11 agosto 1944, la liberazione di Firenze

Alle ore 6.45 dell’11 agosto 1944, i rintocchi della campana di Palazzo Vecchio, subito seguita da quella del Bargello, dettero il segnale dell’inizio dell’insurrezione contro i nazifascisti. I partigiani, raccolti in Oltrarno e appoggiati dagli Alleati passarono il fiume e attaccarono le truppe tedesche.

La violenta guerriglia cittadina allontanò le retroguardie tedesche dalle strade del centro, i soldati in ritirata si attestarono lungo una linea che correva tra le Cascine, il Mugnone e l’Africo con l’intento di rallentare l’avanzata nemica. All’interno della zona liberata rimanevano franchi tiratori, giovani repubblichini votati alla morte, che dai tetti e dagli abbaini sparavano su tutto ciò che si muoveva provocando numerose vittime. Solo alla fine del mese Alleati e partigiani riuscirono a spegnere le ultime sacche di resistenza e a mettere in sicurezza la città.    … continua a leggere  Liberazione di Firenze e avanzata degli Alleati verso i passi dell’Appennino

Le prime ferrovie in Italia

Salvatore Fergola – inaugurazione della prima linea ferroviaria Napoli-Portici (1840)

180 anni fa, il 3 ottobre 1839 veniva inaugurata dal re Ferdinando di Borbone la ferrovia Napoli-Portici, la prima linea ferroviaria costruita in territorio italiano, nel Regno delle Due Sicilie. Era a doppio binario e aveva la lunghezza di 7,25 chilometri. Il primo convoglio era composto da una locomotiva a vapore di costruzione inglese Longridge, battezzata “Vesuvio”, e da otto vagoni.

5 anni dopo, nel 1844, veniva inaugurata la prima ferrovia in terra di Toscana, la Leopolda che univa Firenze a Livorno.

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Le prime ferrovie in Toscana: strade ferrate al tempo del Granduca Leopoldo

 

I “porti fluviali” di Grosseto

La pianura di Grosseto e la foce dell’Ombrone (sec. XVII)

Nonostante la relativa lontananza dalla costa la città di Grosseto ha avuto nei secoli passati uno sbocco al mare. La fortezza di Grosseto sorse poco prima dell’anno 1000 dopo che Roselle (distante circa 8 km) venne distrutta dai saraceni nel 935. Inizialmente feudo degli Aldobrandeschi passò poi al comune di Siena nel 1336. Venuta in mano ai Medici dopo l’occupazione dei territori di Siena nel XVI secolo, Grosseto assunse notevole importanza come baluardo difensivo, fu migliorata la strada che univa la fortezza a Siena e furono intrapresi lavori di bonifica del territorio.

Nella seconda metà del secolo XVIII i Lorena potenziarono i lavori di bonifica e intrapresero importanti opere idrauliche sul fiume Ombrone. Già agli inizi del XVII secolo la fortezza di Grosseto era collegata al mare mediante una via d’acqua, detta “Fosso Navigante”, la quale, partendo dalla steccaia del Berrettino sul fiume Ombrone a S-E della fortezza, si manteneva sul bordo meridionale del grande padule di Castiglione della Pescaia fino a giungere all’ omonimo porto-canale.     …   continua a leggere     I “porti fluviali” di Grosseto

A Grosseto in giro per le mura medicee

di Salvina Pizzuoli

Grosseto, la città nel 1600

La città murata di Grosseto, vista dall’alto, ha la forma di un esagono irregolare con sei bastioni angolari, uno per ogni angolo dell’esagono, a forma di freccia, per un perimetro di circa duemilanovecento metri. 

Le imponenti mura furono volute dalla famiglia dei Medici e costruite su progetto di Baldassarre Lanci da Urbino. La costruzione del complesso architettonico occupò un periodo molto lungo, dal 1574 al 1593 come indicato nella targa sul portale della Fortezza a ricordo della conclusione dei lavori. ... continua a leggere A Grosseto in giro per le mura medicee

Itinerario di Sigerico: il tracciato della via Francigena nella Toscana dell’anno 1000

Manoscritto dell’Itinerarium Sigerici

Eletto arcivescovo di Canterbury nel 989 Sigierico nel 990 intraprese il viaggio verso Roma per ricevere il pallium, il mantello onorifico, dalle mani del pontefice Giovanni XV. Quello che definiamo Itinerarium Sigierici non è altro che il diario di viaggio che Sigerico fece redigere da uno scrivano del suo seguito. Il testo riporta con minuziosa precisione le tappe del percorso di ritorno da Roma fino a Calais con i vari luoghi di sosta, 78 per l’esattezza, nelle mansiones (o submansiones come lui le definisce) e ha rappresentato e rappresenta un documento di eccezionale importanza per ricostruire il tracciato dell’intera Via Francigena nell’alto medioevo. Tra le78 submansiones figurano infatti città e borghi, santuari, chiese e ospedali, ma anche altri luoghi di sosta per attendere il traghetto, rifocillarsi e lasciar riposare e le cavalcature e le bestie da soma. … continua a leggere     Itinerario di Sigerico: il tracciato della via Francigena nella Toscana dell’anno 1000   

 

Follonica a fine ‘800

da: Guido Carocci, Bagni e villeggiature in Toscana, Galletti e Cocci 1899

“Grosso borgo della provincia di Grosseto, comune di Massa Stazione ferroviaria sulla linea Roma-Pisa. Approdo marittimo Ufficio postale e telegrafico.

