di Salvina Pizzuoli

La facciata con il suo portico si apre su un ampio piazzale circondato da un bosco ceduo prevalentemente di cerri. La contraddistingue tra le chiese del Mugello la sua struttura rinascimentale: in pietra di filaretto con al centro un rosone dentro una cornice in arenaria. Su tutto domina un grande stemma della famiglia Medici. In alto, a decorazione, archetti pensili mentre file di mattoni secondo il motivo detto a “dente di lupo” ornano il sottotetto lungo la parete laterale.

L’interno ad una sola navata è scandito in alto da volte a crociera e lateralmente da pilastri in arenaria su cui poggiano. Sul fondo, verso l’abside lo sguardo viene subito attratto dal retablo, la grande pala d’altare con vari scomparti, dipinti e in rilievo, ornamento diffuso in Spagna e in America Latina. Nella chiesa del Convento la composizione è in legno dorato e in rilievo ed occupa con la sua struttura complessiva l’area che precede l’abside segnata dai due pilastri che sorreggono l’arco a tutto sesto sotto la snella volta a crociera sottolineata, insieme alle altre che la precedono, da pilastrini in mattoni colorati di grigio. Nel fondo dell’abside trova collocazione il coro ligneo del XVI secolo. Il retablo è datato 1626 – 1641 ed è l’ultima donazione al convento dei rappresentati la famiglia Medici, nella persona del granduca Ferdinando II, la cui fattura è di scuola fiorentina. Al centro del retablo una Madonna settecentesca e in alto lo stemma mediceo.
Alle pareti varie opere pittoriche.

Di Vincenzo Rustici la Modonna che porge a San Francesco il Bambino (1556 -1632)

Di Antonio del Ceraiolo un’ Annunciazione (1510/1515)

Di Jacopo Ligozzi Allegoria del cordone di San Francesco (1589)

Di Lodovico Cardi detto il Cigoli Deposizione (1559 – 1613)
Mancano le due donate alla comunità francescana da Cosimo I il vecchio e trasferite, per effetto delle norme granducali iniziate da Leopoldo nel settecento: la pala è oggi visibile al Museo di San Marco, intitolata “La sacra conversazione” (1450 – 1452)è opera di Guidolino di Piero divenuto frate con il nome di Giovanni da Fiesole e più conosciuto coma Beato Angelico. La seconda opera pittorica è il trittico di Nicolas Froment “La resurrezione di Lazzaro” (1461) oggi visibile agli Uffizi (fino al 30 aprile 2023 resterà esposta nella sala del convento, ritornando nel luogo in cui era stata in origine collocata. Si rimanda all’articolo dedicato).
Usciti dalla chiesa, accanto a destra si accede ai locali del monastero, all’orto, al chiostro chiuso, alla cucina.



Da sottolineare nei locali del refettorio le ceramiche di padre Edoardo Rossi con la sua “Ultima cena” realizzata in piastrelle di ceramica a rilievo nel primo trentennio del XX secolo. Si procede quindi verso il loggiato che si apre sul retro dove, a destra, si trova la piccola cella di Fra’ Bonaventura con il catino in cui rigovernava.


Il Trittico di Nicolas Froment
Il Convento del Bosco ai Frati: la storia, il Trittico, la Chiesa e il Crocifisso