di Salvina Pizzuoli

Superato il Passo del Muraglione, che ben testimonia il proprio nominativo con il massiccio muro che difendeva i viandanti dal forte vento, dentro una valle alta e verde scavata da limpidi ruscelli che vi serpeggiano sul fondo rumorosi d’acque, si giunge a Portico.

Un bell’arco ampio e alto accoglie il visitatore che varcatolo si trova a percorrere le strette strade del piccolo borgo. Ma torniamo un attimo indietro, a prima dell’arco, cosa ha colpito la nostra attenzione?
Siamo viaggiatori e pertanto curiosi…


C’è una piccola bottega laboratorio dove Lucia, la proprietaria, espone le proprie creazioni in ceramica; poco più avanti un piccolo ambiente preceduto da una colorata panchina di grossi lapis multicolori: è la biblioteca dei libri liberi, un’iniziativa encomiabile e da copiare. Si entra, si cerca un libro, si legge.

E torniamo al di là dell’arco che ci ha accolti.
A sinistra un’erta porta alla chiesa, la parte alta del borgo, quella più antica, con tratti di mura difensive e il maschio, a pianta quadrata, fortificazioni appartenute al castello dei conti Guidi, che si innalza subito a sinistra dell’arco d’accesso.
La chiesa di Santa Maria in Girone è in restauro, possiamo, saliti in cima all’erta, guardarla solo dall’esterno con il suo campanile che lateralmente l’accompagna nella sua originaria funzione di torre. Datata intorno al Mille, fu del tutto rifatta nel 1776.
Scendiamo e l’occhio viene attratto da due volti che dentro un grande manifesto occupano buona parte della parete sovrastante l’arco d’accesso, nella sua parete interna. Uno dei due è l’inconfondibile raffigurazione di un viso noto: Dante Alighieri e la fanciulla che occupa il posto affiancato al suo scopriamo rappresentare Beatrice.
Ma come mai qui a Portico? La domanda sorge spontanea.
Beh, è solo una leggenda, ma le leggende sono sempre da riportare, sono affascinanti anche se spesso non precisamente e documentatamente definibili storiche.
Subito a destra dell’arco d’accesso su una piastrella in ceramica leggiamo “Palazzo Portinari” e un cartello con le notizie, quelli che sono spesso posti davanti a palazzi o manufatti architettonici di pregio, che leggiamo e riportiamo riassumendo: la famiglia Portinari possedeva varie dimore e torri che occupava come casa vacanze o per la caccia al lupo.
La Storia ci tramanda che Dante Alighieri non abbia incontrato qui la dolce Beatrice, ma Palazzo Portinari c’è, con il suo bel portale e le aperture bugnate, originario del XIV secolo anche se rimaneggiato nelle sue originarie strutture, e allora… Che in nostro ghibellin fuggiasco possa invece essere passato da qui, questo sì, storicamente probabile, ma la giovane Beatrice a quel tempo non era già più di questo mondo.


Procediamo ancora avanti fino alla fine del borgo.
Lungo la via principale, a destra, la chiesa della Compagnia, dove si venera un’immagine della Madonna del sangue, attribuita a Lorenzo di Credi (1465-1537). Tre accessi conducono al Ponte della Maestà. Dedicato alla Vergine Maria. Il ponte con una arcata a schiena d’asino sormonta il torrente Tramazzo che con le sue acque scroscianti anche in questa calda stagione scorre verso il fiume Montone di cui è affluente. Il caratteristico ponte (XVIII secolo), è ancora lì, elegante con la sua unica arcata sorretta da due forti piloni, tutto in pietra, come per altro molte delle abitazioni del centro storico. Se vi trovate a Portico per l’ora di pranzo fermatevi a gustare la buona cucina del ristorante “Al vecchio convento” dove vi accoglierà la signora Marisa, gentile e ospitale. Consigliamo di provare soprattutto, oltre ai funghi, al tartufo, ai delicati ravioli, al filetto croccante, una torta speciale, all’aglio nero: a voi la scoperta, non aggiungiamo altro…

Ma non finisce qui.
Portico insieme a Bocconi e San Benedetto in Alpe è inserito nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, e il Comune comprende i tre borghi. A Bocconi, poco distante non perdetevi il ponte di Brusia a tre arcate, ricostruito nel XVIII secolo.

E buona Romagna toscana a tutti! E, giusto per chiudere con una curiosità: cos’è la Romagna toscana? La denominazione nasce dal recente passato, era il 1923, questo splendido territorio con i suoi paesaggi e le sue foreste, da allora fa parte della limitrofa terra di Romagna mentre in precedenza era Toscana; storie di confini e non più di possedimenti e conquiste.







Articoli correlati:
Bellissimo articolo, come del resto tutti gli accurati e dettagliati brani di Tuttatoscana… davvero interessante la “Biblioteca dei Libri Liberi”, complimenti!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie carissima Daniela!
"Mi piace""Mi piace"