Territorio di Follonica e Scatlino con il padule (anonimo 1835)

Per quanto si trovi ricordato in qualche documento di remota antichità, il nome di Follonica, l’importanza di questo borgo è cosa tutta moderna e data dal 1836, l’epoca nella quale vi furono impiantate le grandi fonderie Granducali e la Direzione delle Miniere. Le poche case o meglio capanne che sorgevano qui sulla riva del mare erano una dipendenza dell’antico e diruto castello di Valli o Valle di Follonica del quale veggonsi tuttora gli avanzi su di una collinetta poco lontana. A Valli, ridotto umile e modesto casale, era pure la pieve di S. Andrea, più tardi dedicata alla SS. Concezione, che venne trasferita a Follonica quando coll’impianto delle ferriere sorse un borgo abbastanza ampio e popoloso. … continua a leggere Follonica a fine ‘800

Il Poeta e i banditi

di Federica Zani

Ludovico Ariosto in un ritratto di Tiziano

Questa è una fossa, ove abito, profonda,

donde non muovo piè senza salire

del silvoso Apennin la fiera sponda.

Satira IV – vv. 142-44

Se l’accenno alla valle e ai boschi dell’Appennino non bastano a capire di che luogo si parli, aggiungiamo anche il nome dell’autore dei versi: Ludovico Ariosto. Il lettore accorto a questo punto avrà già indovinato cosa sia la fossa descritta dal poeta: è la Garfagnana, che il celebre autore dell’Orlando Furioso governò fra il 1522 e il 1525. In quegli anni la regione, dopo una rivolta contro il governo fiorentino, era tornata sotto il dominio della famiglia d’Este. Al duca Alfonso serviva un nuovo commissario da inviare, e la scelta ricadde proprio su Ariosto che era in difficoltà finanziarie e cercava un incarico lucrativo. Quello di governatore della Garfagnana certamente lo era, ma non mancavano le insidie.    …  continua a leggere    Il Poeta e i banditi

Forte dei Marmi a fine Ottocento

da: Guido Carocci, Bagni e villeggiature in Toscana, Galletti e Cocci 1899

Il Forte Lorenese, fatto costruire dal Granduca Leopoldo I nel 1788

“Villaggio della provincia di Lucca Comune di Pietrasanta- Approdo marittimo- Stazione ferroviaria di Pietrasanta sulla linea Pisa-Genova.

Uno dei piccoli fortini a guisa di torri eretti lungo la spiaggia del mare e destinati più che alla difesa, alla sorveglianza della costa, per impedire il contrabbando, ebbe nome il Forte dei Marmi, perché la località fu trovata opportuna per crearvi uno scalo dove imbarcare i marmi estratti dalle cave di Serravezza e di Stazzema. Per effetto delle grandi deposizioni di banchi di sabbia che avviene lungo questo tratto della costa Toscana, oggi il fortino che ha la forma comune a tutte le altre congeneri costruzioni del vecchio stato lucchese, è interrato, mentre l’imbarco de’ marmi si fa a qualche distanza per mezzo di un ponte caricatore in legname.

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Carlo Martellini, l’ultimo marinaio del Granduca

di Guglielmo Evangelista

Questo ufficiale porta l’uniforme di Capitano di fregata della Marina toscana. Pur non avendone l’assoluta certezza, dovrebbe trattarsi di Carlo Martellini

Il livornese Carlo Martellini si arruolò nella piccolissima marina toscana nel 1819 in qualità di Pilota, una particolare categoria intermedia composta da marinai in possesso di una buona istruzione  e trampolino di lancio per diventare ufficiali dello Stato Maggiore(1).
Progredì infatti nella carriera: nel 1831 lo troviamo Guardiamarina, nel 1840 Alfiere di fregata e nel 1847 Tenente di fregata (2).
In realtà il suo servizio fu discontinuo perché  lasciò temporaneamente la marina militare, forse volendo migliorare le propria esperienza perché in quella Toscana si navigava e si guadagnava poco.
Essendo in possesso della patente di capitano poté assumere il comando del piroscafo Lombardo: era la stessa nave che vent’anni più tardi avrebbe partecipato alla spedizione dei Mille di Garibaldi ed era stata costruita a Venezia ma registrata a Livorno per ragioni fiscali (3). Come era uso conservò il suo grado militare anche se non più effettivo ma a titolo onorario.

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La cultura della treggia in Toscana

Una indagine etnologica su uno strumento di trasporto del mondo contadino del prof. Giovanni Caselli

Cos’è dunque la “Cultura della Treggia”? Anzitutto sarà bene chiarire che il termine “cultura” è qui inteso in senso antropologico e di questo ne ha data una precisa definizione Taylor [1], in senso etnologico è quel complesso insieme che racchiude conoscenza credenza, arte, morale, legge, costume ed ogni altra capacità ed abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società”.

Ma non tutti sanno cos’è la treggia; quella a cui si fa riferimento in questa sede è un veicolo senza ruote, un traino agricolo, ancora non completamente scomparso dai campi di collina e montagna, ma che non moltissimi anni fa era un mezzo di trasporto più comune dell’auto, usato perfino da vescovi e proprietari terrieri per viaggiare su percorsi non facili nell’ambito di una tenuta agricola o nei dintorni collinari della città, in quasi tutta la Toscana fra l’Appennino Tosco Emiliano.     … continua a leggere    La cultura della treggia in Toscana