Cos’è il Mugello (seconda parte)

di Giovanni Caselli

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Il verde Mugello

Vi sono poi molti fedeli del Comune di Firenze, i guelfi, ciò hanno di mostrato in molti casi con le loro buone azioni. E fra le altre cose, coll’aiuto e volontà del nostro Comune e colla loro buona sollecitudine, si sono adoperati contro i tirannici Ubaldini, ghibellini, nemici e ribelli de’ guelfi e del Comune di Firenze: e con questi si ritrovarono più volte a molte zuffe assieme ai nostri consorti che abitavano nel Mugello e che avevano subìto molti danni nelle persone e nei loro averi. E così questi paesani sono stati tenaci e fedeli devoti del Comune e mai hanno voluto ascoltare le molte promesse e accettare i gran doni fatti loro dai detti Ubaldini per corromperli: essendo sempre stati contro di loro per difesa delle terre e fortezze, mai è occorso darle in guardia se non ai nostri paesani, che hanno sempre seguito con amore e con zelo la trionfale insegna del nostro Comune assieme alla cattolica insegna dei venerabili guelfi.

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Storia e paesaggio della val di Merse

Ombrone senese e Merse

MERSA, MERSE (Mersae fl.) – Fiume di second’ordine fra quelli della Toscana, poiché le sue acque si perdono in un fiume maggiore (l’Ombrone senese) dopo aver con giri tortuosi solcato profondamente una lunga vallecola, da cui le derivò il nome che porta della Mersa. Ha origine questa fiumana sul fianco orientale dei poggi di Prata a ostro di quello di Montieri, ad una elevatezza all’incirca di 900 braccia[circa 526 m] sopra il livello del mare Mediterraneo, nel grado 28.° 40’ longitudine e 43° 5’ 5’’ latitudine. Nelle sue prime mosse corre da libeccio a scirocco fra i poggi di Montieri e Boccheggiano ricevendo i tributi, a destra dal torrente Sievoli che precipita dalle pendici meridionali del poggio di Montieri, e a sinistra dai borri e rivi minori che fluiscono dai fianchi settentrionali dei monti di Boccheggiano. Di là per una via sassosa, aperta fra profonde ripe, la Merse dirigesi sotto Chiusdino, a piè del cui poggio scaturiscono di mezzo al suo letto copiose polle di acqua perenne, in guisa che cotesta località porta il nomignolo di Vene della Merse.

Costà presso la fiumana cambia direzione voltando prima da grecale finché presso il diruto tempio della badia di S.Galgano sotto Montesiepi accoglie la Feccia. Fatta onusta di acque da quest’ultimo torrente la Merse scorre intorno all’ultimo sprone meridionale della Montagnuola di Siena, in guisa che dal lato di ostro e poi dalla parte di levante lambisce i piedi al poggio della Pentolina per entrare in Val di Rosia, dove accoglie il torrente omonimo, e poco dopo quello di Serpenna.

Bacino del fiume Merse (clicca sulla carta)

A quest’ultimo confluente la Merse, dopo aver serpeggiato per Val di Rosia da libeccio a grecale, e quindi dal lato di levante, si piega bruscamente sotto il poggio d’Orgia nella direzione da settentrione a ostro scirocco per passare sotto il Ponte a Macereto; al di là del quale bagna a sinistra i piedi ai poggi di Murlo, e alla sua sinistra rode quelli del villaggio di Tocchi. – Cammin facendo fra cotesta profonda gola, la Merse lascia un miglio al suo levante i Bagni di Petriolo, dove accoglie alla destra il tributo del torrente Farma, e finalmente un miglio o poco più in avanti le acque della Merse, giunte sotto il grado 29.° 1’ 6’’ longitudine, e 43.° 5’ latitudine, si accomunano con quelle dell’Ombrone senese dopo aver percorso un giro tortuosissimo di 50 in 60 miglia toscane[1,608 km] quasi sempre fra rocce secondarie stratiformi rese per la maggior parte semicristalline da un’azione plutoniana, in mezzo a terreni terziarii marini sparsi di profondi depositi di calcarea concrezionata (travertino), e fra banchi frequenti di ciottoli e di ghiaje conglomerate a guisa di pudinghe.

(Emanuele Repetti, “Dizionario geografico fisico storico della Toscana”)

Articoli dedicati:

I mulini della val di Merse

Montieri e le attività estrattive della val di Merse

Il castello di Montarrenti

Boccheggiano e le “Roste”

Chiusdino

San Galgano abbazia

Una spada nella roccia e l’eremo di Montesiepi

Murlo di Vescovado: un castello tra la valle del Merse e dell’Ombrone senese

Nella val di Merse: il chiostro di Santa Mustiola a Torri

Nella val di Merse: la pieve a Ponte allo Spino

Nella val di Merse: la rocca di Crevole e la pieve di Santa Cecilia

Nella val di Merse: San Lorenzo a Merse

Nella val di Merse: Ponte a Macereto e Tocchi

Il caso di Murlo

A Murlo c’è un Museo… da visitare

La leggenda della Rocca di Crevole

Castel di Pietra e la leggenda della Pia

La leggenda della Pia nelle ottave di due toscani dell’Ottocento

Bagni di Petriolo

Le due direttrici storiche della Val di Merse: la strada Consolare Grossetana e la via Massetana

Il cimitero di nonna Lucia a Bolgheri

di Barbara Carraresi

 

Bolgheri, il viale dei cipressi cantato da Carducci nella celebre ode “Davanti a San Guido”

