di Alessandro Ferrini
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Sulla foce dell’Ombrone, l’Umbro Flumen dei latini, esisteva un approdo già in epoca romana come attestano nel I secolo a.C. Plinio il Vecchio e Livio che lo definisce Navigiorum capax e lo stesso Rutilio Namaziano nel De reditu suo, il suo diario di bordo scritto in versi che riporta il suo viaggio per mare dalla foce del Tevere fino alla Gallia intorno al 415 d.C.
“Tangimus Umbronem; non est ignobile flumen,
quod tuto trepidas excipit ore rates:
Tam facilis pronis semper patet alveus undis,
in pontum quotiens saeva procella ruit.”
(De reditu suo vv. 337-340)
(Tocchiamo l’Ombrone; non è un fiume da poco,/perché con sicura bocca accoglie le navi in pericolo:/ sempre di facile accesso il suo letto si apre alle acque correnti,/ogni volta che una furiosa tempesta si abbatte sul mare)
All’epoca il fiume sfociava in mare poco oltre l’Aurelia, ancor prima del luogo dove poi sorse la torre, ed era navigabile per un buon tratto; presso la sua foce esisteva il cosiddetto Porto Lauretano, o Loretano.

In epoca medievale, ai tempi della Repubblica senese, fu costruita a difesa dell’approdo e delle vicine saline, sulla sponda destra del fiume, una torre alta circa 30 metri chiamata della Trappola pare per la presenza di un ingegnoso apparato difensivo: all’altezza della torre esisteva infatti uno sbarramento con un sistema di catene che all’occorrenza venivano tese attraverso l’Ombrone, che serviva a “intrappolare” le navi nemiche, in buona parte dei pirati saraceni, che avessero tentato di risalire il fiume.

Il complesso, oltre alla torre, comprendeva le antiche saline, alcuni edifici adibiti a dogana e magazzini, una cortina muraria e successivamente, in epoca tardo rinascimentale, la chiesetta di Sant’Antonio da Padova alla Trappola nota anche come chiesa di San Giovanni Battista alla Trappola, ormai distrutta.
L’approdo di Torre della Trappola era frequentato da bastimenti che vi andavano a caricare sale, legname e prodotti agricoli.
Dismesse le saline nel 1758, la Torre della Trappola, che era venuta a trovarsi arretrata rispetto al mare, fu adibita a sede doganale, ma alla fine dell’Ottocento fu abbandonata; i traffici “portuali” andarono a spostarsi sempre più verso la foce in continuo avanzamento.

Comunque dai documenti riportati nel Giornale di Commercio del Porto Franco di Livorno risulta che almeno fino al 1850 paranzelle, leuti, mistici, bombarde e navicelli continuarono a esercitare i loro traffici con Bocca d’Ombrone e con la Trappola, dove caricavano legnami da costruzione (generalmente tronchi di pino dai quali venivano ricavate traversine ferroviarie), sughero, carbone vegetale, foraggio, legumi e biada in sacchi. Sempre in questi documenti risulta che negli anni 1847 e 1850 arrivarono nel porto di Livorno, nei mesi da aprile a settembre, rispettivamente 9 e 18 piccoli bastimenti dalla Trappola e 2 e 8 da Bocca d’Ombrone. Evidente comunque il progressivo abbandono del porto sostituito da quello di San Rocco e di Castiglione della Pescaia sviluppatisi già in epoca granducale.

La Torre della Trappola si trova oggi a circa 3,5 km dalla foce dell’Ombrone a causa del notevole avanzamento verso il mare della linea costiera, provocato nel tempo dalle grandi quantità di detriti solidi portati dal fiume.
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