di Alessandro Ferrini

Tolemeo (I° secolo) particolare del suo Planisfero ricavato dalle sue descrizioni (fonte Wikipedia)

Nei secoli trascorsi gli storici hanno cercato di definire da quali luoghi provenissero gli Etruschi prendendo posizioni assai diversi: molti hanno ritenuto gli Etruschi provenire dall’Asia minore altri, più recentemente, essere autoctoni. Ma la questione si origina nei tempi più antichi, addirittura a partire dagli scrittori Greci e Latini. È Erodoto* il primo a fornirci notizie della loro provenienza dall’asia Minore, riportando quanto si credeva nella Grecia del suo tempo, e più precisamente dalla Lydia:

I Lidi hanno all’incirca le stesse consuetudini dei Greci, se si eccettua il fatto che fanno prostituire le figlie. Sono stati i primi, a nostra conoscenza, a coniare e a usare la moneta d’oro e d’argento e i primi a esercitare il commercio al minuto. I Lidi affermano poi che anche i giochi attualmente in uso presso di loro e presso i Greci sono una loro invenzione. Sostengono che furono ideati da loro nel periodo in cui colonizzarono la Tirrenia: ed ecco quanto narrano al riguardo. Durante il regno di Atis figlio di Mane una terribile carestia si era abbattuta sull’intera Lidia; per un po’ di tempo i Lidi erano riusciti a sopportarla, ma in seguito, dato che la carestia non cessava, cercarono dei rimedi: chi ne escogitava uno, chi un altro. Fu allora che sarebbero stati inventati i dadi, gli astragali, la palla e tutti gli altri tipi di giochi, tranne quello dei «sassolini»: di quest’ultimo i Lidi non si attribuiscono l’invenzione. Ed ecco come utilizzavano contro la fame i giochi che avevano ideato: un giorno lo passavano tutto a giocare, per non cercare il cibo, mentre l’indomani lascia­ vano perdere i giochi e mangiavano. Vissero così per diciotto anni. Ma poiché il flagello non diminuiva d’intensità, ma anzi infuriava sempre di più, allora il re divise tutti i Lidi in due gruppi e tirò a sorte quale dei due dovesse restare e quale abbandonare il paese: assegnò se stesso come re al gruppo a cui sarebbe toccato rimanere e suo figlio, di nome Tirreno, al gruppo che sarebbe partito. Quei Lidi che, in base al sorteggio, dovevano emigrare scesero a Smirne, costruirono delle navi, vi caricarono tutti i loro beni mobili di valore e salparono in cerca di una terra e di mezzi per vivere, finché, oltrepassati molti popoli, giunsero fra gli Umbri, dove fondarono delle città che abitano tuttora. Cambiarono il loro nome di Lidi, adottando quello del figlio del re che li aveva guidati: prendendo nome da lui, si chiamarono Tirreni.

La stessa teoria è riportata anche dal geografo Strabone** nella sua Geografia, il suo grandioso compendio in 17 libri sul mondo conosciuto nel suo periodo:

Gli Umbrii sono fra mezzo alla Sabina ed alla Tirrenia, e si spingono fino ad Arimini ed a Ravenna oltrepassando i monti. I Tirreni finiscono ai piedi di quelle montagne le quali dalla Ligustica all’ Adria si stendono in cerchio, movendosi dal proprio mare e dal Tevere. Ora dunque discorreremo di ciascuna di queste regioni, cominciando appunto dai Tirreni. I Tirreni, dunque, sono conosciuti presso i Romani col nome di Etrusci e di Tusi. I Greci li chiamarono Tirreni da Tirreno, figlio di Ati, come raccontano, in quanto quest’ultimo aveva inviato dalla Lidia alcuni coloni in questa zona.
Infatti Ari, uno dei discendenti di Eracle ed Onfale, in seguito ad una carestia e alla penuria di qualsiasi prodotto, avendo due figli, dopo aver estratto a sorte, trattenne con sé Lido; riunendo invece con Tirreno la maggior parte della popolazione, la inviò con lui fuori dal paese. Una volta giunto in questi luoghi, Tirreno chiamò il paese Tirrenia dal proprio nome e fondò dodici città, assegnando alla educazione Tarconte , da cui ebbe il nome la città di Tarquinia. Costui per la saggezza che mostrò sin da fanciullo, raccontano, che nascesse canuto. Una volta pertanto quelle città, ordinate sotto un sol capo, ebbero grande potenza: ma poi è probabile che col tempo quella unione si sciogliesse, sicché ogni città governandosi da sé, poterono essere superate dalla forza prevalente dei popoli circonvicini.

