settembre-ottobre 1944

Verso la fine di settembre l’avanzata alleata sulla parte orientale del fronte della Linea Gotica procedeva lentamente, anche a causa delle piogge insistenti che rendevano difficili le operazioni. Sull’Appennino centrale invece il generale Clark proseguiva l’offensiva verso Imola: la chiave dello schieramento tedesco era Castel del Rio e le alture circostanti, in particolare il Monte Battaglia. Il toponimo non è casuale; 715 metri di altitudine, posto sullo spartiacque tra le valli del Serchio e del Santerno fin dall’antichità fu teatro di scontri armati per il controllo del territorio compreso fra Imola, Faenza e il crinale appenninico. Sulla vetta i resti di un antico castello a testimoniarne l’importanza atrategica.

Qui, tra il 26 settembre e l’11 ottobre 1944 venne combattuta una delle più cruenti battaglie della Linea Gotica.
Subito dopo lo sfondamento del fronte tedesco al passo del Giogo, mentre gli alleati avanzavano lungo la valle del Santerno, i partigiani della 36ª brigata Garibaldi coadiuvati da altre formazioni si affrettarono a occupare il monte Battaglia prima dei tedeschi. Questi arrivano qualche giorno dopo e, credendo che la zona fosse libera, caddero nell’imboscata tesa loro dei partigiani. Il primo scontro si risolse dunque a netto favore di questi ultimi ma si poneva il problema di come resistere al contrattacco tedesco con un armamento leggero del tutto inadeguato alla potenza del fuoco nemico. Il comandante della Brigata, Carlo Niccoli. si affrettò a mandare staffette agli americani ormai vicini per chiedere aiuti e questi inviarono in appoggio il 350° reparto di fanteria dell’88ª Divisione, i Blue Devils come venivano chiamati e, qualche giorno dopo, la I Brigata Guardie del Regno Unito. Fu uno di quei rari casi in cui reparti partigiani e alleati si trovarono fisicamente a combattere fianco a fianco, coordinandosi tra loro e dividendosi le zone della montagna da difendere.

I tentativi d’attacco dei tedeschi si susseguono per alcuni giorni. La mattina del 28 i tedeschi tentano addirittura con i lanciafiamme ma senza successo. Varie volte gli attaccanti riescono a raggiungere la cima ma vengono sempre respinti.
Nei giorni successivi si ripeterono sanguinosi scontri sempre in mezzo a nebbia, pioggia e fango, sotto il fuoco delle artiglierie i granatieri di alcune divisioni di fanteria tedesca cercarono a più riprese di occupare il Monte. Dopo queste giornate, il reggimento americano sceglie di cambiare nome, assumendo quello di Battle Mountain Regiment, Reggimento di monte Battaglia.
La furia dei combattimenti provocò alcune migliaia di caduti tanto che i corrispondenti di guerra alleati definirono Monte Battaglia come Little Cassino.
Viene da chiedersi come mai i tedeschi non avessero occupato e fortificato in precedenza una posizione così importante, visti anche i ripetuti e tardivi tentativi attuati successivamente per riconquistarla.
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