di Salvina Pizzuoli

Percorriamo la strada provinciale 54 detta dei bosconi. Oggi c’è il sole e il paesaggio delle colline, dei poggi, delle vallate incanta coi verdi e i gialli e i rossi dell’autunno inoltrato e gli ulivi e i cipressi svettanti. Un piccolo paradiso naturale che ci accompagna lungo il nostro itinerario da Vetta le Croci verso la Torre di Buiano e la pieve di Sant’Ilario a Montereggi.

Siamo a pochi chilometri da Firenze che s’intravede verso la piana, in fondo alla valle del Mugnone, coperta tra le nebbie.

Ci troviamo sul versante settentrionale della collina su cui sorge Fiesole, collina che domina la valle dell’Arno, dove la toponomastica e l’antica viabilità ci rammentano una storia lontana che risale ai Romani:

fonti copiose e perenni che per acquedotto sino dai tempi romani dentro Fiesole pervenivano, e che ai tempi nostri in varie piazze di Firenze a pubbliche fontane somministrano costantemente acqua potabile […] Attualmente Montereggi fornisce l’acqua alla gran Fonte sulla Piazza del Granduca a Firenze, la quale era già alimentata dalle acque della fonte alla Ginevra provenienti dal Monte alle Croci, detto pur esso Monte Reggi o del Re, sulla sinistra dell’Arno. La quale fonte del Monte Reggi fiesolano scende alla capitale per il cosiddetto condotto reale, aumentata da 26 anni in qua mediante l’allacciatura di un’altra polla denominata Acquibogliolo, che scaturisce in copia dallo stesso Monte Reggi un poco più lontana delle antiche sorgenti. Le acque perenni di questo poggio vengono raccolte in un solo canale che le accompagna nel letto del torrente Mugnone , dopo aver esse messo in moto nella loro discesa 5 edifizi di molini. – Sul letto del Mugnone le acque di Monte Reggi entrano in un condotto tracciato lungo l’alveo del torrente stesso fino a che arrivano ad una gran conserva, detta del Calderajo. Costà ha principio l’acquedotto reale che porta le acque in Firenze, dov’entrano per le mura del Maglio in un condotto forzato.

così scriveva lo storico ottocentesco Repetti nel suo Dizionario riferendosi a Montereggi che porta nel nome un pezzo di storia antica, da mons regis, il monte del re, rammentando i luoghi in cui avvenne lo scontro tra l’esercito ostrogoto guidato da Radagaiso e le truppe romane comandate da Stilicone (405 d.C.) che, nonostante i pochi uomini, riuscì a sfruttare a suo favore la forma a conca della Valle del Mugnone, chiudendovi i nemici. A chi vive nella zona non saranno sfuggite le denominazioni riportate nella citazione dal Repetti: Acquibogliolo, oggi Acquinvogliolo, e Calderajo, oggi Calderaio, che attualmente denominano le due località. Non solo la storia dei grandi avvenimenti quindi, ma anche la cosiddetta microstoria è rintracciabile nella toponomastica; ad esempio, se si scende per la mulattiera che costeggia la chiesa di S. Ilario si raggiunge la località le Mulina di Montereggi: in effetti vi erano da tempi lontani molti mulini azionati dalla forza idraulica delle tante e perenni polle d’acqua di cui Montereggi andava nota, attività scomparsa quando alla fine dell’Ottocento le acque furono tutte convogliate verso Firenze lasciando a secco i mulini.

E non solo storia antica, ma anche medioevale trova testimonianza lungo questa via nella Torre di Buiano. Percorrendo la Provinciale non si vede quasi, nascosta com’è dentro un boschetto di alti a ampi cipressi, nelle immediate vicinanze della trattoria “Casa del prosciutto” ma occorre inerpicarsi su un viottolo, che tale a prima vista non appare, per vederla apparire in tutta la sua lapidea mole. A base quadrata è in alto coronata di merli guelfi e sta ancora lì, guardia solitaria del poggetto e della valle che le si apre davanti. Un cartello spiega le sue origini e la sua storia:

QUESTA TORRE DI BUIANO VEDETTA SOLITARIA SULLA STRADA DI FIESOLE TENNERO E DIFESERO I GUELFI TRAGNAZZI CONTRO LE CONSORTERIE DE’ CRESCI DI MONTEREGGI

Questa l’iscrizione trovata incisa su una pietra della torre è oggi illeggibile. Tre le possibili origini del nome di questa frazione del comune di Fiesole: da Burianus nome del primo possidente della zona, un legionario Romano dei tempi di Catilina o uno dei luogotenenti di Stilicone, ma il nome attuale di Torre a Buiano può essere fatto risalire intorno al XIV secolo quando la parte Guelfa, al comando in quel momento a Firenze, diede ordine di costruire alcune torri di avvistamento poste a guardia del territorio e delle principali vie di comunicazione a scongiurare possibili invasioni da nord.

La foto originale a questo link

Una vecchia cartolina o un acquerello immortala la torre in tempi trascorsi quando i cipressi non ne superavano l’altezza e poteva stagliarsi alta e possente sul poggetto su cui era stata elevata. Lasciamo la torre a svolgere ancora il suo antico compito di sentinella e proseguiamo verso la chiesa di Sant’Ilario a Montereggi.

Ci spostiamo di pochi chilometri procedendo verso Fiesole e presto la vediamo nella sua composita mole biancheggiare sull’alto di un poggio a dominare la valle del Mugnone in tutta la sua variopinta magnificenza naturale. Non si direbbe, così com’è imbiancata di fresco, ma ha origini che risalgono al IX secolo ed è una delle chiese più antiche della diocesi di Fiesole. Le sue antiche origini sono testimoniate dall’elegante ciborio (1470), in pietra serena, scolpita a motivi vegetali insieme allo stemma, in basso, della famiglia che l’aveva commissionato: i Baldovinetti, famiglia fiorentina che ne tenne a lungo il patronato. Il ciborio è murato a lato dell’altare maggiore datato XVI secolo con la tavola coeva che raffigura la Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni Battista e Anna realizzata da Alessandro Fei del Barbiere, pittore appartenente alla scuola del Ghirlandaio, molto apprezzato a Firenze nella seconda metà del XVI secolo.