Di cima al poggio, allor dal cimitero,

giù de cipressi per la verde via,

alta, solenne, vestita di nero

parvemi riveder nonna Lucia

(da Carducci, Davanti a San Guido)

Era una donna forte Lucia Galleni, nonna di Carducci. Lo si capisce dai versi della poesia “Davanti San Guido” ma anche dalla statua eretta in suo onore nella piazza centrale del paese ad opera dello scultore Flavio Melani. … Continua

Lungo l’Ariminensis, tra Arezzo e Anghiari

Un itinerario in auto

Galbino, il castello

La strada consolare romana detta Ariminensis che congiungeva Arezzo con Rimini è ancora oggi percorribile, il nuovo tracciato infatti segue prevalentemente l’antico, diramandosi,  come è ovvio immaginare per l’importanza della via di comunicazione, in più percorsi per toccare località limitrofe. Oltre che incantevole dal punto di vista paesaggistico, l’itinerario è disseminato di  edifici medievali e resti di età romana. Ne abbiamo percorso un tratto, quello che da Arezzo attraverso il Passo di Scheggia, conduce ad Anghiari. La statale odierna prende il nome di Libbia. Il percorso originario passava dove oggi troviamo il castello di Montauto, ricordato già dal 967 quando Ottone I lo concesse a Goffredo d’Ildebrando dei Barbolani, un’importante famiglia di feudatari, proprietari di molti castelli nella zona; l’estensione del loro feudo era tale che gli permetteva di muoversi da Anghiari ad Arezzo senza mai uscire dai propri confini. … continua a leggere Lungo l’Ariminensis, tra Arezzo e Anghiari

Itinerari a piedi su antichi sentieri

Un’alternativa alla via Francigena: Lunigiana e Garfagnana

Visto l’interesse suscitato fra i nostri lettori dagli itinerari sulla “Via del Volto Santo” pubblichiamo una scaletta riassuntiva dei 10 bellissimi percorsi proposti da Oreste Verrini:

Sentiero del Volto Santo (clicca sull'immagine per ingrandire)
Sentiero del Volto Santo

“Dieci tappe che uniranno Pontremoli a Lucca ripercorrendo l’antica via del Volto Santo, una variante della via Francigena, utilizzata nel passato per sfuggire le zone malariche della costa e per rendere omaggio alla statua lignea del Volto Santo. Dieci tappe che ci porteranno ad attraversare la Lunigiana prima e la Garfagnana poi, passando per antiche mulattiere, borghi perfettamente conservati in una terra ricca di storia e di tradizioni.”

Tappa 1   Pontremoli – Lusignana: Km 18 – Difficoltà: E – Tempo medio di percorrenza: 7 h

Tappa 2   Lusignana – Bagnone: Km 14 – Difficoltà: E – Tempo medio di percorrenza: 7 h

Tappa 3   Bagnone – Monti: Km 22 – Difficoltà: E – Tempo medio di percorrenza: 8 h

Tappa 4   Monti – Fivizzano: Km 17 – Difficoltà: E – Tempo medio di percorrenza: 6 h

Tappa 5   Fivizzano – Argegna: Km 26 – Difficoltà: E – Tempo medio di percorrenza: 8 h

Tappa 6   Argegna – Piazza Al Serchio: Km 11 – Difficoltà: E – Tempo medio di percorrenza: 5 h

Tappa 7   P.za Al Serchio – Castelnuovo Garf.: Km 21- Difficoltà: E – Tempo medio di percorrenza: 8 h

Tappa 8   Castelnuovo Garfagnana – Barga: Km 27 – Difficoltà: E – Tempo medio di percorrenza: 9 h

Tappa 9   Barga – Borgo a Mozzano: Km 21 – Difficoltà: E – Tempo medio di percorrenza: 8 h

Tappa 10 Borgo a Mozzano – Lucca: Km 28 – Difficoltà: E – Tempo medio di percorrenza: 9 h

Nel Parco Naturale della Maremma: l’abbazia di San Rabano

foto di Tommaso Ferrini

Il Parco istituito nel 1975 si estende lungo il tratto costiero della Maremma e, più precisamente, da Principina a Mare fino a Talamone e ad Est fino all’Aurelia. La parte centrale è occupata dai Monti dell’Uccellina che spesso fungono da toponimo per tutto il Parco. Proprio in questa zona centrale, a circa trecento metri sul livello del mare, tra i colli di Poggio Lecci e Poggio dell’Uccellina, in posizione elevata, sorge quanto rimane di una splendida abbazia benedettina dell’XI – XII secolo, edificata in quella che era una collocazione strategica che dominava la costa e la più importante arteria viaria romana. … continua a leggere Nel Parco Naturale della Maremma: l’abbazia di San Rabano

La macchia di Migliarino: storia e ambiente.

È una vasta pineta che si stende oltre il Serchio, tra il lago di Massaciuccoli e il mare per 2400 ettari; dal 1979 fa parte del Parco naturale di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli. Un visitatore illustre la descrive durante una gita nel 1768:

[…] dopo aver passato il Serchio, fui a visitare la macchia di Migliarino che è lunga miglia 4 lungo il mare e larga due, ed osservai ch’era molto buona e composta di cerri, lecci e farnie […] ed è piena di bestiame e maiali e rende da 3.000 scudi l’anno al duca Salviati. La macchia però è molto folta, ma vi sono molte acque palustrose e delle lame di mare. Lungo la spiaggia del mare verso la metà del bosco vi e la torre detta di Migliarino*

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