È una vasta pineta che si stende oltre il Serchio, tra il lago di Massaciuccoli e il mare per 2400 ettari; dal 1979 fa parte del Parco naturale di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli.

Un visitatore illustre la descrive durante una gita nel 1768:

[…] dopo aver passato il Serchio, fui a visitare la macchia di Migliarino che è lunga miglia 4 lungo il mare e larga due, ed osservai ch’era molto buona e composta di cerri, lecci e farnie […] ed è piena di bestiame e maiali e rende da 3.000 scudi l’anno al duca Salviati. La macchia però è molto folta, ma vi sono molte acque palustrose e delle lame di mare. Lungo la spiaggia del mare verso la metà del bosco vi e la torre detta di Migliarino*

Con queste parole Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena racconta la sua gita in quella che era al tempo la tenuta di Migliarino proprietà dei duchi Salviati. La Famiglia, di imprenditori e banchieri legati ai Medici, anche attraverso matrimoni come quello tra Lucrezia figlia di Lorenzo il Magnifico e Jacopo Salviati da cui derivò il ramo romano, entrò in possesso della tenuta nel XVI secolo. Nei terreni veniva praticato l’allevamento, come ebbe a scrivere il Granduca Leopoldo nel suo viaggio al Migliarino, mentre dalle estese aree boschive si ricavava legname e carbone.

Nei primi decenni dell’Ottocento i Salviati intrapresero una serie di opere di bonifica che determinarono appoderamenti, vennero costruite infatti 30 case coloniche, due fattorie, la chiesa, la scuola, i magazzini e la Villa; furono messe a coltura le zone racchiuse dall’ansa del Serchio e, successivamente, sotto la direzione del tecnico forestale Keller, ebbe inizio l’impianto del pino domestico e furono aperti numerosi fossi e canali per regimentare le acque facendole defluire in modo da limitarne la presenza nel bosco.

L’impianto del pino domestico determinò nei primi del Novecento la produzione di pinoli, di cui la tenuta divenne il centro principale: la lavorazione avveniva in loco in edifici ancora ben conservati e con i macchinari originali. Oggi 3000 ettari fanno ancora parte della tenuta Salviati all’interno del Parco naturale di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli.

Come aveva notato il nostro visitatore varie erano le aree paludose con la presenza di “lame di mare”. Prendono questo nome tre diversi tipi di lame: le depressioni retro dunali in vicinanza del mare, zone salmastre con una vegetazione particolare di piante alofite, quelle che si adattano e si insediano su terreni salini o alcalini, amanti della salsedine, come la Salicornia e il Limonium; le “lame interne”, zone paludose incuneate nei boschi, a causa di una falda freatica alta o per problemi di drenaggio con vegetazione tipica del sottobosco mesofilo (Felce palustre, Rosolida e l’Ibisco rosa o ibisco palustre); le “lame” determinate da ristagni di acque piovane e da affioramenti dal sottosuolo di acque di falda, dolci e marine.

Lunghe lame tagliano la macchia per tutta la lunghezza. Verso il mare la lama dei Ginepri, la lama Larga, la lama Torta e il Fiumaccio. (ASFI , Archivio di Stato di Firenze, XVIII secolo, particolare)

Una ricca fauna vive questi territori tanto che venivano resi “bandite” ovvero riservate alla caccia e alla pesca dei sovrani: anche Migliarino è stata una bandita. Oggi l’area protetta all’interno del Parco rappresenta una risorsa non solo a livello paesaggistico ma di fruizione di quanti possono visitarla e percorrerne i diversi itinerari. Sebbene privata di alcune aree paludose, la tenuta è giunta fino ad oggi secondo il suo impianto ottocentesco e non ha subito eccessive manomissioni.


*Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena: Relazioni sul governo della Toscana. A cura di Arnaldo Salvestrini,  Firenze, Olschki, 1969 

Un pensiero su “La macchia di Migliarino: storia e ambiente.

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