di Salvina Pizzuoli

Ci sono luoghi in cui la storia resta impressa anche se non immediatamente ravvisabile in manufatti o architetture, ma traspira ovunque ti guardi intorno: è questo l’effetto che fanno molti territori in Toscana, si respira l’impronta lasciata dal tempo anche se di essa pare non esserci traccia tangibile, sono soprattutto i luoghi scelti da uomini nel lontanissimo passato e insediatisi lì, Etruschi prima e poi Romani, e di popolazione in popolazione fino a noi. È una sensazione emozionale, non sempre spiegabile, ma palpabile.

Siamo in Maremma, nell’interno della costa tra Talamone e Orbetello e precisamente siamo a Marsiliana, la cogliamo paesaggisticamente nell’ampia descrizione che ne dà lo storico ottocentesco Repetti nel suo Dizionario, sempre fonte preziosa di notizie e di storia:
Risiede il castellare sopra un piccolo colle la cui base è bagnata a ponente dal fiume Albegna, a settentrione-maesto dal torrente Elsa; il quale a maestro della Marsiliana al fiume preaccennato si congiunge.
– Il castellare della Marsiliana si riduce agli avanzi di una porta con pochi resti di mura, ed un fabbricato ad uso della stessa tenuta omonima. Dirimpetto alla casa dominicale è la chiesa con poche case facienti ala ad un piazzale sulla sommità del colle isolato. L’origine di questo luogo è incerta al pari di quella del suo nome. È noto solamente che esso faceva parte delle giurisdizioni territoriali che l’Imperatore Carlo Magno donò ai monaci della badia de’ SS. Vincenzio e Anastasio ad Aquas Salvias, ossia delle Tre Fontane fuori la porta ostiense di Roma
Dai monaci cistercensi agli Aldobrandeschi di Sovana e poi agli Orsini fino ai Corsini passando prima sotto i possedimenti senesi insieme a quelli della Maremma costiera e quindi al dominio spagnolo dello Stato dei Presidi e ai Medici, un percorso simile a molte zone della Toscana.


È proprio ai Corsini che si legano alcuni ritrovamenti archeologici nell’area detta Banditella nei pressi di Marsiliana. Siamo agli inizi del ‘900 quando dal proprietario della tenuta, il principe Tommaso Corsini, viene portata alla luce un’estesa necropoli etrusca. Tra i reperti fondamentali per la storia di questo misterioso popolo: una fibula in argento e oro laminato che prese il nome di “fibula Corsini” datata VII secolo a.C., un interessante esempio di oreficeria etrusca, ornata lungo l’arco e sul fodero da piccole anatre e leoni; ma soprattutto una tavoletta su cui era inciso un alfabeto antico, “la tavoletta di Marsiliana”, risalente al VII secolo a.C, entrambi al Museo Archeologico di Firenze. La descrizione di questo reperto la riportiamo da Antonio Minto, etruscologo tra i più importanti del XX secolo, tratto dal suo libro “Marsiliana d’Albegna. Le scoperte archeologiche del principe Don Tommaso Corsini” (1921)
Tabelletta da scrivere in avorio {Tav. XX), di forma rettangolare (lungh. m. 0,088; largh. m.0,051); la cavità interna, pure rettangolare, profonda mm. I, destinata a ricevere la cera, è limitata a l’ingiro da un riquadro largo mm. 5; nel margine esterno di tale riquadro, spesso mm. 6, corre all’in torno un ornato intagliato a treccia, e sopra uno dei lati brevi sono scolpite a tutto rilievo, con funzione di manico, due protomi di leone, congiunte fra loro in opposizione; in basso vi è praticato un forellino dal quale si rileva che la tabelletta poteva essere sospesa. Sopra uno dei lati lunghi del riquadro vi è inciso, a punta metallica, con tratto fine e sicuro, un intero alfabeto greco-calcidese (tipo occidentale), di ventisei lettere. Tracce della cera, colata a più riprese, si scorgono sul fondo incavato e protetto dalla piccola cornice; e si vedono pure tracce di graffiature sulla superficie, prodotte, sia dalla punta dello stilo talora gravemente premuto, sia anche dalle raschiature degli strati vecchi di cera per la sostituzione dei nuovi; da ciò risulta che si tratta di una tabelletta d’uso. Per l’antichità alla quale risale, determinata chiaramente dall’insieme della suppellettile funebre, per l’integrità e chiarezza delle lettere, il nuovo abecedario può essere considerato il princeps degli alfabeti-modello finora comparsi sul suolo d’Etruria.
Oggi dell’antico castellare rimane l’adattamento a fattoria voluto dai Corsini tra il 1897 e il 1901.







