Siamo a San Gusmè un piccolo borgo murato a pochi chilometri da Castelnuovo Berardenga in provincia di Siena.

San Gusmè la Porta Senese con la Balzana

È situato sul collo del monte presso le prime sorgenti dell’Ombrone sanese, sulla strada rotabile che da Siena guida a San Gusmè, già detto in Campi, ch’ebbe e conserva il nome dell’antica sua chiesa parrocchiale San Cosimo in Campi.

Così il Repetti colloca geograficamente questo borgo ancora conchiuso nella sua antica cinta medievale, in parte incorporata nei muri delle case, con due belle Porte di accesso, delle quali la porta Senese con la Balzana che sovrasta l’arco a sesto ribassato, e le stradette e gli slarghi.

Come tanti borghi medievali della nostra Toscana anche San Gusmè ci incanta con le sue antiche fattezze perfettamente conservate, uno dei tanti gioielli di questa terra, incastonato su un cucuzzolo delle belle colline del Chianti.

Ma oltre questa sua struttura che lo caratterizza, il borgo ha ben due aspetti che lo rendono unico: il toponimo e la festa del “Luca”.

Come il Repetti ci tramanda, da scrupoloso studioso ottocentesco, il toponimo deriva da San Cosimo, ma per capire cosa in effetti sia accaduto per passare da Cosimo a Gusmè occorre sapere che Cosimo è una variante di Cosma: per cui San Gusmè è San Cosma, il gemello di Damiano, i due santi taumaturghi. Da Cosma a Gusmè il passaggio è quindi il risultato di una storpiatura, di una variante locale, nata dall’uso e dalla pronuncia nel tempo.

San Gusmè, la Porta Senese dall’interno

E poi c’è la festa del “Luca” la cui esistenza si lega a fatti lontani e, tanto è vecchia, che presenta diverse versioni. La più accreditata racconta che nei tempi andati, alla fine dell’Ottocento, un contadino avesse scolpito una statua in posizione inequivocabile e, sistemandola sul suo campo, invitava i viandanti a farla lì… e il risultato lo avrebbe utilizzato come fertilizzante. Altri raccontano che fosse stato invece un oste stanco di pulire le lordure lasciate dai suoi avventori che, non sapendo leggere, capivano bene il messaggio e dove farla dalla postura della statuetta.

Pare però che la statuetta fosse stata distrutta, ma non il suo nome che era un altrettanto esplicito messaggio: Luca Cava, ovviamente pronunciato alla toscana.

Come avrebbe mai potuto in terra di Toscana una storia così a non essere riesumata? Troppo esilarante e arguta, tanto da richiamare le facezie di Marcolfo, l’astuto contadino che contendette anche con il saggio re Salomone.

L’iscrizione di Silvio Gigli
La statuetta di Luca Cava

Fu così che Silvio Gigli, conosciuta la storiella, decise di riaccreditarla dedicandole non solo una festa ma abbinandole anche un premio letterario a partire dagli anni Settanta e nel mese di settembre.

E così la statuetta, rifatta, è sistemata in una nicchia e da lì accoglie i visitatori a San Gusmè insieme all’iscrizione che lì accanto recita “re, imperatore, papa, filosofo, poeta, operaio, contadino: l’uomo nelle sue funzioni. Non ridete e pensate a voi stessi” firmata da quello stesso Silvio Gigli che l’aveva voluta accanto a quell’ometto che accovacciato e coprendosi le pudende con il cappello, indicava a tutti dove defecare, soddisfacendo pienamente un bisogno e personale e rispettando la pulizia del luogo.

San Gusmè uno scorcio

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