, il Villino Cottini in via Masaccio, villa “La Palancola” in via Boccaccio. … Continua

Il paesaggio toscano: le case coloniche

Una breve storia illustrata

di Salvina Pizzuoli    

Un esempio di casa di montagna in u cabreo settecentesco che raffigura una casa con torre inglobata nella casa da lavoratore
Un esempio di casa di montagna in un cabreo settecentesco che raffigura una casa con torre inglobata nella casa da lavoratore

Sarebbe difficile immaginare il paesaggio toscano senza la presenza delle case coloniche che lo caratterizzano con la loro struttura e i colori delle pietre che così bene si inseriscono nel paesaggio circostante: una campagna amabile, variegata, costruita come “un’opera d’arte da un popolo raffinato”, come ebbe a definirla il geografo Henry Desplanques o “la più commovente che c’è” secondo lo storico Braudel. E la casa colonica ancora oggi ne è l’elemento più eloquente e caratterizzante, testimonianza di un paesaggio secolare costruito dalla mezzadria. …Continua a leggere   La casa colonica in Toscana

 Articolo correlato: La casa colonica di collina

La via Bolognese dal Ponte Rosso alla Lastra

Da Guido Carocci I dintorni di Firenze, Tipografia Galletti e Cocci 1881

Giardino dell’Orticoltura, la serra

Guido Carocci fu appassionato studioso della storia e dell’arte fiorentina; fra le varie opere, di grande interesse attuale perché ci descrivono la Firenze di 150 anni fa, riproponiamo alcuni brani tratti da “I dintorni di Firenze” in cui partendo dalle vecchie “barriere”* descrive i dintorni della città. Ovviamente alcune ville o monumenti dell’epoca oggi non esistono più e non sono stati riportati nell’articolo dove abbiamo trattato solo quelli più famosi  e ancora oggi esistenti.

*Le “barriere” erano posti di controllo situati sulle vie di accesso alla città dove venivano riscosse le imposte del dazio. Furono definitivamente soppresse negli anni ’30 del Novecento.

“Da un antico ponte di mattoni che traversava il torrente Mugnone e che si chiamava il Ponte Rosso, ebbe nome questa Barriera che è una delle più importanti della città. L’antico Ponte Rosso fu demolito e sostituito da un ponte grandissimo sul quale trovasi la piazza esterna della Barriera. Tre strade fanno capo alla Barriera; la Via Faentina, la Via Bolognese e la Via Vittorio Emanuele. … continua a leggere La via Bolognese dal Ponte Rosso alla Lastra

Toscana in “Liberty”: Introduzione


di Salvina Pizzuoli

Villino Ravazzini, Firenze. Particolare: decorazioni in ceramica di Galileo Chini

La Toscana conserva nel suo patrimonio artistico-architettonico tracce consistenti dello stile diffusosi tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, chiamato in Italia Liberty, nome derivato da quello dei magazzini londinesi di Artur Lasenby Liberty specializzati in tessuti, oggetti d’arredamento e mobili. 

In Toscana Firenze ne fu la capitale mentre la parte meridionale della regione rimase praticamente estranea; a Siena si caratterizzò come eccezione ma conobbe notevoli realizzazioni a Lucca e lungo il litorale i cui centri balneari e termali conservano opere architettoniche di rilievo da Livorno a Viareggio in particolare.

Oggi stentiamo a credere che il nuovo stile fosse così diffuso in quella che era stata fino a qualche anno prima la capitale dell’Italia unita, sconvolta dagli ammodernamenti del Piano Poggi, eppure molte produzioni, anche d’interni e di allestimenti commerciali, sono state precoci “si pensi ad esempio alla sala di lettura nell’Hotel Elvetia a Firenze, o al negozio di arredi di Pietro Botto in via Strozzi del 1899”*. Già allora il negozio del “lampista”, come lo definisce Carlo Cresti nel** suo studio dedicato all’argomento, era esposto un nutrito e scelto campionario di mobili e di oggettistica Art Nouveau e Jugendstil, nomi con cui il movimento era noto in Francia e in Germania. E non solo, è molto ampio il numero dei fabbricati giunti fino a noi, nonostante molti purtroppo siano stati perduti perché abbattuti, tra i quali anche realizzazioni dell’architetto Giovanni Michelazzi (1879-1920) uno dei maggiori e creativi rappresentanti che legò il suo nome a progetti architettonici di prestigio nel nuovo stile o ad esso assimilabili: il villino di viale Michelangelo, il villino Ventilari in viale Mazzini e il villino “La Prora” in via Guerrazzi. E non per ultime sono da segnalare le prestigiose affermazioni dei prodotti de l’”Arte della Ceramica” delle manifatture Chini e la medaglia d’argento di Girard e Cutler per i mobili d’arredamento alle Esposizioni di Torino del 1898 e di Parigi del 1900.

Di tanto patrimonio e artistico e architettonico, cosa possiamo ancora “vedere”?

Molto, e cominciamo dal centro di Firenze:

Toscana in Liberty: Firenze capitale del nuovo stile

Toscana in Liberty: i “villini” di Michelazzi e le realizzazioni di Coppedè a Firenze

Galleria di immagini: i “villini” di Michelazzi e le realizzazioni di Coppedè a Firenze

Il Liberty lungo le coste toscane: Viareggio

Toscana in  Liberty: i Chini

A Montevarchi: Villa Masini

  • *Da Fabio Mangone “Il contributo toscano all’architettura del Liberty italiano” in “Architetture del Novecento. La Toscana” a cura di Ezio Godoli
  • ** Da Carlo Cresti “Firenze 1896 -1915. La stagione del Liberty