di Alessandro Ferrini
Firenze venne fondata nel I° secolo a.C., la morfologia della valle in cui sorse la colonia romana era assai diversa da quella di oggi.
Il nucleo più antico della città era situato in una zona pianeggiante nei pressi della confluenza dell’Arno con il Mugnone, A quell’epoca il letto del fiume era molto più ampio di quello attuale, poco profondo, con numerosi guadi, ramificazioni e isole che venivano regolarmente inondate durante le piene.

Ancora alla fine del Quattrocento, come ci mostra una carta disegnata da Leonardo da Vinci, il fiume presentava un alveo largo quasi 500 metri nelle zone fuori città dove il letto mancava di argini. Appare anche traccia di un ramo secondario fra la collina di Ricorboli e la nave a Rovezzano (bisarno) che formava un’isola fluviale lunga un paio di chilometri con la presenza di renai, aree paludose inondate durante le piene.
Scrive il Repetti:
Varie località lungo il corso dell’Arno indicavano nei tempi trascorsi con questo nome di Bisarno una biforcazione del fiume, costituente quasi un doppio Arno, col lasciare in mezzo uno spazio di terreno isolato. Alcuni Bisarni da lungo tempo colmati conservano tuttora il loro vocabolo alla contrada, dove per qualche tempo in due alvei diramavasi il fiume.
Uno dei più antichi Bisarni è quello esistito nel Pian di Ripoli, tre miglia sopra a Firenze nel popolo di S. Pietro in Palco, di cui conserva la memoria una parte della pianura fra la chiesa medesima e l’Arno. (Dizionario geografico fisico storico della Toscana)
Successivamente i rami minori scompaiono, lasciando aree paludose soggette a inondazioni, come possiamo osservare nella pianta eseguita da Stefano Bonsignori nel 1584.

Anche il tratto del fiume a valle della città, compreso tra la zona dove oggi sorge Ponte alla Vittoria e la confluenza con il Greve, alla fine del Quattrocento secondo un’ altra pianta disegnata da Leonardo da Vinci appariva ancora ramificato, con la formazione di corsi secondari e di isole, la più importante delle quali era quella delle cascine che già nella carta di Leonardo appare unita con la sponda destra del fiume e percorsa da vari canali.

Le frequenti esondazioni imposero continui interventi nel corso dei secoli man mano che la città si espandeva, costringendo il fiume in un alveo rettilineo, più stretto e profondo.
L’assiduo lavoro tuttavia non impedì altre disastrose alluvioni.
La prima di cui si ha notizia circostanziata risale al I ottobre 1269, quando in seguito a forti precipitazioni l’acqua esce dagli argini, provocando gravi danni. Dopo altri eventi di minore importanza, il 4 novembre 1333 vari giorni di pioggia battente provocano un’alluvione con numerose vittime oltre alla rovina di tre dei quattro ponti esistenti (Ponte Vecchio, Ponte alla Carraia, Ponte S. Trinita) solo il Rubaconte (situato nella zona dell’ attuale Ponte alle Grazie), rimase in piedi pur danneggiato. È del 13 settembre 1557 un’altra disastrosa esondazione: a seguito della quale fu vietato il deposito di legnami vicino alle sponde del fiume. Ma i rimedi adottati non bastarono e l’Arno e i suoi affluenti continuano periodicamente ad allagare la città, più volte fra il 1589 3 il 1761 fino al 3 novembre 1844. Dopo una successiva alluvione nel 1864, a parte allagamenti di minore entità, l’Arno non esce dagli argini fino alla più recente, quella del 4 novembre 1966.
Oltre all’Arno, il bacino idrografico fiorentino comprende anche il corso di numerosi corsi d’acqua minori che scendono dai colli circostanti (Te beata, gridai, per le felici/ aure pregne di vita e pe’ lavacri /che da’ suoi gioghi a te versa Apennino! scrive Foscolo nei Sepolcri), alcuni dei quali in passato hanno visto modificato il loro corso e oggi sono coperti, almeno nella zona urbana.
Il più importante di questi è il torrente Mugnone, che nasce dal versante occidentale di Vetta alle Croci e sbocca nella piana di Firenze attraverso la gola di Ponte alla Badia. Da qui alla confluenza
con l’Arno il suo corso ha subìto continui spostamenti, tanto che non sappiamo con esattezza quale fosse quello originario. I dati storici più antichi sono di difficile interpretazione; sembra comunque che ai tempi della seconda cerchia di mura il Mugnone passasse nei pressi di Piazza S. Marco, dirigendosi poi verso S. Maria Novella fino a sfociare in Arno tra Santa Trinita e la Chiesa di Ognissanti.
“Successivamente il corso di questo torrente è stato utilizzato per alimentare i fossati delle mura seguendo i successivi spostamenti di queste, fino a quando, dopo la costruzione della Fortezza da Basso (prima metà del XVI sec.), viene incanalato e portato alla confluenza con l’Arno al termine delle Cascine.” (P. Pallecchi, Il bacino idrografico di Firenze in Firenze: dalle origini all’epoca romana)
Altro importante torrente è l’Affrico (il cui corso è oggi in gran parte coperto) che scende rapidamente dal colle di Fiesole e sfocia nell’Arno, sul lungarno del Tempio di fronte alla Rari Nantes.
Il torrente Terzolle nasce dal versante Sud del Monte Morello e sbocca nella pianura fiorentina presso Rifredi (già Riofredo). In questa località nei pressi del ponte sulla strada per Sesto, prolundamento della Cassia in epoca romana, (vedi negli articoli correlati) già nel periodo rinascimentale esisteva un piccolissimo agglomerato con un’osteria cantata da Lorenzo de’ Medici nei versi del Simposio.
Il torrente in origine sfociava in una ramificazione del fiume principale nei pressi del Ponte alle Mosse, successivamente dopo la deviazione del Mugnone, il Terzolle fu fatto confluire in quest’ultimo nei pressi di S. Donato in Polverosa.
Più a monte il fosso S. Gervasio, oggi completamente coperto e deviato, nasce a San Domenico attraversa il quartiere omonimo (in passato attraversava la piana di Firenze per sfociare in Arno tra Ponte Vecchio e Ponte alle Grazie.) passa sotto piazza Edison e viale Volta, e confluisce nel Mugnone. Il Mensola invece nasce a Settignano e ha la sua confluenza nei pressi del ponte di Varlungo.

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La cartina è ripresa dal giornale “l’altra città”
Gli affluenti di sinistra dell’Arno, originandosi da colli più bassi, hanno dimensioni più modeste. Tra questi il Fosso della Gamberaia, che scende da Pian dei Giullari, oggi incanalato passa sotto il Viale dei Colli in corrispondenza del campo sportivo del Giglio Rosso: fu fatto confluire con il Fosso alla Carraia e coperto nel 1869 durante i lavori del progetto Poggi per Firenze capitale. Il Fosso di San Rocco, che da S. Gaggio lungo una valletta su cui oggi si trovano Viale Ariosto Via Maggio e Via dei Serragli, sfocia in Arno nei pressi di Porta San Frediano. vicino al Ponte alla Carraia. Infine il Fosso di Ricorboli, interrato già dagli anni cinquanta, ha il suo bacino imbrifero sui colli di Santa Margherita a Montici passa sotto viale Giannotti e giunge in Arno all’Albereta.
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