Se ci capita di dare un’occhiata alla mappa che raffigura la presenza di castelli in terra di Toscana, restiamo abbastanza sorpresi di trovarne tanti e in ogni angolo del variegato territorio della Regione. La parola “castello” è in effetti un termine fascinoso che apre nell’immaginario di ciascuno un mondo favolistico, ma non sempre aderente alla realtà o meglio alla storia della sua nascita e della sua evoluzione. Un mondo ricco di storie la cui impronta letteraria ha inciso più profondamente di quanto non abbiano fatto le reali vicende legate a questa architettura difensiva. Ci sovviene sicuramente il ciclo bretone o quello carolingio, le opere successive di Ariosto o Tasso, con dame e cavalieri e le narrazioni d’amore e di avventure con spade magiche e cavalcature sorprendenti.

La realtà storica non è da meno, ma il fascino che esercita è evidentemente meno avvincente.
Ma a cosa si deve il proliferare in età medioevale di questi fortilizi? La storia cerca di spiegarne non solo le cause ma anche le strutture e l’evoluzione nel tempo fino alla scomparsa. La parola “castello” non aiuta del tutto a coglierle: il termine che oggi infatti usiamo e i suoi sinonimi, maniero, cittadella, rocca, roccaforte, fortificazione, sono poco precisi nel designare quelle che potremmo definire le varie tipologie che di esso si incontrano nelle documentazioni dell’epoca: dal latino castellum, diminuitivo di castrum indica un edificio fortificato circondato da mura turrite, una fortezza, dimora e difesa dei proprietari terrieri, allodiali, cioè liberi da obblighi feudali, o signori feudali cui il territorio era stato assegnato dal potere centrale dell’imperatore. Ma con questo stesso termine si designa anche un borgo circondato da mura, prevalentemente situato su poggi; e ancora, scrive il Cardini, nella prefazione che introduce i castelli del senese citando il Vismara:

castellum, casserum, arx o rocca, fortelitium, sono termini spesso usati nei documenti dell’epoca senza una precisa qualificazione tecnica, anche se casserum indica la parte più interna delle fortificazioni, la rocca la parte più alta e inaccessibile e il castrum un villaggio fortificato. Se dal castrum derivarono alcuni dei primi castelli è anche vero che altri erano il risultato di insediamenti in luoghi isolati o posti su di un cucuzzolo per meglio garantire la difesa.
La storia documenta infatti il primo fenomeno dell’incastellamento, cioè la formazione dei castelli, legato alla necessità della difesa dalle incursioni saracene e ungare e normanne, all’intraprendenza delle aristocrazie locali in mancanza di un potere centralizzato forte, l’imperatore, con la volontà di creare stabilità da una parte e dall’altra sopraffazione, nonché difesa dei territori agricoli di proprietà e dei lavoratori addetti. Il grande sviluppo avvenne tra il IX e il X secolo. Si assistette quindi alla formazione del potere di un signore, laico o ecclesiastico, con l’obiettivo di esercitarlo all’interno di un territorio più o meno vasto ma nel tempo anche ad una sempre maggiore frammentazione di quest’ultimo ad opera delle doti, dell’ereditarietà e delle lotte tra piccoli e grandi.
Il castello, se intorno al X secolo in Toscana aveva una struttura piuttosto semplice con apparati difensivi spesso realizzati in pietra, la cerchia muraria e la torre, ma anche in legno e terra, si evolve con una struttura sempre più ampia, l’uso di materiali più resistenti, avvalendosi anche di nuove tecniche costruttive: notevole il valore a cui assurge tra il XII e il XIII secolo la torre, elemento fondamentale per la difesa, ma anche simbolo di potere e prestigio che si trasferirà nelle architetture urbane con la nascita delle città turrite. Le torri diventeranno infatti, nell’evoluzione delle strutture, fortezze formidabili, poligonali o anche tonde, in modo da offrire quest’ultime una migliore visibilità dei movimenti degli attaccanti. Ma, essendo anche adibite ad abitazione, la forma rotonda mal si adattava a questo scopo. Assistiamo infatti nel tempo al passaggio dallo scopo difensivo a quello signorile con le conseguenti trasformazioni, o meglio evoluzioni, nella struttura compositiva: si trasforma infatti in palazzo residenziale rendendo gli ambienti più consoni ad una vita mondana.
Ma i castelli nacquero non solo a difesa delle terre da coltivare, bene fondamentale cui si legava la sopravvivenza delle popolazioni, ma anche dei giacimenti minerari.

Tra l’XI e la metà del XIII secolo i castelli minerari sorsero in quei territori della Toscana meridionale caratterizzati dalla presenza di solfuri misti, dai quali si poteva ottenere piombo, rame, ma soprattutto argento, con lo scopo di esercitare uno stretto controllo sull’organizzazione della produzione di metalli monetabili. Nella generalità dei casi, la loro fondazione avvenne ex novo sotto la difesa di quei potenti che esercitarono successivamente poteri signorili su di essi, come avvenuto per la Rocca S. Silvestro (Campiglia Marittima).

Di seguito i link ad alcuni dei “castelli” del territorio toscano che più si avvicinano all’accezione generale del termine e da noi visitati:
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