di Salvina Pizzuoli

Appena fuori dall’abitato la basilica di Santa Maria Maggiore compare con la sua abside e il suo complesso architettonico. Sorta lungo l’antica via Clodia, le sue origini risalgono all’VIII secolo, poi ricostruita e trasformata con rimaneggiamenti e aggiunte nei secoli XI e XII fino all’attuale a tre navate.
La bella facciata, stretta tra la torre dirimpettaia, si apre in basso con tre portali, di cui il principale ha quattro arcate poggianti su doppie colonnine con capitelli di differente forma; gli stipiti sono scolpiti ad intrecci vegetali e figure animali e antropomorfe; nella lunetta una Madonna in trono con il Bambino benedicente.



Scorrendo con lo sguardo verso l’alto, una loggia ad arcatelle sostenute da colonnine e capitelli in marmo, ai lati grifoni alati che artigliano teste umane ed animali. Al di sopra della cornice marcapiano, a sua volta sorretta da una serie di mensole marmoree con incisi volti fantastici, antropomorfi ed animaleschi; al centro, con i simboli dei quattro Evangelisti, l’Aquila, l’Angelo, il Leone e il Vitello a rappresentare rispettivamente Giovanni, Matteo, Marco e Luca, si trova un rosone di grandi dimensioni di marmo e nenfro, una varietà di tufo grigio scuro e compatto tipico del territorio, con due ordini di dodici colonnine che collegano i cerchi esterni e convergono nell’anello centrale. La visione dal basso verso l’alto, goduta molto meglio dalla cancellata d’ingresso, è maestosa e nello stesso tempo aggraziata e snella, ricchissima di decori e simbologie che ricordano quella della basilica di San Pietro posta più in alto sulla vallata, anche se Santa Maria é in posizione più angustiata dalla torre campanaria, mutila della parte superiore, che la fronteggia

La chiesa Santa Maria Maggiore è stata la prima cattedrale di Tuscania prima dell’anno 852, l’unica, per antico privilegio, ad avere un fonte battesimale a immersione con vasca, quando perse il titolo in favore della chiesa di San Pietro.
L’interno purtroppo è sostenuto con strutture metalliche che comunque nulla tolgono alla bellezza degli affreschi, al ciborio, alla visione complessiva con i capitelli corinzi e le colonne che ne delimitano le navate.

I numerosi affreschi presenti all’interno della chiesa sono databili nei sec. VIII e IX, e dal sec.XIII al sec. XVII e non sono perfettamente leggibili nella completezza della loro iconografia a causa di perdite subite anche nel corso del devastante terremoto del 1971.

Di notevole pregio un pergamo marmoreo i cui materiali di riutilizzo sono datati VIII-IX secolo. Al sec. XIII risalgono, invece, gli elementi decorativi della figura umana e dell’aquila che fungono da leggio.
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