di Salvina Pizzuoli

Magliano attrae il visitatore già da lontano allorché la possente e intatta cortina di mura quattrocentesche si staglia sullo sfondo con il suo colore paglierino, con i suoi torrioni circolari e un perimetro che pare non chiudersi mai, coronata da archetti ciechi e da un ballatoio percorribile.
Siamo nella Maremma grossetana, terra rigogliosa e fiorente, morbidamente ondulata fino al mare, con i suoi paesaggi variegati, piena di storia e di borghi da non perdere per la loro peculiare magnificenza.
Lo descrive e lo colloca mirabilmente lo storico ottocentesco Emanuele Repetti nel Dizionario, dove nessun centro e paesaggio della sua Toscana è tralasciato
“Il castello di Magliano risiede sulla sommità pianeggiante di un’elevata collina fiancheggiata a levante dal torrente Patrignone , a ponente dal fosso Argello che influisce nel primo a piè del poggio di Magliano e poco innanzi di tributare le sue acque nel fiume Albegna. Gode Magliano la vista di Orbetello, del promontorio Argentario, dell’isole del Giglio, e di Monte Cristo. […] Il nome di Magliano parrebbe indicare essere derivato da qualche antica possessione della famiglia Manlia , ma non ve ne sono altre prove fuori di quelle fornite dalla congettura nella somiglianza dei nomi. La memoria più antica che mi si presenti di questo castello mi pare sia quella di un istrumento ivi rogato nel maggio 1097 da Guido notaro di Sovana; dal quale risulta, che sino da quella remota età erano signori di Magliano i conti Aldobrandeschi di Sovana”

Passato poi ai Tolomei, il Repetti ne ricostruisce la storia da acquisto in acquisto: dal 1559 fu dato in feudo col titolo di marchesato al generale Cornelio Bentivoglio con diritto di successione, venduto dagli eredi nel 1635 al senatore fiorentino Scipione del fu Piero Capponi per tornare poi ai Bentivoglio fino all’abolizione dei feudi granducali. Se Repetti si sofferma soprattutto a partire dalle documentazioni dell’XI secolo, si sa con certezza che fu un centro importante in età etrusca e romana: fu Heba presumibilmente dall’etrusco Hepa o Fepa. Testimonianza ne è la lamina lenticolare di piombo, oggi al Museo Archeologico fi Firenze, con un’iscrizione di settanta parole circa disposte a spirale datata V IV secolo a. C.

Una storia quella di Magliano impressa nei suoi notevoli monumenti che il visitatore può ammirare oltrepassata la cinquecentesca Porta Nuova. A sinistra è indicato il percorso sulle mura, ma al momento preferiamo visitare il centro urbano che si apre davanti al Palazzo dei Priori del 1425 con il portale ogivale e gli stemmi dei podestà.

A sinistra un pozzo e il portale laterale della chiesa di San Martino in stile romanico, costruita prima del 1000, ma rimaneggiata nel XIV secolo e ampliata. Particolare l’interno con l’abside rettangolare in forme gotiche con volta a crociera. A destra e a sinistra frammenti di affreschi del XIV e XV secolo. Sempre a destra della chiesa la Porta omonima che conserva parte della merlatura aldobrandesca, varcata la quale si apre un ampio panorama e a destra il perimetro delle mura.

Ritorniamo sui nostri passi costeggiando la facciata di San Martino con il suo portale alto e la semplice bifora, tornando davanti al Palazzo Pretorio e continuando sul corso principale che si allarga in una piazza con a destra la rinascimentale facciata della chiesa di San Giovanni Battista. All’interno ci colpisce un fonte battesimale in travertino a sei formelle del 1439. Alle pareti resti di affreschi del XIV – XV secolo di scuola senese.

Procediamo lungo la strada principale che si fa più stretta e che a sinistra colpisce per un bel fabbricato in gotico senese dal nome suggestivo di Palazzo di Checco il Bello, purtroppo molto rimaneggiato ma ancora piacevole da ammirare per le sue bifore e decorazioni architettoniche. Prima di uscire dalla Porta San Giovanni affrontiamo il giro delle mura.




Lo spettacolo merita per la sua vista dall’alto e per il camminamento ravvicinato che permette di ammirare la struttura dell’ elegante giro delle mura.
Un centro storico quello di Magliano che merita una visita e magari un soggiorno per perdersi nella campagna maremmana dove la storia non è stata avara di testimonianze.

Ma prima di lasciare Magliano un breve passaggio davanti alla chiesa romanica dell’Annunziata fuori le mura rimaneggiata e ampliata nel XV e XVIII secolo. All’interno vari frammenti di affreschi quattrocenteschi e sull’altare maggiore ciò che resta di una tavola di Neroccio di Bartolomeo (XV secolo) con Madonna che allatta il Bambino.
Nel cortile un cartello ci avverte di un olivo millenario che sa di magico e dal nome, che è tutto un programma, “l’olivo della strega”, rammenta di antichi sabba e danze demoniache con tanto di leggenda.
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