Frontespizio del Rerum geographicarum di Strabone in un’edizione del 1620

Dopo la fondazione di Roma, pervenne poi colà Demarato che vi condusse gente da Corinto: ed avendogli quei di Tarquinia dato ricetto, d’una moglie nativa di quel paese generò Lucumonc. Il quale fattosi amico ad Anco Marzio re dei Romani, divenne poi re egli stesso, e cambiando il nome si disse Lucio Tarquinio Prisco. Costui dunque, ed anche suo padre prima di lui, abbellirono l’Etruria: questi col soccorso de’ molti artisti che avevan con lui emigrato colà dalla patria, quello colle ricchezze di Roma. E dicesi altresì eh’ egli trasportasse da Tarquinia a Roma la pompa dei trionfi e le insegne di tutti i magistrati, i fasci, le scuri, le trombe, i sacrifìci, la divinazione e la musica, quale poi si usa dai Romani. Fu poi figliuolo di costui quel secondo Tarquinio che fu denominato il Superbo, il quale fu l’ultimo re di Roma e ne fu discacciato. E Porscnna re di Chiusi, città della Tirrenia, dopo avere intrapreso una guerra per rimetterlo sul trono, vedendo che non ci riusciva, fece pace e ritornò alla sua città amico dei Romani con grandi onori e regali.

Di parere opposto Dionigi di Alicarnasso che invece anticipa in un certo senso, le teorie più moderne sostenendo l’origine autoctona del popolo etrusco:

Frontespizio del X libro delle Antichità Romane – Parigi 1546

Non credo inoltre che i Tirreni siano stati coloni dei Lidi, non parlando la loro stessa lingua. Neppure è possibile dire che mantengano tracce della lingua di origine, pur non parlandola più. Non credono nelle stesse divinità dei Lidi, né hanno adottato leggi né costumi simili. Sono proprio questi elementi che ci fanno affermare che i Tirreni differiscono più dai Lidi che dai Pelasgi. Probabilmente è più vicino al vero chi sostiene che questo popolo non sia giunto da nessun luogo, ma che sia indigeno, poiché risulta molto antico e non simile ad alcuna altra stirpe né per lingua né per stile di vita. Nulla impedisce, poi, di credere che siano stati chiamati così dai Greci sia perché abitavano in costruzioni chiamate tyrseis sia per il nome del loro capo. I Romani, però, li indicano con denominazioni diverse da questa. Li chiamano infatti Etruschi, derivando tale nome dalla regione, in cui essi abitarono, chiamata Etruria. Ora con denominazione alquanto oscura li chiamano Tusci, poiché in precedenza, dando il nome esatto, come i Greci, li chiamavano per le loro cognizioni, superiori a quelle di ogni altro popolo, circa cerimonie, riti e pratiche religiose di ogni genere. Essi stessi, poi, si attribuiscono lo stesso nome di uno dei loro capi, Rasenna.

*Erodoto di Alicarnasso: storico greco (484-425 a.C.) autore delle Storie in 9 libri.
**Starbone: storico e geografo greco di Amasea (60 a.C. – 24 d.C. circa) autore della Geografia, un’opera in 17 libri che espone le conoscenze dell’epoca su popoli e territori.
***Dionigi di Alicarnasso: storico greco (60 a.C. – 7 d.C.) autore delle Antichità romane in 20 libri.

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